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Azione di regresso: inammissibile il ricorso tardivo

A seguito di un tragico evento alluvionale, le Amministrazioni dello Stato, condannate a risarcire i danni, hanno promosso un’azione di regresso contro il Comune coinvolto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile non per motivi di merito, ma per un vizio procedurale: la mancata prova della tempestività dell’impugnazione. L’appellante non ha depositato una copia della sentenza impugnata recante la data di pubblicazione, rendendo l’appello tardivo se calcolato dalla data di deliberazione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Azione di Regresso: la Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso Tardivo

L’ordinanza n. 4776/2024 della Corte di Cassazione offre un importante monito sull’importanza del rispetto dei termini e degli oneri formali nel processo civile, in particolare per l’azione di regresso. Sebbene il caso nasca da una complessa vicenda di responsabilità della Pubblica Amministrazione, la decisione finale si fonda su un presupposto procedurale invalicabile: la tempestività dell’impugnazione. Vediamo nel dettaglio la vicenda.

I Fatti del Caso: Una Tragedia e le Sue Conseguenze Giudiziarie

La controversia trae origine da un drammatico evento alluvionale avvenuto nel 1998, che causò la morte di numerose persone. Un familiare delle vittime citò in giudizio le Amministrazioni dello Stato (Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero dell’Interno), il Comune e il Sindaco dell’epoca, chiedendo il risarcimento dei danni. In sede penale, il Sindaco era già stato condannato per omicidio colposo plurimo. Il tribunale civile accolse la domanda risarcitoria, condannando tutti i convenuti in solido al pagamento. Le Amministrazioni statali, a loro volta, proposero domanda di regresso nei confronti del Comune per recuperare quanto avrebbero pagato.

La Questione dell’Azione di Regresso tra Enti Pubblici

La Corte d’Appello rigettò la domanda di regresso delle Amministrazioni statali contro il Comune. Il ragionamento dei giudici di secondo grado si basava sulla distinzione tra responsabilità diretta e indiretta. Secondo la Corte territoriale, sia lo Stato che il Comune erano responsabili ‘indiretti’ per il fatto illecito commesso dal Sindaco (responsabile diretto). In un simile scenario di solidarietà risarcitoria con diversi titoli di imputazione, l’azione di regresso, ai sensi dell’art. 2055 c.c., non sarebbe consentita tra responsabili indiretti, ma solo dal responsabile indiretto verso l’autore materiale del fatto. Le Amministrazioni statali, ritenendo errata questa interpretazione, hanno proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Cassazione: l’Azione di Regresso Bloccata dalla Procedura

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è entrata nel merito della complessa questione sulla ripartizione della responsabilità. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per un motivo puramente procedurale: la tardività. La legge (art. 327 c.p.c.) stabilisce un termine perentorio per impugnare le sentenze, che decorre dalla loro pubblicazione. La parte che impugna ha l’onere di dimostrare di aver rispettato tale termine.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Suprema Corte ha rilevato che le Amministrazioni ricorrenti avevano depositato una copia della sentenza d’appello priva dell’attestazione della data di pubblicazione. In assenza di tale data certa, il calcolo della tempestività del ricorso deve essere effettuato a partire dalla data di deliberazione della sentenza (ovvero il giorno in cui i giudici hanno deciso). Calcolando il termine da questa data, il ricorso risultava notificato oltre il limite consentito. La Corte ha sottolineato che l’onere di provare la tempestività grava sul ricorrente e la mancanza di un dato essenziale come la data di pubblicazione non può essere superata, anche se la copia depositata è formalmente autentica. Questa negligenza procedurale ha avuto un effetto preclusivo, impedendo alla Corte di esaminare le fondate o meno ragioni di merito sull’azione di regresso.

Conclusioni: L’Importanza del Rigore Formale nelle Impugnazioni

La decisione in commento ribadisce un principio fondamentale: nel processo, la forma è sostanza. L’esito di una causa, anche di grande rilevanza economica e sociale, può essere determinato da un dettaglio procedurale. Per gli avvocati e le parti processuali, questa ordinanza rappresenta un severo promemoria sull’importanza di adempiere con la massima diligenza a tutti gli oneri formali, in particolare quello di dimostrare la tempestività della propria impugnazione. Un errore in questa fase può vanificare l’intero percorso giudiziario e compromettere irrimediabilmente la tutela di un diritto.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tardivo. La parte ricorrente non ha depositato una copia della sentenza impugnata che attestasse la data di pubblicazione. Di conseguenza, la Corte ha calcolato il termine per l’impugnazione a partire dalla data della deliberazione, e rispetto a tale data il ricorso è risultato notificato oltre il termine di legge.

Qual è l’onere della parte che impugna una sentenza in Cassazione riguardo alla sua tempestività?
La parte ricorrente ha l’onere di dimostrare la tempestività della propria impugnazione. Ciò significa che deve depositare una copia autentica del provvedimento impugnato dalla quale si evinca la data di pubblicazione, elemento essenziale per calcolare correttamente il termine per ricorrere.

La Corte si è pronunciata sulla possibilità di un’azione di regresso tra due Pubbliche Amministrazioni?
No, la Corte di Cassazione non si è pronunciata nel merito su questo punto. Avendo dichiarato il ricorso inammissibile per un vizio procedurale (la tardività), non ha esaminato la questione sostanziale relativa all’ammissibilità dell’azione di regresso tra enti pubblici entrambi considerati responsabili indiretti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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