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Base imponibile IVA: il ruolo del consorzio passante

Una cooperativa ha contestato un’ingiunzione di pagamento del proprio consorzio, ritenendo errato il calcolo della base imponibile IVA su materiali ricevuti come compenso per lavori. I materiali provenivano da un ente pubblico non soggetto a IVA. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il consorzio, agendo come “struttura passante”, ha correttamente utilizzato l’intero costo sostenuto (inclusa la maggiorazione pagata all’ente pubblico) come base imponibile per la successiva transazione con la propria consorziata. La funzione specifica del consorzio prevale sulle regole generali dell’IVA in materia di permuta.

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Base Imponibile IVA e Consorzi: La Funzione di “Struttura Passante”

La determinazione della corretta base imponibile IVA rappresenta un punto cruciale nella gestione fiscale delle imprese, specialmente in operazioni complesse che coinvolgono più soggetti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto chiarimenti fondamentali sul tema, analizzando un caso che vede protagonisti un consorzio, una sua cooperativa consorziata e un ente pubblico. La decisione si concentra su come calcolare l’IVA quando un bene, ottenuto da un ente non soggetto a imposta, viene trasferito internamente all’interno di una struttura consortile.

I Fatti della Controversia: Lavori in Cambio di Materiali

La vicenda trae origine da un contratto d’appalto tra un Ente Regionale e un Consorzio di cooperative per lavori di sistemazione fluviale. Il corrispettivo per i lavori veniva in parte compensato con la cessione al Consorzio di materiale terroso estratto durante le operazioni. L’Ente, non essendo un soggetto passivo IVA, stabilì il valore del materiale applicando una maggiorazione del 20% al prezzo base, ma non a titolo di IVA.

Il Consorzio, a sua volta, assegnò l’esecuzione dei lavori a una delle sue cooperative consorziate. Successivamente, il Consorzio fatturò alla cooperativa il materiale ricevuto dall’Ente, utilizzando come base imponibile l’intero importo pagato all’Ente (comprensivo della maggiorazione del 20%) e applicandovi sopra l’IVA al 20%.

La cooperativa si oppose, sostenendo che la base imponibile IVA dovesse essere calcolata sul valore del materiale al netto della maggiorazione, poiché quest’ultima era già una sorta di “costo aggiunto” che non doveva essere duplicato con l’applicazione dell’imposta. Ne scaturì un contenzioso che, dopo due gradi di giudizio con esiti opposti, è giunto all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte: La Chiave è la Funzione del Consorzio

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della cooperativa, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale della pronuncia non risiede tanto nelle regole generali sulla permuta o sulla determinazione del valore di mercato, quanto nella specifica natura giuridica e funzionale del consorzio.

Secondo i giudici, il Consorzio agiva come una mera “struttura passante”. Questo significa che il suo scopo non era quello di realizzare un utile dalla singola commessa, ma di acquisire il lavoro per poi ribaltare integralmente costi e ricavi sulla cooperativa consorziata che lo avrebbe eseguito materialmente.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha spiegato che il prezzo pagato dal Consorzio all’Ente Regionale per il materiale terroso, sebbene non soggetto a IVA in origine, costituiva per il Consorzio un costo integrale e non scorporabile. L’operazione tra Ente e Consorzio si era conclusa con un costo certo e definito.

In virtù del suo ruolo di intermediario neutro, il Consorzio era tenuto a trasferire tale costo, nella sua interezza, alla cooperativa assegnataria. Pertanto, l’intero importo pagato all’Ente diventava la corretta base imponibile IVA per la successiva transazione tra Consorzio e cooperativa. Entrambi questi soggetti, infatti, sono entità commerciali soggette al regime IVA.

Se il Consorzio avesse applicato l’IVA solo sul valore originario del materiale, al netto della maggiorazione, si sarebbe trovato a sostenere un costo (la maggiorazione) senza poterlo recuperare, subendo una perdita secca. Ciò avrebbe contraddetto la sua funzione mutualistica e di “struttura passante”. Le argomentazioni della cooperativa, basate sulle norme generali in materia di IVA e permuta, sono state ritenute “eccentriche” rispetto al nucleo della questione, che andava risolta analizzando il rapporto consortile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Consorzi e Cooperative

Questa ordinanza della Cassazione offre un’importante lezione per i consorzi e le imprese consorziate. La decisione sottolinea che la natura del rapporto interno al consorzio è determinante per la corretta applicazione delle normative fiscali. Quando un consorzio opera come “struttura passante”, il principio di neutralità economica impone che tutti i costi sostenuti verso l’esterno siano integralmente trasferiti ai soci esecutori. Tale costo complessivo costituisce la corretta base imponibile IVA per le transazioni interne, indipendentemente dalla natura fiscale del soggetto da cui il bene o servizio è stato originariamente acquisito. Le cooperative devono quindi essere consapevoli che il prezzo pattuito dal loro consorzio con il committente esterno rappresenta un dato di fatto che si ripercuoterà direttamente sulla fatturazione interna.

Come si determina la base imponibile IVA in una cessione di beni da un consorzio alla propria consorziata, se i beni provengono da un ente pubblico non soggetto a IVA?
Secondo la Corte, la base imponibile è costituita dall’intero costo che il consorzio ha sostenuto per acquisire i beni dall’ente pubblico. Questo include qualsiasi maggiorazione o onere aggiuntivo, poiché l’intero importo rappresenta un costo non scorporabile per il consorzio.

La funzione di “struttura passante” di un consorzio influisce sul calcolo dell’IVA?
Sì, in modo decisivo. La Corte ha stabilito che la natura di “struttura passante” del consorzio impone che esso trasferisca integralmente tutti i costi alla consorziata esecutrice. Di conseguenza, l’intero costo esterno diventa la base imponibile per la transazione interna, al fine di garantire la neutralità economica dell’operazione per il consorzio.

Può una società consorziata contestare il valore dei beni ricevuti dal consorzio, chiedendo di applicare un valore di mercato diverso da quello pagato dal consorzio stesso a un terzo?
No. La sentenza chiarisce che la consorziata, in quanto assegnataria dei lavori nell’ambito del rapporto consortile, non può pretendere una valutazione differente. Il prezzo stabilito nel contratto originario tra il committente (l’ente pubblico) e il consorzio costituisce un costo acquisito che viene legittimamente trasferito alla consorziata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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