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Azione surrogatoria: quando il creditore può agire?

In una complessa vicenda ereditaria, un creditore interviene per tutelare il proprio credito esercitando l’azione surrogatoria nei confronti del debitore, erede pretermesso. La Corte di Cassazione, di fronte a orientamenti giurisprudenziali contrastanti sulla nozione di ‘inerzia’ del debitore, ha rimesso la questione alle Sezioni Unite. L’ordinanza interlocutoria solleva due dubbi fondamentali: la definizione di inerzia del debitore ai fini dell’azione surrogatoria e l’ammissibilità di tale azione per l’esercizio dell’azione di riduzione da parte del creditore di un legittimario pretermesso.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Azione Surrogatoria: La Cassazione Interpella le Sezioni Unite

L’azione surrogatoria rappresenta uno strumento fondamentale per la tutela del credito. Attraverso di essa, un creditore può ‘mettersi nei panni’ del proprio debitore per esercitare diritti che quest’ultimo trascura, salvaguardando così il patrimonio su cui potrà rivalersi. Ma cosa succede se il debitore non è completamente inattivo, ma agisce in modo contrario agli interessi del creditore? A questa complessa domanda la Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha chiesto di rispondere alle Sezioni Unite, sollevando questioni di massima importanza per il diritto civile e processuale.

I Fatti: La Complessa Vicenda Ereditaria

La vicenda nasce da una disputa sull’eredità di un facoltoso nonno. Un primo testamento olografo nominava eredi universali i due nipoti. Successivamente, emergeva un secondo testamento, di data posteriore, che revocava il precedente e istituiva come unico erede il figlio del defunto (e padre dei due nipoti).

I nipoti, ritenendo falso il secondo testamento, avviavano una causa con querela di falso per vederne dichiarata la nullità e confermare la validità del primo testamento a loro favore. In questo complesso scenario si inseriva un terzo soggetto: un creditore del figlio del defunto.

La Posizione del Creditore e l’Azione Surrogatoria

Il creditore, vantando un credito significativo nei confronti del figlio-erede, aveva un interesse opposto a quello dei nipoti. Se il secondo testamento fosse stato dichiarato valido, il suo debitore sarebbe diventato unico erede di un cospicuo patrimonio, offrendo al creditore ampie garanzie di soddisfazione.

Per questo motivo, il creditore interveniva nel giudizio. Non solo, ma in via subordinata, esercitava un’azione surrogatoria: chiedeva di potersi sostituire al proprio debitore per esercitare l’azione di riduzione contro il primo testamento. In pratica, se anche il secondo testamento fosse risultato falso, il suo debitore, in qualità di figlio, avrebbe comunque avuto diritto a una quota di legittima, e il creditore agiva per assicurarsi che tale diritto venisse esercitato, incrementando così il patrimonio del debitore.

La Decisione dei Giudici di Merito: L’inerzia del Debitore

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano torto al creditore. La decisione si basava su un presupposto fondamentale dell’azione surrogatoria: l’inerzia del debitore. Secondo i giudici, il debitore non era rimasto inerte. Anzi, si era costituito in giudizio aderendo alle domande dei figli, e aveva successivamente intrapreso in un altro giudizio la propria azione di riduzione. Questo comportamento, sebbene contrario agli interessi del creditore, interrompeva quella ‘trascuratezza’ richiesta dalla legge, precludendo al creditore la possibilità di surrogarvisi.

Il Rinvio alle Sezioni Unite sull’Azione Surrogatoria

Giunta in Cassazione, la questione ha rivelato tutta la sua complessità. La Seconda Sezione Civile ha evidenziato l’esistenza di due orientamenti giurisprudenziali contrastanti sulla nozione di ‘inerzia’ o ‘trascuratezza’ del debitore, prevista dall’art. 2900 del codice civile.

le motivazioni

La Corte ha rilevato che un orientamento più tradizionale e restrittivo considera sufficiente a escludere l’azione surrogatoria qualsiasi comportamento attivo del debitore, anche se qualitativamente inadeguato o pregiudizievole per il creditore. In questa visione, il creditore non può sindacare le modalità con cui il debitore gestisce i propri diritti.

Un secondo orientamento, più moderno, interpreta invece la ‘trascuratezza’ in senso più ampio, includendovi non solo l’inattività totale, ma anche un esercizio dei diritti qualitativamente o quantitativamente insufficiente a tutelare la garanzia patrimoniale. Un comportamento del debitore che, come nel caso di specie, appare strumentale a danneggiare il proprio creditore, potrebbe rientrare in questa nozione di trascuratezza.

Oltre a ciò, la Corte ha sollevato una seconda, cruciale questione: l’ammissibilità stessa dell’azione surrogatoria per l’esercizio dell’azione di riduzione da parte del creditore di un legittimario totalmente pretermesso. L’esercizio di tale azione, infatti, comporta l’acquisizione della qualità di erede, con conseguenze personali e patrimoniali (come la responsabilità per i debiti ereditari) che potrebbero renderla un’azione di natura strettamente personale, non surrogabile da parte di terzi.

le conclusioni

In conclusione, riconoscendo l’elevato rilievo nomofilattico delle questioni, la Seconda Sezione ha deciso di non pronunciarsi e di rimettere la causa alla Prima Presidente per la valutazione di un’assegnazione alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Sarà quindi il massimo consesso della giurisprudenza di legittimità a dover dirimere questi contrasti, fornendo una linea guida chiara su due punti nevralgici della tutela del credito: i confini dell’azione surrogatoria di fronte a un debitore ‘attivamente negligente’ e la possibilità per i creditori di agire per la reintegrazione della quota di legittima spettante al proprio debitore.

Un creditore può esercitare l’azione surrogatoria se il debitore compie atti che, pur non essendo di totale inattività, danneggiano le ragioni del creditore?
La questione è controversa. Secondo un orientamento, qualsiasi attività del debitore esclude la surrogatoria. Secondo un altro, un’attività qualitativamente insufficiente o pregiudizievole può essere equiparata alla trascuratezza. La Corte di Cassazione ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite per risolvere questo contrasto.

L’azione di un debitore che si oppone a un testamento a suo favore per favorire i propri figli, a danno del creditore, è sufficiente a escludere l’inerzia necessaria per l’azione surrogatoria?
Secondo le corti di merito sì, perché il debitore non è stato inerte, avendo compiuto delle scelte processuali. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dubitato di questa interpretazione restrittiva, ritenendo che un simile comportamento potrebbe configurare quella ‘trascuratezza’ che giustifica l’intervento del creditore, e per questo ha investito della questione le Sezioni Unite.

È ammissibile per un creditore agire in surrogatoria per esercitare l’azione di riduzione per lesione di legittima in nome del proprio debitore, che è un erede legittimario totalmente escluso dalla successione?
Anche questa è una questione di grande rilievo rimessa alle Sezioni Unite. L’ordinanza evidenzia che l’esercizio dell’azione di riduzione comporta l’acquisizione della qualità di erede, un atto che ha natura strettamente personale. Ciò potrebbe renderla non esercitabile da un soggetto terzo come il creditore tramite l’azione surrogatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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