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Azione regolamento confini: non basta per la demolizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3783/2024, ha stabilito che l’azione di regolamento di confini, pur comportando la restituzione della porzione di terreno indebitamente occupata, non implica automaticamente l’ordine di demolizione delle opere ivi presenti. È necessario dimostrare che sia stato il convenuto a realizzarle. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile un ricorso basato su un interesse meramente ipotetico e futuro, ribadendo la necessità di un interesse ad agire concreto e attuale.

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Azione di Regolamento di Confini: la Restituzione del Terreno non Implica la Demolizione Automatica

In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti sui limiti dell’azione di regolamento di confini. La decisione sottolinea una distinzione cruciale: ottenere la restituzione di una porzione di terreno illegittimamente occupata non significa automaticamente ottenere un ordine di demolizione per le opere che vi insistono. Analizziamo insieme questo interessante caso per capire le implicazioni pratiche per i proprietari di immobili.

Il Caso: Una Disputa sui Confini e un Trasferimento Immobiliare

La vicenda nasce da una causa per l’accertamento di confini tra proprietari di terreni confinanti. Oltre a definire la linea di demarcazione esatta, i proprietari di uno dei fondi chiedevano il rilascio della porzione di terreno occupata dalla società vicina e il risarcimento dei danni. Durante il processo, la società convenuta vendeva il proprio terreno a un’altra società. La Corte d’Appello aveva condannato la società venditrice a pagare un’indennità per l’occupazione illegittima fino alla data della vendita, ma aveva respinto la domanda di demolizione delle opere costruite sul terreno conteso, poiché non era stato provato che fossero state realizzate proprio da tale società.

Contro questa decisione sono stati proposti due ricorsi in Cassazione: uno principale dalla società venditrice e uno incidentale dai proprietari del fondo leso.

L’Azione di Regolamento di Confini e i Suoi Limiti

Il cuore della questione giuridica ruota attorno alla portata dell’articolo 950 del Codice Civile, che disciplina l’azione di regolamento di confini. Sebbene questa azione possa includere, implicitamente o esplicitamente, la richiesta di restituzione della parte di terreno che risulta indebitamente occupata, la Cassazione ha chiarito che non si estende automaticamente a un ordine di demolizione.

La Corte ha stabilito che per ottenere la demolizione di un’opera, non è sufficiente dimostrare l’occupazione illegittima. È indispensabile provare anche chi ha materialmente realizzato l’opera. In assenza di tale prova, il giudice non può condannare il convenuto a rimuovere manufatti che potrebbero essere stati realizzati da terzi.

Le Decisioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i ricorsi, giungendo a conclusioni distinte ma coerenti.

Il Ricorso Principale: Inammissibile per Carenza di Interesse

La società venditrice aveva impugnato la sentenza d’appello per un motivo puramente cautelativo. Temeva che un passaggio della motivazione potesse essere interpretato in futuro come un obbligo per lei di anticipare somme per conto della nuova società acquirente. La Cassazione ha dichiarato questo motivo inammissibile, ricordando che l’interesse ad agire (art. 100 c.p.c.) deve essere concreto, personale e attuale. Non è possibile utilizzare il processo per risolvere questioni meramente ipotetiche o per prevenire future ed eventuali interpretazioni sfavorevoli.

Il Ricorso Incidentale: La Prova della Costruzione è Fondamentale

I proprietari del terreno occupato avevano invece insistito sulla tesi che la tutela reale offerta dall’art. 950 c.c. comprendesse intrinsecamente il diritto a ottenere la restituzione di un bene libero da manufatti. La Corte ha respinto questa argomentazione, confermando la decisione della Corte d’Appello. La richiesta di restituzione è un corollario dell’accertamento del confine, ma quella di demolizione è una domanda ulteriore che richiede una prova specifica sulla paternità delle opere, prova che in questo caso non era stata fornita.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio di rigore probatorio e sulla corretta applicazione delle norme processuali. In primo luogo, viene ribadito il principio secondo cui chi agisce in giudizio deve provare i fatti posti a fondamento della propria domanda. Nel caso della demolizione, il fatto da provare non è solo l’esistenza dell’opera sul proprio terreno, ma anche che essa sia stata realizzata dal soggetto contro cui si agisce.

In secondo luogo, la Corte ha riaffermato l’importanza del requisito dell’interesse ad agire. Il processo non è uno strumento consultivo o preventivo; serve a risolvere controversie reali e attuali. Un ricorso basato sulla paura di una possibile interpretazione futura di una sentenza è privo di questo requisito fondamentale e, pertanto, inammissibile.

Infine, la Corte ha accolto una richiesta di correzione della sentenza d’appello, disponendo la distrazione delle spese legali in favore dell’avvocato di una delle parti che si era dichiarato antistatario, un dettaglio tecnico ma importante per la tutela dei professionisti.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre due lezioni fondamentali. Per i proprietari di immobili, chiarisce che in una causa per regolamento di confini, se si vuole ottenere anche la demolizione di opere, è essenziale raccogliere e fornire prove su chi le ha costruite. Per gli operatori del diritto, ribadisce che il ricorso in Cassazione deve basarsi su un interesse concreto e attuale, evitando di sollevare questioni ipotetiche che non rispondono a una reale esigenza di tutela.

L’azione di regolamento di confini include automaticamente l’ordine di demolire le opere presenti sul terreno occupato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’azione di regolamento di confini può portare alla restituzione del terreno, ma per ottenere la demolizione delle opere è necessario fornire la prova specifica che sia stato il convenuto a realizzarle. In assenza di tale prova, la domanda di demolizione viene respinta.

È possibile fare ricorso contro una sentenza solo per chiarire un punto che potrebbe essere problematico in futuro?
No. La Corte ha stabilito che non è possibile utilizzare il processo per risolvere questioni meramente ipotetiche. L’interesse ad agire, requisito fondamentale per ogni azione legale, deve essere personale, attuale e concreto. Un ricorso basato su un timore futuro è inammissibile.

Se un terreno viene venduto durante una causa, chi risponde per l’occupazione illegittima?
La sentenza chiarisce che il trasferimento della proprietà durante la causa non ha rilievo tra le parti originarie del processo ai sensi dell’art. 111 c.p.c. Tuttavia, la responsabilità per l’indennità di occupazione può essere limitata al periodo in cui il venditore ha effettivamente posseduto il bene. I rapporti tra venditore e acquirente per le obbligazioni successive sono una questione interna tra loro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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