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Azione revocatoria: il deposito esclude il danno?

Un professionista agisce con azione revocatoria contro una donazione fatta dal suo debitore ai figli. La Cassazione respinge il ricorso, confermando che il deposito di una somma a garanzia del credito, pur se successivo, fa venir meno il presupposto del danno (eventus damni), rendendo l’azione infondata.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Azione Revocatoria: Quando una Garanzia Successiva Annulla il Danno al Creditore?

L’azione revocatoria è uno strumento cruciale per la tutela del credito, ma i suoi presupposti possono essere oggetto di complesse valutazioni. Con l’ordinanza n. 1825/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sul requisito dell’eventus damni, ovvero il pregiudizio arrecato al creditore, chiarendo come la costituzione di una garanzia successiva all’atto di disposizione possa neutralizzarne gli effetti. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Donazione Immobiliare e Credito Professionale

La vicenda trae origine dalla pretesa di un architetto che, vantando un credito per prestazioni professionali nei confronti di un cliente, aveva ottenuto un decreto ingiuntivo. Successivamente, il debitore aveva donato alcuni beni immobili ai propri tre figli. Ritenendo che tale atto di donazione pregiudicasse la possibilità di recuperare il proprio credito, il professionista decideva di avviare un’azione revocatoria ai sensi dell’art. 2901 c.c. per far dichiarare l’atto inefficace nei suoi confronti.

I figli e il padre, convenuti in giudizio, si difendevano sostenendo l’insussistenza del presupposto fondamentale dell’azione: l’eventus damni. A riprova di ciò, evidenziavano di aver depositato, nel corso del giudizio di opposizione al decreto ingiuntivo, una somma di denaro su un libretto di deposito giudiziario. Tale importo, vincolato all’esito della causa, era stato offerto proprio a garanzia del credito vantato dall’architetto. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello accoglievano la tesi dei convenuti, rigettando la domanda revocatoria sulla base del fatto che la garanzia prestata era idonea a eliminare qualsiasi pregiudizio per il creditore.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Azione Revocatoria

La Corte di Cassazione, investita della questione dal creditore ricorrente, ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il ricorrente lamentava, tra le altre cose, che l’eventus damni dovesse essere valutato esclusivamente al momento del compimento dell’atto di donazione, senza tener conto di eventi successivi come il deposito giudiziario. Inoltre, sosteneva che la somma depositata fosse insufficiente a coprire l’intero credito, comprensivo di interessi e spese legali.

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i motivi di ricorso. In particolare, ha sottolineato come la ratio decidendi della Corte d’Appello fosse corretta: la circostanza che il debitore avesse depositato una somma specifica a garanzia di quel determinato credito, vincolandola all’esito del giudizio, faceva venir meno la condizione stessa dell’azione revocatoria, ovvero il pregiudizio concreto alle ragioni creditorie. La Corte ha inoltre ritenuto inammissibile, per ragioni procedurali, la censura relativa all’insufficienza della somma, poiché il ricorrente non aveva adeguatamente specificato nel ricorso dove e come tale doglianza fosse stata presentata nei precedenti gradi di giudizio.

Le Motivazioni della Corte: l’Analisi dell’Eventus Damni

Il cuore della pronuncia risiede nell’interpretazione del requisito dell’eventus damni. La Cassazione, pur riconoscendo il principio generale secondo cui il danno va valutato al momento dell’atto dispositivo, ha valorizzato la specificità del caso. La Corte ha ritenuto che la costituzione di una garanzia specifica, come un deposito giudiziario vincolato, non sia un mero evento patrimoniale successivo e slegato, ma un fatto direttamente collegato alla tutela del credito che si intendeva proteggere con l’azione revocatoria.

La decisione del giudice di merito è stata considerata immune da vizi perché ha correttamente individuato nella garanzia offerta un elemento idoneo a neutralizzare il pregiudizio. In sostanza, offrendo una tutela alternativa e concreta, il debitore ha reso superfluo lo strumento della revocatoria. Non vi era più un serio pregiudizio da contrastare, poiché il creditore disponeva di una somma vincolata e pronta a soddisfare le sue pretese in caso di vittoria nel merito. L’inammissibilità degli altri motivi, legati a vizi procedurali nella formulazione del ricorso, ha impedito alla Corte di entrare nel merito di ulteriori questioni, come la presunta insufficienza del deposito, rafforzando l’importanza del rispetto dei requisiti formali nell’impugnazione in Cassazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che l’eventus damni non è un concetto astratto, ma deve essere valutato in concreto. Un debitore che compie un atto dispositivo potenzialmente lesivo può ‘sanare’ la situazione offrendo al creditore una garanzia specifica e adeguata. In secondo luogo, evidenzia come la strategia difensiva basata sulla costituzione di garanzie possa essere efficace per paralizzare un’azione revocatoria. Infine, la pronuncia ribadisce il rigore formale richiesto per i ricorsi in Cassazione: l’omessa o imprecisa indicazione degli atti e delle censure mosse nei gradi precedenti può condurre a una declaratoria di inammissibilità, precludendo l’esame nel merito delle proprie ragioni.

Un deposito giudiziario a garanzia del credito, effettuato dopo un atto di donazione, può impedire il successo di un’azione revocatoria?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il deposito da parte del debitore di una somma vincolata a garanzia specifica del credito per cui si agisce determina il venir meno del presupposto del danno (eventus damni) e, di conseguenza, rende infondata l’azione revocatoria.

Il presupposto del danno (eventus damni) nell’azione revocatoria deve essere valutato solo al momento dell’atto di disposizione o anche in base a eventi successivi?
Sebbene il principio generale voglia che l’eventus damni sia valutato al momento dell’atto di disposizione, la Corte ha ritenuto che la costituzione di una garanzia specifica e vincolata, come un deposito giudiziario, pur se successiva, sia un fatto rilevante che può far venir meno il pregiudizio per il creditore.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso relativo all’insufficienza della somma depositata?
La Corte lo ha dichiarato inammissibile per ragioni procedurali, ai sensi dell’art. 366, co. 1, n. 6, c.p.c. Il ricorrente non ha specificato in modo adeguato nel suo ricorso dove e come avesse sollevato tale censura nell’atto di appello, non fornendo alla Corte gli elementi necessari per individuare e valutare la doglianza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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