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Azione civile nel processo penale: oneri e spese

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24047/2024, ha chiarito importanti principi sull’azione civile nel processo penale. Il caso riguardava una richiesta di risarcimento danni avanzata da alcuni vicini contro un costruttore per presunti illeciti edilizi. Dopo un lungo iter giudiziario, la domanda risarcitoria è stata rigettata perché i danneggiati non avevano fornito prova del danno subito. La Cassazione ha specificato che la parte civile, anche se agisce in sede penale, ha il pieno onere di allegare e dimostrare i fatti a fondamento della sua pretesa. Inoltre, ha accolto il ricorso del costruttore sulla regolamentazione delle spese legali, affermando che la loro compensazione deve essere specificamente motivata e non può basarsi su formule generiche, specialmente a fronte di una soccombenza prevalente di una delle parti.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Azione Civile nel Processo Penale: Onere della Prova e Spese Legali

Intraprendere un’azione civile nel processo penale è una facoltà che la legge concede alla persona danneggiata da un reato, ma quali sono gli oneri probatori a suo carico? La scelta di questa via processuale semplifica forse il percorso per ottenere un risarcimento? L’ordinanza n. 24047/2024 della Corte di Cassazione offre risposte dirimenti, ribadendo che la parte civile non è sollevata dall’onere di dimostrare ogni elemento della propria pretesa, danno compreso. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Un Lungo Contenzioso tra Vicini

La vicenda ha origine nel 2008, quando un costruttore viene accusato di aver modificato la destinazione d’uso di un immobile senza le necessarie autorizzazioni. Alcuni proprietari di appartamenti nello stesso stabile si costituiscono parti civili nel processo penale, sostenendo che l’occupazione di un’area comune con materiali edili avesse reso più difficile e pericoloso l’accesso alle loro abitazioni e ad altre aree condominiali. Chiedono, pertanto, la condanna dell’imputato al risarcimento dei danni.

L’iter giudiziario è complesso: il Tribunale assolve l’imputato, ma la Corte d’Appello, pur dichiarando il reato prescritto, lo condanna al risarcimento. La sentenza viene impugnata in Cassazione, che annulla la condanna civile con rinvio a una sezione civile della Corte d’Appello, ravvisando un difetto di motivazione. Infine, la Corte d’Appello civile, in sede di rinvio, rigetta definitivamente la domanda di risarcimento, ritenendo che i danneggiati non avessero dimostrato né l’esistenza di una servitù di passaggio né la natura e l’entità del danno subito.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’onere della prova nell’azione civile

La controversia giunge nuovamente in Cassazione. I vicini lamentano, con ricorso incidentale, che la Corte d’Appello non si sarebbe attenuta a un presunto giudicato formatosi sulla sussistenza del reato e avrebbe violato le regole processuali. Il costruttore, con ricorso principale, contesta la compensazione delle spese legali disposta dal giudice di rinvio.

La Suprema Corte rigetta in toto il ricorso dei vicini e accoglie quello del costruttore.

L’Onere della Prova della Parte Civile

Il punto cruciale della decisione è la riaffermazione di un principio fondamentale: chi esercita l’azione civile nel processo penale non gode di alcuno sconto sull’onere della prova. La Corte chiarisce che la parte civile ha il dovere di indicare il fatto costitutivo della pretesa, specificare il petitum (ciò che chiede) e formulare le relative istanze istruttorie. Il fatto che il primo grado si sia svolto in sede penale, dove le formalità probatorie sono diverse, non esonera il danneggiato da questi oneri.

Nel caso specifico, i giudici hanno rilevato che i vicini non avevano mai chiaramente allegato né provato l’esistenza di un danno concreto. La semplice affermazione di un’attività edilizia illecita non è sufficiente a fondare una richiesta di risarcimento se non si dimostra che da quella condotta sia derivato un pregiudizio effettivo e quantificabile.

Le Regole del Giudizio di Appello Civile

Un altro aspetto importante riguarda la natura del giudizio di rinvio disposto ai sensi dell’art. 622 c.p.p. La Cassazione sottolinea che tale giudizio assume le caratteristiche di un giudizio d’appello civile. Di conseguenza, è preclusa la possibilità di introdurre nuove prove o domande che non erano state formulate nel primo grado (svoltosi davanti al giudice penale). La Corte d’Appello ha quindi correttamente deciso la causa iuxta alligata et probata, cioè sulla base di quanto era stato allegato e provato in origine, rilevando un deficit probatorio da parte dei danneggiati.

La Questione delle Spese Legali nell’azione civile nel processo penale

La Corte accoglie l’unico motivo del ricorso del costruttore, relativo alla compensazione delle spese di lite. I giudici di merito avevano motivato la compensazione con un generico riferimento “all’esito del giudizio”.

Le Motivazioni

La Cassazione ha ritenuto tale motivazione del tutto insufficiente. La compensazione delle spese è un’eccezione alla regola generale della soccombenza (secondo cui chi perde paga) e, ai sensi dell’art. 92 c.p.c., è consentita solo in casi specifici: soccombenza reciproca, assoluta novità della questione, mutamenti di giurisprudenza o “altre analoghe gravi ed eccezionali ragioni”. Nel caso di specie, i vicini erano risultati soccombenti in ben tre gradi di giudizio su quattro. La decisione di compensare le spese era, quindi, arbitraria e immotivata. Pertanto, la Corte ha cassato la sentenza su questo punto e, decidendo nel merito, ha condannato i vicini alla rifusione di gran parte delle spese legali sostenute dal costruttore nei vari gradi di giudizio.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce con forza che l’azione civile nel processo penale non è una scorciatoia per ottenere un risarcimento. Il danneggiato che sceglie questa via deve adempiere pienamente agli oneri di allegazione e prova richiesti dal processo civile. L’eventuale accertamento di un fatto illecito non è di per sé sufficiente se non si dimostra il nesso di causalità con un danno concreto. Infine, la decisione sulle spese legali non è una scelta discrezionale del giudice, ma deve essere rigorosamente ancorata ai presupposti di legge, garantendo giustizia anche sotto il profilo dei costi processuali.

Chi agisce come parte civile in un processo penale è esonerato dal provare il danno subito?
No, la sentenza chiarisce che la scelta di esercitare l’azione civile nel processo penale non solleva il danneggiato dagli oneri assertivi e probatori. La parte civile ha sempre l’onere di indicare il fatto costitutivo della pretesa, chiarire il petitum, formulare le istanze istruttorie e, soprattutto, provare l’esistenza del danno.

Se la Cassazione annulla una sentenza penale e rinvia la causa al giudice civile, quali regole si applicano nel nuovo giudizio?
Si applicano le regole del giudizio d’appello civile. Questo comporta che non è consentito modificare le domande o le richieste istruttorie formulate nel primo grado di giudizio (svoltosi dinanzi al giudice penale). L’applicazione delle regole del giudizio di impugnazione impedisce di chiedere prove o formulare domande mai proposte in precedenza.

La compensazione delle spese legali può essere decisa dal giudice in modo generico?
No. La compensazione delle spese di lite non è una scelta rimessa all’arbitrio del giudice, ma è consentita solo in presenza delle condizioni previste dall’art. 92 c.p.c. (es. soccombenza reciproca, novità della questione, gravi ed eccezionali ragioni). Una motivazione generica come “all’esito del giudizio” è considerata insufficiente e illegittima, specialmente a fronte di una soccombenza di una parte in più gradi di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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