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Benefici contributivi amianto: limiti al ricalcolo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30625/2024, ha stabilito che i benefici contributivi amianto non possono essere utilizzati per aumentare l’importo della pensione di un lavoratore che abbia già raggiunto l’anzianità contributiva massima di 40 anni. La Corte ha chiarito che la maggiorazione serve a colmare vuoti contributivi o ad anticipare il pensionamento, ma non a superare il tetto massimo di contribuzione né a sostituire periodi meno favorevoli per ottenere un ricalcolo più vantaggioso.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Benefici Contributivi Amianto: la Cassazione Fissa i Limiti per l’Aumento della Pensione

I benefici contributivi amianto rappresentano una tutela fondamentale per i lavoratori esposti a questo materiale nocivo, ma la loro applicazione ha dei limiti precisi. Con la recente ordinanza n. 30625/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: una volta raggiunta l’anzianità contributiva massima di 40 anni, questi benefici non possono essere utilizzati per aumentare l’importo della pensione. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso: Rideterminazione della Pensione e Benefici Amianto

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un pensionato che, dopo aver ottenuto il riconoscimento di un’esposizione ultradecennale all’amianto, ha richiesto all’INPS la rideterminazione della sua pensione. L’obiettivo era ottenere un assegno più elevato grazie all’applicazione del coefficiente di maggiorazione (pari a 1,5) previsto dalla legge per i periodi di lavoro esposto al rischio.

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva respinto la domanda. Secondo i giudici di merito, il lavoratore aveva già maturato il diritto alla pensione con il massimo dell’anzianità contributiva (40 anni). Di conseguenza, i benefici contributivi amianto non potevano più essere applicati per migliorare ulteriormente la prestazione, poiché la loro funzione è quella di aiutare a raggiungere la soglia pensionistica, non di superarla.

La Decisione della Corte di Cassazione sui benefici contributivi amianto

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del pensionato, confermando la decisione della Corte d’Appello e allineandosi al suo consolidato orientamento giurisprudenziale.

I giudici hanno chiarito che il diritto alla rivalutazione dei contributi per esposizione ad amianto non spetta a chi ha già raggiunto l’anzianità contributiva massima. In questi casi, l’applicazione del coefficiente moltiplicatore non produrrebbe alcun vantaggio concreto, né ai fini di un pensionamento anticipato (già avvenuto) né ai fini di un incremento della misura della pensione, poiché il calcolo si basa già sul tetto massimo di contributi utili.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato in modo dettagliato le ragioni alla base della sua decisione. La funzione principale della maggiorazione contributiva, come delineata dalla legge, è quella di consentire ai lavoratori esposti all’amianto di colmare eventuali ‘vuoti’ contributivi per raggiungere la soglia massima di 2080 settimane (40 anni) e accedere così alla pensione.

Il beneficio opera ‘in aumento’ e non ‘in sostituzione’. Questo significa che può aggiungere contribuzione fino al raggiungimento del tetto massimo, ma non può:
1. Superare il limite massimo: Una volta conseguita la massima anzianità, non è possibile aggiungere ulteriore contribuzione figurativa.
2. Sostituire periodi meno favorevoli: Il lavoratore non può chiedere di sostituire periodi di contribuzione con retribuzioni più basse con i periodi ‘potenziati’ dalla maggiorazione amianto, al fine di ottenere un ricalcolo più vantaggioso della base pensionistica.

La maturazione del diritto alla rivalutazione, quindi, non comporta automaticamente una riliquidazione della pensione se questa è già calcolata sulla base del massimo dei contributi consentiti dalla legge.

Conclusioni

L’ordinanza n. 30625/2024 rafforza un principio chiave in materia previdenziale: i benefici contributivi amianto sono uno strumento con una finalità specifica e non una leva per aumentare illimitatamente l’importo della pensione. La loro funzione si esaurisce nel momento in cui il lavoratore matura i requisiti per la pensione con la massima anzianità contributiva. Questa pronuncia offre un importante chiarimento per i lavoratori e gli operatori del diritto, definendo con precisione i confini di applicazione di questa importante tutela, evitando interpretazioni estensive che andrebbero oltre la volontà del legislatore.

Un pensionato che ha già raggiunto 40 anni di contributi può usare i benefici amianto per aumentare l’importo della sua pensione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una volta raggiunta l’anzianità contributiva massima, i benefici contributivi amianto non possono essere usati per ottenere un ulteriore incremento dell’assegno pensionistico.

Qual è lo scopo principale dei benefici contributivi per esposizione all’amianto secondo la sentenza?
Lo scopo principale è aiutare i lavoratori a raggiungere la soglia massima di anzianità contributiva (40 anni), colmando eventuali periodi di contribuzione mancanti. Il beneficio serve per perfezionare il diritto alla pensione, non per aumentare l’importo oltre il massimale.

È possibile utilizzare la maggiorazione contributiva per sostituire periodi di contributi meno vantaggiosi con quelli rivalutati per l’amianto?
No. La Corte ha specificato che la maggiorazione opera ‘in aumento’ per colmare le lacune contributive, ma non ‘in sostituzione’. Non è quindi possibile procedere a un ricalcolo escludendo i periodi contributivi meno favorevoli per sostituirli con quelli derivanti dal beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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