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Azione di regresso PA: come si ripartisce la colpa

Una sentenza della Corte d’Appello, in seguito a rinvio della Cassazione, accoglie l’azione di regresso PA di due Amministrazioni Statali contro un Comune. La Corte stabilisce che la responsabilità del Comune per gli illeciti del Sindaco è diretta, non indiretta, a causa dell’immedesimazione organica. In assenza di prove per graduare la colpa nell’evento calamitoso, la responsabilità viene ripartita in parti uguali (1/3 ciascuno) tra le due Amministrazioni e il Comune, applicando la presunzione dell’art. 2055 c.c.

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Pubblicato il 18 novembre 2024 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Azione di regresso PA: La Ripartizione della Responsabilità tra Enti Pubblici in Caso di Calamità

Una recente sentenza della Corte di Appello, pronunciata in sede di rinvio dalla Cassazione, offre chiarimenti cruciali sulla ripartizione della responsabilità tra enti pubblici a seguito di eventi calamitosi. Il caso analizza l’azione di regresso PA, ovvero il diritto di un ente pubblico di rivalersi su un altro ente corresponsabile, e stabilisce un importante principio sulla natura diretta della responsabilità del Comune per gli illeciti commessi dal Sindaco nell’esercizio delle sue funzioni. Questa decisione ha profonde implicazioni per la gestione delle emergenze e per le dinamiche di responsabilità all’interno della Pubblica Amministrazione.

I Fatti: Una Tragedia e la Lunga Battaglia Legale

La vicenda trae origine da un tragico evento alluvionale che ha causato numerose vittime. A seguito del disastro, il Sindaco dell’epoca è stato condannato in sede penale per le sue omissioni. Parallelamente, le famiglie delle vittime hanno intentato una causa civile per il risarcimento dei danni, ottenendo una condanna in solido a carico del Sindaco, del Comune e di due Amministrazioni statali. Queste ultime, dopo aver provveduto al risarcimento, hanno esercitato un’azione di regresso nei confronti del Comune per recuperare la sua quota di responsabilità.

La Questione della Responsabilità e l’Azione di Regresso PA

In un primo momento, la Corte di Appello aveva respinto l’azione di regresso delle Amministrazioni statali. La tesi era che la responsabilità del Comune fosse meramente ‘indiretta’ (per fatto altrui, ex art. 2049 c.c.), una sorta di garanzia per l’operato del Sindaco, e che l’azione di regresso ex art. 2055 c.c. fosse esperibile solo tra soggetti direttamente colpevoli.

Tuttavia, la Corte di Cassazione, investita della questione, ha ribaltato questa interpretazione. Con un’ordinanza dirimente, ha stabilito che la responsabilità della Pubblica Amministrazione per il fatto penalmente illecito commesso dalla persona fisica che ne fa parte è una responsabilità ‘diretta’ ai sensi dell’art. 2043 c.c. Ciò avviene quando sussiste una ‘immedesimazione organica’ tra il funzionario e l’ente, anche se la condotta illecita consiste in un’omissione, come il mancato esercizio di poteri autoritativi per proteggere la popolazione.

La Decisione della Corte d’Appello in Sede di Rinvio

Con il caso rinviato nuovamente in Appello, la Corte ha dovuto applicare il principio di diritto fissato dalla Cassazione. Conformemente, ha riconosciuto la natura diretta della responsabilità del Comune per le gravi omissioni del Sindaco durante l’emergenza. Di conseguenza, ha accolto la domanda di regresso avanzata dalle Amministrazioni statali, affermando il loro diritto a rivalersi sul Comune.

Il Criterio di Ripartizione della Colpa nell’Azione di Regresso PA

Una volta ammessa l’azione di regresso PA, il passo successivo era determinare come ripartire concretamente il carico del risarcimento tra i tre enti pubblici coinvolti (le due Amministrazioni statali e il Comune). La Corte ha osservato che la complessità della vicenda, la sovrapposizione di competenze in materia di protezione civile all’epoca dei fatti e la natura stessa dell’emergenza rendevano impossibile graduare con certezza le singole responsabilità.

Di fronte a questo ‘dubbio oggettivo’, il giudice ha applicato la presunzione di pari responsabilità stabilita dall’art. 2055, comma 3, del codice civile. Ha quindi concluso che il danno dovesse essere suddiviso in tre quote uguali, condannando il Comune a rimborsare alle Amministrazioni statali la quota di 1/3 di quanto da esse pagato ai danneggiati.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della sentenza si fondano su due pilastri. Il primo è l’adesione vincolante al principio di diritto enunciato dalla Cassazione: la responsabilità del Comune per le condotte omissive del Sindaco, quando legate alle sue funzioni istituzionali, è diretta e non indiretta. L’omesso esercizio di un potere-dovere, come quello di allertare ed evacuare la popolazione, non è un comportamento meramente materiale della persona fisica, ma un’illegittima condotta istituzionale che si ‘immedesima’ con l’ente stesso. Il secondo pilastro è di natura probatoria e pragmatica: di fronte all’impossibilità di distinguere e pesare con esattezza le colpe dei diversi enti pubblici in una situazione di calamità complessa, il ricorso alla presunzione legale di uguaglianza delle colpe rappresenta l’unica via per garantire una giusta ripartizione del carico risarcitorio, come previsto dall’art. 2055 c.c.

Conclusioni

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza. In primo luogo, rafforza il principio della responsabilità diretta degli enti pubblici per gli illeciti commessi dai propri organi, anche quando si tratta di omissioni nell’esercizio di poteri di protezione civile. In secondo luogo, conferma l’applicabilità dell’azione di regresso tra enti pubblici corresponsabili. Infine, offre una soluzione pratica per la ripartizione del danno in scenari complessi: in assenza di prove contrarie, la colpa si presume uguale per tutti i soggetti coinvolti. Ciò rappresenta un monito per tutte le branche della Pubblica Amministrazione a coordinarsi efficacemente e ad adempiere con diligenza ai propri doveri, poiché in caso di fallimento la responsabilità sarà condivisa.

Un’Amministrazione statale può agire in regresso contro un Comune se sono stati condannati entrambi in solido per un illecito causato dal Sindaco?
Sì. La sentenza, seguendo il principio della Cassazione, stabilisce che la responsabilità del Comune per il fatto illecito del Sindaco (in questo caso, omissioni durante un’alluvione) è diretta. Questo permette l’azione di regresso da parte degli altri corresponsabili in solido, come le Amministrazioni statali.

Come viene ripartita la responsabilità tra gli enti pubblici se non è possibile provare l’esatta misura della colpa di ciascuno?
In caso di dubbio sulla misura delle singole colpe, si applica la presunzione di uguaglianza prevista dall’art. 2055, comma 3, del codice civile. Nel caso specifico, la responsabilità è stata divisa in parti uguali (1/3 ciascuno) tra le due Amministrazioni statali e il Comune.

La responsabilità di un Comune per le omissioni del Sindaco in una situazione di emergenza è considerata diretta o indiretta?
È considerata una responsabilità diretta. La sentenza chiarisce che l’omesso esercizio dei poteri istituzionali da parte del Sindaco costituisce una manifestazione di attività istituzionale, creando una “immedesimazione organica” con l’ente. Di conseguenza, la responsabilità del Comune deriva direttamente da questa condotta ai sensi dell’art. 2043 c.c.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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