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Azione di regresso: il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da due Amministrazioni dello Stato che chiedevano l’azione di regresso nei confronti di un Comune, a seguito di un risarcimento danni per un tragico evento franoso. La decisione non è entrata nel merito della questione sulla responsabilità, ma si è basata su un vizio procedurale: la tardività dell’impugnazione, non avendo la parte ricorrente fornito la prova della tempestiva notifica del ricorso.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Azione di regresso tra Enti: quando la procedura conta più del merito

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un complesso caso di azione di regresso tra Amministrazioni dello Stato e un Comune, ma si conclude con una decisione puramente processuale che lascia irrisolte importanti questioni di diritto. La vicenda, nata da un tragico evento franoso, dimostra come la massima attenzione ai termini e agli oneri probatori sia fondamentale in ogni fase del giudizio.

I fatti del caso

La questione trae origine da una richiesta di risarcimento danni avanzata dai familiari di una vittima di un disastroso evento franoso. In sede penale, il sindaco dell’epoca era stato condannato per omicidio colposo plurimo. Successivamente, in sede civile, il Tribunale aveva condannato in solido al risarcimento dei danni il sindaco stesso, il Comune e le Amministrazioni dello Stato (Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero dell’Interno).

A seguito della condanna, le Amministrazioni statali avevano intrapreso un’azione di regresso nei confronti del Comune per recuperare le somme che sarebbero state versate ai danneggiati. Tuttavia, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano rigettato questa domanda.

La decisione della Corte d’Appello e i motivi del ricorso

La Corte d’Appello aveva sostenuto che l’azione di regresso non fosse ammissibile tra il Comune e lo Stato, in quanto entrambi erano stati ritenuti responsabili in via indiretta, ovvero per il fatto illecito commesso da un terzo (il sindaco). Secondo i giudici di merito, in caso di responsabilità indiretta, il regresso è possibile solo verso l’autore materiale del danno, ma non tra i diversi soggetti civilmente responsabili.

Contro questa decisione, le Amministrazioni statali hanno proposto ricorso in Cassazione, basandosi su due argomenti principali:
1. Responsabilità diretta del Comune: Secondo i ricorrenti, la responsabilità del Comune non era indiretta, ma diretta, in virtù del principio di immedesimazione organica tra l’ente e il suo sindaco. Le omissioni del sindaco, in questo quadro, sarebbero direttamente imputabili al Comune.
2. Ammissibilità generale del regresso: In subordine, anche qualora la responsabilità fosse considerata indiretta per entrambi gli enti, l’azione di regresso prevista dall’art. 2055 c.c. sarebbe comunque applicabile tra coobbligati solidali, a prescindere dal diverso titolo della loro responsabilità.

Le motivazioni

Nonostante la rilevanza delle questioni giuridiche sollevate, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito della controversia. L’attenzione dei giudici si è concentrata su un aspetto preliminare e assorbente: la tempestività del ricorso.

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per tardività. La parte ricorrente, infatti, aveva depositato una copia della sentenza d’appello priva della data di pubblicazione. La legge stabilisce che l’onere di dimostrare la tempestività della propria impugnazione spetta a chi la propone. In assenza di una prova certa della data di pubblicazione, i giudici hanno dovuto fare riferimento all’unica data certa disponibile: quella della deliberazione della sentenza.

Calcolando il termine per l’impugnazione a partire dalla data di deliberazione, il ricorso risultava notificato oltre il limite massimo consentito dalla legge. Questo errore procedurale è stato fatale e ha precluso ogni possibilità di esaminare le ragioni sostanziali dell’appello.

Le conclusioni

La decisione evidenzia un principio fondamentale del diritto processuale: il rispetto rigoroso dei termini e degli oneri formali è un presupposto imprescindibile per poter far valere le proprie ragioni nel merito. Un caso con implicazioni giuridiche significative sull’azione di regresso e sulla responsabilità della Pubblica Amministrazione è stato definito da una questione puramente procedurale. La vicenda serve da monito sull’importanza della diligenza processuale, la cui mancanza può vanificare anche le argomentazioni legali più solide.

Perché il ricorso delle Amministrazioni dello Stato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tardivo. La parte ricorrente non ha dimostrato di aver rispettato i termini per l’impugnazione, non avendo prodotto una copia della sentenza impugnata con la data di pubblicazione. Di conseguenza, la Corte ha calcolato il termine dalla data di deliberazione, risultando così superato.

La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla possibilità di un’azione di regresso tra due enti pubblici entrambi responsabili in via indiretta?
No, la Corte non si è pronunciata su questa questione di merito. La dichiarazione di inammissibilità per tardività del ricorso ha assorbito ogni altra valutazione, impedendo ai giudici di esaminare le argomentazioni relative alla fondatezza dell’azione di regresso.

Su chi ricade l’onere di dimostrare che un ricorso è stato presentato nei termini di legge?
L’onere di dimostrare la tempestività della propria impugnazione ricade sulla parte ricorrente, ovvero su chi propone il ricorso. Se questa prova manca o è insufficiente, il ricorso può essere dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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