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Azione revocatoria: vendita immobile tra familiari

La Corte d’Appello di Brescia, con sentenza n. 926/2018, conferma la revoca di una vendita immobiliare tra madre e figlia. La decisione si fonda sulla prova dei requisiti dell’azione revocatoria: il pregiudizio per il creditore (eventus damni), dato dal prezzo incongruo e dalla minor appetibilità del bene acquistato in sostituzione, e la consapevolezza del danno (scientia damni) in capo alla figlia, provata tramite presunzioni come il legame familiare e la conoscenza della situazione debitoria della madre.

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Azione revocatoria: la vendita di un immobile alla figlia a prezzo vile è inefficace

L’azione revocatoria è uno degli strumenti più efficaci a tutela dei creditori. Permette di ‘revocare’, ovvero rendere inefficaci, gli atti con cui un debitore si spoglia dei propri beni per sottrarli alla garanzia del credito. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Brescia analizza un caso emblematico: la vendita di un immobile da una madre, fideiussore di una società indebitata, alla propria figlia convivente a un prezzo notevolmente inferiore al valore di mercato. Vediamo come i giudici hanno applicato i principi dell’azione revocatoria.

I Fatti di Causa

Una società creditrice avviava un’azione revocatoria nei confronti di una madre e una figlia. La madre, che aveva prestato una garanzia (fideiussione) per i debiti di una società di famiglia, aveva venduto alla figlia convivente l’unico immobile di sua proprietà per soli 40.000 euro, a fronte di un valore stimato dal perito del tribunale in ben 217.000 euro.

Le due donne si difendevano sostenendo che l’operazione fosse legittima: il denaro ricavato era stato reinvestito per acquistare la quota del 50% di un altro appartamento. Contestavano inoltre la validità stessa del debito originario.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda del creditore, dichiarando la vendita inefficace. La madre e la figlia proponevano quindi appello.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Brescia ha rigettato integralmente l’appello, confermando la sentenza di primo grado. Ha inoltre condannato le appellanti al pagamento di un’ulteriore somma a titolo di risarcimento per lite temeraria, avendo basato l’appello su motivi ritenuti pretestuosi e infondati.

Le Motivazioni: Analisi dei Requisiti dell’Azione Revocatoria

La Corte ha esaminato punto per punto i presupposti dell’azione revocatoria previsti dall’art. 2901 del Codice Civile.

L’Esistenza del Credito

Le appellanti sostenevano che l’azione non potesse procedere perché il credito era oggetto di contestazione in un’altra causa. La Corte ha ribadito un principio consolidato: per l’azione revocatoria è sufficiente un ‘credito litigioso’, ovvero una ragione di credito anche se non ancora accertata con sentenza definitiva. La funzione di questo strumento è conservativa e cautelare, e non richiede che il giudice della revocatoria si pronunci sulla fondatezza del credito.

L’Eventus Damni: Il Pregiudizio per il Creditore

Il cuore della controversia era l’esistenza di un effettivo pregiudizio per il creditore. La madre sosteneva di non aver diminuito il suo patrimonio, ma di averlo solo trasformato. La Corte ha respinto questa tesi, chiarendo che l’eventus damni non è solo una diminuzione quantitativa, ma anche qualitativa del patrimonio.

Nel caso specifico, la sostituzione di un intero immobile, facilmente aggredibile, con la quota del 50% di un piccolo appartamento in una località turistica non rinomata, ha reso il recupero del credito ‘più incerto e difficile’. Un bene in comproprietà è meno appetibile sul mercato e più complicato da espropriare. Questo, unito al prezzo ‘sicuramente incongruo’ della vendita, è stato considerato sufficiente a integrare il requisito del pregiudizio.

La Scientia Damni: La Consapevolezza del Danno nella Azione Revocatoria

Poiché l’atto era oneroso (prevedeva un corrispettivo) e successivo al sorgere del credito, era necessario provare che anche la figlia acquirente fosse consapevole del danno che l’operazione arrecava al creditore. La Corte ha ritenuto questa prova ampiamente raggiunta tramite presunzioni ‘gravi, precise e concordanti’:

1. Il rapporto di parentela e convivenza: Rendono estremamente improbabile che la figlia non fosse a conoscenza della situazione debitoria della madre.
2. La partecipazione societaria: La figlia era socia, insieme alla madre e ad altri familiari, della società debitrice, ed era quindi a conoscenza della sua grave situazione di dissesto.
3. L’inadeguatezza del prezzo: Un prezzo così basso rispetto al valore di mercato è un forte indizio della natura fraudolenta dell’operazione.

Questi elementi, valutati nel loro insieme, bastano a dimostrare che la figlia non poteva non sapere che l’acquisto stava di fatto sottraendo una garanzia fondamentale al creditore della madre.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce alcuni principi fondamentali in materia di azione revocatoria, con importanti implicazioni pratiche:

* Attenzione alle vendite in famiglia: Le operazioni di vendita di immobili tra parenti stretti, specialmente se il venditore ha debiti, sono soggette a un attento scrutinio.
* Il prezzo deve essere congruo: Un prezzo notevolmente inferiore al valore di mercato è uno dei principali campanelli d’allarme che possono portare a una revoca dell’atto.
* La ‘scientia damni’ si presume: Nei rapporti familiari, la prova della consapevolezza del danno da parte dell’acquirente può essere fornita tramite presunzioni, senza la necessità di una prova diretta. È difficile per un familiare stretto dimostrare di essere ‘all’oscuro’ di tutto.
* Appelli infondati costano caro: Proporre un appello basato su argomentazioni già respinte e contrarie a principi giuridici consolidati può portare a una condanna per lite temeraria, con un ulteriore esborso economico oltre alle spese legali.

Posso usare l’azione revocatoria anche se il mio credito è contestato in un’altra causa?
Sì. La sentenza conferma che per agire in revocatoria è sufficiente un ‘credito litigioso’, anche se non ancora accertato con una decisione definitiva. L’azione ha una funzione cautelare per conservare la garanzia patrimoniale del debitore.

La vendita di un bene è revocabile anche se il debitore reinveste i soldi in un altro immobile?
Sì, è revocabile se l’operazione causa un pregiudizio ‘qualitativo’. Come nel caso esaminato, sostituire un immobile intero e di valore con una quota di minor valore e più difficile da vendere o pignorare, rende più incerto il recupero del credito e integra il requisito dell’ ‘eventus damni’.

Come si prova che il familiare che acquista un immobile era a conoscenza del danno al creditore?
La prova della ‘scientia damni’ può essere raggiunta tramite presunzioni. La sentenza evidenzia che elementi come lo stretto rapporto di parentela e convivenza, la partecipazione alla stessa società indebitata e un prezzo di vendita palesemente inadeguato sono sufficienti a dimostrare che l’acquirente non poteva non essere consapevole del pregiudizio arrecato al creditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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