LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Avvocato difesa personale: diritto a impugnare le spese

Un legale, agendo in proprio per un’opposizione a una sanzione amministrativa, si è visto negare dal Tribunale il diritto di appellare la sentenza per l’inadeguata liquidazione delle spese. La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza, ha ribaltato la decisione, stabilendo che l’avvocato in difesa personale è a tutti gli effetti parte processuale e, come tale, ha pieno diritto di contestare l’ammontare delle spese legali, a differenza del semplice procuratore distrattario.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Avvocato in difesa personale: la Cassazione conferma il diritto a impugnare le spese

L’esercizio della professione legale presenta molteplici sfaccettature, una delle quali è la possibilità per un avvocato di difendersi in prima persona. Questa facoltà, nota come avvocato difesa personale e disciplinata dall’art. 86 del codice di procedura civile, è stata al centro di una recente ordinanza della Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha chiarito un punto fondamentale: il legale che sta in giudizio per sé stesso non può essere privato del diritto di impugnare la quantificazione delle spese legali, anche se si è dichiarato antistatario.

Il caso: un’opposizione a sanzione amministrativa e la questione delle spese

Un avvocato proponeva opposizione a una sanzione amministrativa irrogatagli per una violazione del codice della strada. Agendo in proprio, ai sensi dell’art. 86 c.p.c., otteneva una sentenza favorevole dal Giudice di Pace, che accoglieva l’opposizione e condannava l’amministrazione comunale al pagamento delle spese di lite.
Tuttavia, il legale riteneva che l’importo liquidato fosse inferiore ai minimi tariffari previsti dal D.M. 55/2014 e, pertanto, proponeva appello.

La decisione del Tribunale e l’errore sulla legittimazione ad agire

Il Tribunale, in sede di appello, dichiarava l’impugnazione inammissibile. Secondo i giudici di secondo grado, l’avvocato, essendosi dichiarato ‘antistatario’ (cioè chiedendo la distrazione delle spese a proprio favore), non aveva la legittimazione per contestare l’adeguatezza dell’importo liquidato. Il Tribunale confondeva, di fatto, la posizione del legale che agisce come parte processuale con quella del mero procuratore distrattario, cui è preclusa l’impugnazione sul merito della liquidazione.

L’intervento della Cassazione e il principio sull’avvocato difesa personale

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’avvocato, cassando la sentenza del Tribunale. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: la circostanza che un avvocato si avvalga della facoltà di difesa personale non incide sulla natura professionale dell’attività svolta.

La distinzione fondamentale: Parte Processuale vs. Procuratore Antistatario

La Corte ha chiarito l’equivoco in cui era incorso il Tribunale. L’avvocato non stava impugnando la sentenza in qualità di procuratore distrattario, ma nella sua veste di parte processuale. È questa qualità a conferirgli la piena legittimazione a contestare ogni capo della sentenza a lui sfavorevole, inclusa la quantificazione delle spese.

Il fatto che egli, possedendo le necessarie qualifiche, si difendesse da sé è un aspetto irrilevante ai fini della sua legittimazione ad impugnare. Il procuratore antistatario, invece, non è parte del processo e può contestare solo la statuizione sulla distrazione delle spese, non il loro ammontare.

Le motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un orientamento giurisprudenziale costante. Viene affermato che l’avvocato che sta in giudizio personalmente ex art. 86 c.p.c. assume a tutti gli effetti la qualità di parte processuale. Di conseguenza, il suo diritto di impugnare la decisione sulle spese non deriva dalla sua qualifica professionale o da una eventuale dichiarazione di antistatarietà, ma direttamente dal suo essere parte del giudizio. Confondere le due posizioni, come fatto dal Tribunale, costituisce una violazione delle norme processuali (artt. 83, 86 e 91 c.p.c.), che porta a negare ingiustamente il diritto di difesa e di accesso alla giustizia.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata con rinvio al Tribunale, che dovrà ora riesaminare l’appello nel merito. La decisione riafferma con forza un principio di equità e logica processuale: l’avvocato in difesa personale gode degli stessi diritti di qualsiasi altra parte processuale, compreso quello di contestare una liquidazione delle spese ritenuta ingiusta o non conforme ai parametri di legge. Questa pronuncia tutela la dignità della professione forense e garantisce che l’attività professionale svolta, anche quando in proprio favore, sia correttamente remunerata secondo le tariffe vigenti.

Un avvocato che si difende da solo può impugnare la sentenza per contestare l’importo delle spese legali liquidate a suo favore?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’avvocato che si avvale della facoltà di difesa personale agisce in qualità di parte processuale a tutti gli effetti. Pertanto, è pienamente legittimato a impugnare il capo della sentenza relativo alla liquidazione delle spese, a prescindere dal fatto che sia anche il difensore di se stesso.

Qual è la differenza tra la posizione dell’avvocato che si difende da solo e quella del procuratore ‘antistatario’?
L’avvocato che si difende da solo (ex art. 86 c.p.c.) è la parte del processo. Il suo diritto a contestare le spese deriva da questa sua qualità. Il procuratore ‘antistatario’ (o distrattario), invece, non è parte del processo; il suo diritto è limitato a contestare la decisione sulla distrazione delle spese a suo favore, ma non può, in quella sola veste, contestare l’ammontare delle spese liquidate alla parte che assiste.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione accoglie il ricorso e cassa la sentenza?
In questo caso, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza e ha disposto il rinvio al Tribunale. Ciò significa che la decisione del Tribunale è stata annullata e un altro magistrato dello stesso ufficio giudiziario dovrà riesaminare l’appello, attenendosi al principio di diritto stabilito dalla Cassazione, ossia riconoscendo la legittimazione dell’avvocato a impugnare l’importo delle spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati