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Azione negatoria servitutis: rimozione senza danno

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 21648/2024, chiarisce un punto cruciale sull’azione negatoria servitutis. Il proprietario di un immobile può chiedere la rimozione di un’opera illegittima, come una tubatura, senza dover dimostrare di aver subito un danno specifico. La Corte ha stabilito che l’accertamento dell’inesistenza di una servitù (nella specie, per rigetto della domanda di usucapione) è sufficiente a fondare il diritto alla rimozione. Inoltre, spetta a chi ha realizzato l’opera nel sottosuolo dimostrare la carenza di interesse del proprietario alla sua rimozione, e non viceversa.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Azione Negatoria Servitutis: Diritto alla Rimozione Anche Senza Danno

Il diritto di proprietà è uno dei pilastri del nostro ordinamento, ma la sua tutela può presentare complessità inaspettate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico, offrendo chiarimenti fondamentali sull’azione negatoria servitutis. La questione centrale è: il proprietario di un fondo, per ottenere la rimozione di un’opera realizzata illecitamente da terzi, deve dimostrare di aver subito un danno concreto? La risposta della Suprema Corte è netta e a favore del proprietario.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da una controversia tra una società alberghiera, proprietaria di un immobile, e i proprietari di un fondo vicino. Questi ultimi avevano installato una conduttura fognaria nel sottosuolo della proprietà dell’hotel. Inizialmente, i vicini avevano agito in giudizio per far dichiarare l’avvenuto acquisto, per usucapione, di una servitù di condotta fognaria. La società alberghiera si era opposta, presentando una domanda riconvenzionale per ottenere la rimozione della tubatura.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda di usucapione dei vicini, ma anche la richiesta di rimozione avanzata dall’hotel. La Corte d’Appello, successivamente, confermava questa decisione, sostenendo che la società alberghiera non avesse fornito la prova di un danno specifico derivante dalla presenza della tubatura, un presupposto ritenuto necessario per giustificarne la rimozione.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società alberghiera, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un’altra sezione della stessa Corte per una nuova valutazione. I giudici di legittimità hanno ritenuto errata l’interpretazione dei giudici di merito, ribadendo principi fondamentali in materia di diritti reali e di onere della prova.

Le Motivazioni: L’Azione Negatoria Servitutis e l’Onere della Prova

La Corte ha basato la sua decisione su due cardini principali.

In primo luogo, ha chiarito la natura e la funzione dell’azione negatoria servitutis (art. 949 c.c.). Questa azione non richiede necessariamente la prova di un danno. L’interesse del proprietario ad agire sussiste per il solo fatto di voler far accertare la libertà del proprio fondo da diritti pretesi da terzi. Il rigetto definitivo della domanda di usucapione aveva creato un “giudicato interno” che accertava l’inesistenza della servitù. Di conseguenza, la presenza della conduttura era da considerarsi illecita, e il diritto alla sua rimozione ne era una diretta conseguenza, senza bisogno di ulteriori prove sul danno.

In secondo luogo, la Cassazione si è soffermata sull’applicazione dell’art. 840 c.c., che limita l’estensione della proprietà nel sottosuolo. La norma stabilisce che il proprietario non può opporsi ad attività di terzi che si svolgano a una profondità tale che egli non abbia interesse a escluderle. La Corte d’Appello aveva erroneamente posto a carico del proprietario l’onere di dimostrare il suo interesse alla rimozione. La Suprema Corte ha ribaltato questa prospettiva: spetta a chi realizza l’opera nel sottosuolo altrui dimostrare che essa si trova a una profondità tale da non ledere alcun interesse del proprietario. In mancanza di tale prova, l’interesse del proprietario si presume e il suo diritto a pretendere la rimozione rimane pieno.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza in modo significativo la tutela del diritto di proprietà. Le implicazioni pratiche sono rilevanti:
1. Il proprietario che agisce con un’azione negatoria servitutis per far rimuovere un’opera illecita non è tenuto a provare l’esistenza di un danno patrimoniale o non patrimoniale. È sufficiente dimostrare l’inesistenza del diritto vantato dal terzo.
2. Nel caso di opere realizzate nel sottosuolo, l’onere della prova è a carico di chi le ha realizzate. Sarà quest’ultimo a dover dimostrare che l’opera non pregiudica in alcun modo l’interesse del proprietario del suolo.

In definitiva, la Corte riafferma che il diritto di godere del proprio bene in modo pieno ed esclusivo è un principio fondamentale che non può essere compresso da interpretazioni che impongano al proprietario oneri probatori ingiustificati.

Per esercitare l’azione negatoria servitutis e chiedere la rimozione di un’opera, il proprietario deve dimostrare di aver subito un danno?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’interesse ad agire sussiste al solo fine di far accertare la libertà del fondo da diritti pretesi da altri e ottenere la cessazione dell’illegittimità, senza che sia necessaria la prova di un danno specifico.

Cosa consegue al rigetto di una domanda di usucapione di una servitù?
Il rigetto con sentenza definitiva di una domanda di usucapione accerta l’inesistenza del diritto di servitù. Tale accertamento costituisce il presupposto per il proprietario di ottenere la rimozione dell’opera realizzata senza titolo sul suo fondo, in quanto la sua presenza diviene illegittima.

A chi spetta l’onere di provare la mancanza di interesse del proprietario a rimuovere un’opera costruita nel sottosuolo?
Secondo la Corte, spetta al terzo che ha realizzato l’opera nel sottosuolo altrui dimostrare la carenza di interesse del proprietario, provando che l’attività si svolge a una profondità tale da non interferire con alcuna possibile utilizzazione del fondo da parte del titolare. L’onere della prova non grava sul proprietario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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