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Azione revocatoria: donazione inefficace al Fisco

Un debitore, a fronte di un ingente debito fiscale, ha donato la propria quota societaria alla moglie. Il Tribunale, tramite un’azione revocatoria, ha dichiarato l’atto inefficace nei confronti dell’Erario. La sentenza chiarisce che un credito non ancora definitivo è sufficiente per agire e che la consapevolezza del debitore di arrecare un danno è presunta date le circostanze, specialmente in caso di atti a titolo gratuito.

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Pubblicato il 6 novembre 2024 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Azione Revocatoria: Inefficace la Donazione al Coniuge che Svuota il Patrimonio

L’azione revocatoria si conferma uno strumento fondamentale per la tutela dei creditori di fronte ad atti di disposizione patrimoniale posti in essere dal debitore per sottrarre i propri beni alla garanzia del credito. Una recente sentenza del Tribunale di Venezia ha ribadito principi consolidati, dichiarando inefficace una donazione di quote societarie effettuata da un imprenditore alla propria moglie a fronte di un debito milionario con l’Erario, anche se il credito non era ancora definitivo.

I Fatti del Caso: La Donazione Sospetta

Il caso ha origine dall’azione legale intrapresa dall’Amministrazione Finanziaria contro un contribuente, debitore di oltre 4 milioni di euro a seguito di avvisi di accertamento per gli anni d’imposta 2009 e 2010. Poco più di un anno dopo aver ricevuto la notifica degli atti impositivi, il debitore donava alla moglie l’intera sua quota di partecipazione, pari al 42%, in una società.

Ritenendo tale atto lesivo delle proprie ragioni, l’Erario agiva in giudizio con un’azione revocatoria ai sensi dell’art. 2901 c.c., chiedendo che la donazione fosse dichiarata inefficace nei suoi confronti. Il debitore si difendeva sostenendo che il credito non fosse definitivo, in quanto oggetto di contenzioso tributario, e che il creditore fosse già garantito da un’ipoteca su alcuni immobili.

La Decisione del Tribunale

Il Tribunale di Venezia ha accolto integralmente la domanda del creditore. I giudici hanno dichiarato l’inefficacia della donazione, condannando il debitore anche al pagamento delle spese legali. La decisione si fonda su un’attenta analisi dei tre presupposti necessari per l’accoglimento dell’azione revocatoria.

Le Motivazioni: Analisi dei Presupposti dell’Azione Revocatoria

La sentenza offre spunti chiari sulla valutazione dei requisiti dell’istituto.

L’Esistenza del Credito, Anche se Litigioso

Il primo punto affrontato dal Tribunale riguarda la natura del credito. La difesa del debitore puntava sulla non definitività del debito fiscale, chiedendo la sospensione del giudizio. Il giudice ha respinto tale tesi, richiamando un orientamento consolidato della Cassazione (cfr. Cass. n. 3369/2019), secondo cui anche un ‘credito litigioso’ è sufficiente a legittimare l’azione. Non è necessario attendere l’esito del giudizio che accerta il credito, poiché l’azione revocatoria ha una finalità cautelare e conservativa, volta a preservare la garanzia patrimoniale del debitore in vista di un futuro soddisfacimento.

Il Pregiudizio per il Creditore (Eventus Damni)

Il secondo presupposto, l’eventus damni, consiste nel pregiudizio che l’atto di disposizione arreca al creditore. Questo non si verifica solo quando il patrimonio del debitore diventa insufficiente, ma anche quando la sua consistenza viene alterata, rendendo più difficile o incerta la riscossione del credito. Nel caso di specie, a fronte di un debito di oltre 4 milioni di euro, l’ipoteca iscritta per circa 1.6 milioni era palesemente insufficiente. La donazione della cospicua quota societaria ha quindi ridotto notevolmente la garanzia patrimoniale generica, integrando pienamente il requisito del pregiudizio.

La Consapevolezza del Debitore (Scientia Damni)

Trattandosi di un atto a titolo gratuito (donazione) successivo al sorgere del credito, la legge richiede solo la prova della consapevolezza del debitore di arrecare un danno al creditore (la c.d. scientia damni). In questo caso, il Tribunale l’ha ritenuta provata tramite presunzioni gravi, precise e concordanti:
1. L’entità del debito: Un’esposizione debitoria così elevata rendeva palese che la spoliazione di un bene così importante avrebbe pregiudicato il creditore.
2. Il contesto temporale: La donazione è avvenuta dopo la notifica degli accertamenti fiscali e durante la pendenza dei relativi giudizi.
3. Il rapporto familiare: L’atto è stato compiuto in favore della moglie, persona strettamente legata al debitore e presumibilmente a conoscenza della sua situazione finanziaria.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia riafferma con forza che gli atti di disposizione a titolo gratuito, specialmente se compiuti all’interno del nucleo familiare a seguito dell’insorgere di un debito significativo, sono particolarmente vulnerabili all’azione revocatoria. I debitori non possono fare affidamento sulla pendenza di un giudizio per contestare il debito come scudo per porre in essere atti finalizzati a svuotare il proprio patrimonio. La finalità conservativa dell’azione revocatoria permette ai creditori di agire tempestivamente per neutralizzare tali manovre, assicurando che i beni del debitore rimangano aggredibili per il soddisfacimento del credito.

È possibile esperire un’azione revocatoria se il credito non è ancora definitivo ma è oggetto di un contenzioso?
Sì. La sentenza conferma, sulla base di un orientamento consolidato, che anche un credito litigioso (cioè non ancora accertato con sentenza definitiva) è sufficiente per legittimare l’esercizio dell’azione revocatoria, data la sua finalità di conservazione della garanzia patrimoniale.

In un’azione revocatoria per un atto gratuito come una donazione, è necessario provare che anche il ricevente fosse a conoscenza del danno al creditore?
No. Per gli atti a titolo gratuito successivi al sorgere del credito, come la donazione in esame, è sufficiente dimostrare la sola consapevolezza del debitore (donante) di arrecare un pregiudizio alle ragioni del creditore (la cosiddetta scientia damni).

Come viene provato il pregiudizio per il creditore (eventus damni)?
Il creditore deve dimostrare che l’atto di disposizione ha reso più incerto o difficile il soddisfacimento del suo credito. Questo può consistere in una variazione quantitativa (il patrimonio diventa insufficiente) o anche solo qualitativa del patrimonio del debitore. Nel caso specifico, la donazione di una rilevante quota societaria, a fronte di un debito molto superiore alle garanzie già esistenti, è stata considerata prova sufficiente del pregiudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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