LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Avvocato distrattario: no indennizzo per lungaggini

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6070/2025, ha stabilito che l’avvocato distrattario non ha diritto all’indennizzo per l’irragionevole durata del processo di merito. La sua istanza di distrazione delle spese è considerata accessoria e non lo rende parte autonoma del giudizio principale. Di conseguenza, non può lamentare la violazione del diritto a un “suo” processo in tempi ragionevoli, poiché tale diritto appartiene esclusivamente al cliente, parte sostanziale della causa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Avvocato Distrattario: la Cassazione Nega l’Indennizzo per Irragionevole Durata del Processo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione di grande interesse per la professione legale: il diritto dell’avvocato distrattario a ricevere un indennizzo per l’eccessiva durata del processo in cui ha prestato la propria opera. La Corte, con una decisione netta, ha stabilito che il difensore che chiede la distrazione delle spese non può essere considerato “parte” del processo principale e, pertanto, non può invocare la tutela prevista dalla legge per l’irragionevole durata.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal ricorso di un legale che, avendo assistito un cliente in un giudizio e avendo ottenuto la distrazione delle spese a suo favore, aveva successivamente agito contro lo Stato per ottenere un indennizzo ai sensi della Legge n. 89/2001 (cosiddetta “Legge Pinto”). Il legale sosteneva di aver subito un pregiudizio economico a causa del ritardo con cui si era concluso il processo presupposto, ritardo che aveva posticipato la riscossione del suo credito professionale. La Corte d’Appello aveva respinto la sua domanda, negandogli la legittimazione ad agire. Di qui, il ricorso per cassazione.

Il Ruolo dell’Avvocato Distrattario nel Processo

Il cuore della controversia ruota attorno alla natura giuridica della figura dell’avvocato distrattario e dell’istanza di distrazione delle spese, disciplinata dall’art. 93 del codice di procedura civile. Il ricorrente sosteneva che, tramite tale istanza, egli acquisisse una posizione autonoma all’interno del processo, diventando titolare di un proprio diritto soggettivo al pagamento, distinto da quello del cliente. Questa posizione, a suo dire, lo qualificava come “parte” interessata alla ragionevole durata del giudizio.

Le Motivazioni della Cassazione sul Ruolo dell’Avvocato Distrattario

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente questa tesi, confermando la decisione di merito. Gli Ermellini hanno chiarito che l’istanza di distrazione delle spese ha una natura meramente accessoria e incidentale rispetto alla domanda principale. Essa non introduce una nuova domanda nel giudizio, ma si limita a modificare il soggetto legittimato a ricevere il pagamento delle spese liquidate dal giudice.

Secondo la Suprema Corte, il difensore non diventa parte del processo in senso stretto. Il processo, ai sensi dell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, è e rimane il “suo” processo, riferito cioè alle parti originarie della controversia (attore e convenuto). L’interesse dell’avvocato, per quanto economicamente rilevante, è esterno al thema decidendum e si concretizza solo in un momento successivo alla decisione sul merito.

In sintesi, la domanda di distrazione non trasforma l’avvocato in una parte processuale titolare del diritto a una definizione della causa in tempi ragionevoli. Il suo diritto al compenso sorge e si consolida solo con la sentenza che definisce il giudizio e liquida le spese, ma il pregiudizio derivante dal ritardo nella formazione di tale titolo non rientra nell’ambito di applicazione della Legge Pinto, che tutela le parti sostanziali del contenzioso.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione traccia una linea di demarcazione chiara: l’avvocato distrattario è creditore delle spese processuali nei confronti della parte soccombente, ma non è parte del processo di cognizione. Il suo diritto a un equo indennizzo per la lentezza della giustizia non può essere fatto valere con riferimento alla durata del procedimento di merito. La sua tutela è circoscritta alla fase esecutiva, dove agisce in forza di un titolo esecutivo autonomo (la pronuncia di distrazione), ma la durata di questa fase è calcolata separatamente e non può essere sommata a quella del giudizio di merito. Questa pronuncia ribadisce un principio consolidato, offrendo un importante promemoria sui limiti della posizione processuale del difensore distrattario.

L’avvocato distrattario può essere considerato una ‘parte’ del processo ai fini dell’indennizzo per irragionevole durata?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’avvocato che chiede la distrazione delle spese non diventa parte del processo in senso stretto. Il diritto all’indennizzo per irragionevole durata spetta solo alle parti sostanziali della controversia, in quanto il processo è considerato il “loro” e non quello del difensore.

La richiesta di distrazione delle spese conferisce all’avvocato un diritto autonomo nel giudizio di merito?
No, l’istanza di distrazione ha una valenza incidentale e non costituisce una domanda autonoma. Consiste semplicemente nel sollecitare il giudice a sostituire un soggetto (il difensore) a un altro (la parte assistita) nella legittimazione a ricevere il pagamento delle spese processuali dal soccombente.

In quali circostanze l’avvocato distrattario può agire per tutelare i propri diritti legati alla durata del processo?
L’avvocato distrattario è legittimato ad agire solo con riferimento alla fase esecutiva o di ottemperanza. In questa fase, egli agisce in forza di un titolo esecutivo autonomo (la pronuncia di distrazione delle spese) e può lamentare l’irragionevole durata di tali specifiche procedure, ma non quella del precedente giudizio di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati