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Bando di concorso: no a correzioni dopo la scadenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un dipendente pubblico che chiedeva la rettifica della graduatoria di una progressione economica a causa di errori da lui commessi nella domanda. La Corte ha stabilito che la Pubblica Amministrazione non ha il potere di modificare le clausole di un bando di concorso già emanato, le quali imponevano di attestare i requisiti al momento della presentazione della domanda. Accettare correzioni successive costituirebbe un’illegittima deroga al bando stesso.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Bando di Concorso: Perché le Regole non si Cambiano in Corsa

Partecipare a una selezione pubblica richiede massima attenzione. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione sottolinea un principio fondamentale: le regole di un bando di concorso sono vincolanti e non ammettono deroghe, nemmeno per correggere errori materiali commessi dal candidato. L’ordinanza in esame chiarisce che la Pubblica Amministrazione non può modificare le clausole del bando una volta pubblicato, a tutela della trasparenza e della parità di trattamento tra i concorrenti.

I Fatti del Caso

Un dipendente del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti partecipava a una procedura di progressione economica per passare a una fascia retributiva superiore. A seguito della pubblicazione della graduatoria, si rendeva conto di aver commesso degli errori nella compilazione della domanda, che lo avevano penalizzato nel punteggio, collocandolo in una posizione non utile.

Chiedeva quindi al Ministero di rettificare la sua posizione, sostenendo che una corretta valutazione della sua carriera gli avrebbe garantito un posto utile in graduatoria. Sorprendentemente, il Ministero, a seguito di una verifica, lo collocava in una posizione ancora più bassa. Il dipendente decideva così di agire in giudizio. Mentre il Tribunale di primo grado gli dava ragione, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accogliendo le tesi del Ministero. La questione giungeva infine dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione e la rigidità del bando di concorso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del dipendente inammissibile, confermando la linea della Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione non risiede tanto nell’errore del candidato, quanto nel potere (o meglio, nel non potere) della Pubblica Amministrazione di intervenire a posteriori.

I giudici hanno ribadito un principio consolidato, richiamando una precedente sentenza (Cass. n. 24569/2016): nel contesto del pubblico impiego privatizzato, il bando di concorso equivale a un’offerta al pubblico e le sue clausole non possono essere modificate dall’amministrazione una volta che la procedura è avviata.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il ricorso era inammissibile perché il dipendente non si era confrontato con la vera ragione della decisione d’appello. La Corte territoriale, infatti, aveva chiarito che il bando in questione imponeva ai candidati di attestare tutte le circostanze rilevanti ai fini del punteggio al momento della presentazione della domanda. Permettere al Ministero di accettare correzioni successive, anche se relative a semplici errori materiali, avrebbe significato derogare illegittimamente a una precisa clausola del bando. Tale deroga avrebbe violato il principio di par condicio candidatorum, ovvero la parità di trattamento che deve essere garantita a tutti i partecipanti. Le argomentazioni del ricorrente, focalizzate sulla possibilità di integrare la domanda, non scalfivano questo principio cardine, rendendo l’impugnazione non meritevole di esame nel merito.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un monito importante per chiunque partecipi a selezioni pubbliche. La compilazione della domanda di partecipazione è un atto di auto-responsabilità che richiede la massima diligenza. Il bando di concorso è la legge della procedura e le sue regole sono intangibili. Salvo diverse ed esplicite previsioni nel bando stesso (come il cosiddetto soccorso istruttorio), non è possibile sanare dimenticanze o correggere errori dopo la scadenza dei termini. La rigidità delle regole è una garanzia di imparzialità e trasparenza per tutti i candidati.

È possibile correggere un errore materiale in una domanda di partecipazione a un concorso pubblico dopo la sua presentazione?
No, secondo questa ordinanza, non è possibile se il bando non lo prevede espressamente. La Pubblica Amministrazione è vincolata dalle regole che essa stessa ha fissato nel bando e non può derogarvi, poiché ciò violerebbe la parità di trattamento tra i candidati.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il ricorrente non ha contestato il principio giuridico centrale su cui si basava la decisione della Corte d’Appello, ovvero l’impossibilità per la Pubblica Amministrazione di modificare o derogare alle clausole di un bando di concorso già emanato.

Qual è il principio fondamentale che regola i bandi di concorso nel pubblico impiego?
Il principio fondamentale è quello dell’intangibilità e della vincolatività del bando. Le sue clausole sono la legge della procedura e devono essere rispettate sia dall’amministrazione che dai candidati, senza possibilità di modifiche o deroghe successive alla pubblicazione, per garantire imparzialità e trasparenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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