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Autovelox taratura: onere della prova e validità

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un automobilista multato per eccesso di velocità. L’ordinanza chiarisce che, in caso di contestazione, l’onere della prova sulla corretta taratura autovelox spetta alla Pubblica Amministrazione. Tuttavia, è sufficiente che il verbale menzioni l’avvenuta verifica e che la relativa certificazione sia disponibile agli atti, non essendo necessaria l’allegazione al verbale stesso. La Corte ha inoltre ribadito che la regola della distanza minima di 1 km tra segnale e autovelox non si applica nei centri abitati.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Taratura Autovelox: La Cassazione Conferma l’Onere della Prova a Carico della PA

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare chiarezza su un tema molto dibattuto: la validità delle multe per eccesso di velocità e, in particolare, la questione della taratura autovelox. La Suprema Corte ha esaminato il caso di un automobilista che aveva contestato un verbale, sollevando dubbi sulla funzionalità dell’apparecchio e sulla legittimità della sua installazione. La decisione offre importanti spunti per comprendere quali sono gli obblighi della Pubblica Amministrazione e quali i diritti del cittadino.

I Fatti di Causa: Dalla Multa al Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine da un verbale per superamento dei limiti di velocità emesso dalla Polizia Municipale di un comune. L’automobilista sanzionato ha intrapreso un lungo percorso giudiziario: prima ha proposto opposizione al Giudice di Pace, che ha respinto il ricorso; successivamente ha impugnato la decisione davanti al Tribunale, che ha confermato la sentenza di primo grado. Non dandosi per vinto, il cittadino ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basando la sua difesa su quattro principali motivi di contestazione.

Le Doglianze del Ricorrente: Quattro Motivi Contro la Multa

L’automobilista ha contestato la decisione del Tribunale sotto diversi profili:

1. Pagamento della sanzione: Sosteneva che il pagamento effettuato dopo la prima sentenza non dovesse precludere l’appello.
2. Classificazione della strada: Contestava la legittimità del decreto prefettizio che autorizzava l’autovelox fisso, affermando che la strada non possedeva le caratteristiche di “strada urbana di scorrimento” previste dalla legge.
3. Onere della prova sulla taratura: Argomentava che l’amministrazione non avesse fornito prova adeguata della periodica verifica di funzionalità e taratura dell’apparecchio.
4. Distanza del segnale: Lamentava la violazione della norma che impone una distanza minima di 1 km tra il segnale del limite di velocità e l’autovelox, sostenendo che nel suo caso fosse di soli 600 metri.

La Decisione della Corte: l’Onere della Prova sulla Taratura Autovelox

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali. Il punto centrale della decisione riguarda l’onere della prova relativo alla taratura autovelox. Riprendendo un orientamento ormai consolidato, inaugurato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 113/2015, i giudici hanno ribadito che tutte le apparecchiature per la misurazione della velocità devono essere sottoposte a verifiche periodiche di funzionalità e taratura.

Quando un cittadino contesta l’affidabilità dello strumento, spetta alla Pubblica Amministrazione dimostrare che tali verifiche sono state effettivamente eseguite. Tuttavia, la Corte ha precisato un aspetto cruciale: non è necessario che il verbale di contravvenzione contenga gli estremi del certificato di taratura. È sufficiente che il verbale o la documentazione prodotta in giudizio attestino l’avvenuta esecuzione delle verifiche. Nel caso specifico, il Tribunale aveva accertato che l’atto di accertamento menzionava l’omologazione, la taratura e le successive verifiche, e che esisteva un’attestazione separata a conferma di ciò, ritenendo così assolto l’onere probatorio da parte dell’ente.

Classificazione della Strada e Distanza dei Segnali: Altri Punti Chiariti

Anche gli altri motivi di ricorso sono stati respinti. In merito alla classificazione della strada, la Cassazione ha evidenziato che la valutazione del giudice di merito (secondo cui la strada era urbana) è un accertamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità. Di conseguenza, è stata ritenuta infondata anche la doglianza sulla distanza minima del segnale. I giudici hanno chiarito che la regola del chilometro di distanza tra il segnale che impone il limite e l’autovelox si applica solo sulle strade extraurbane, e non nei centri abitati, come era stato accertato essere il luogo dell’infrazione.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su principi giuridici consolidati. La ratio principale è che, a seguito di una specifica contestazione da parte del sanzionato, l’onere di provare la regolare funzionalità dell’autovelox ricade sull’amministrazione. Tale prova può essere fornita non solo con il certificato di taratura, ma anche attraverso l’indicazione nel verbale delle avvenute verifiche, la cui documentazione deve essere disponibile e producibile in giudizio. La mancata menzione degli estremi del certificato nel verbale non lede di per sé il diritto di difesa del cittadino, il quale può sempre contestare l’effettiva esecuzione dei controlli, spostando così l’onere della prova sull’amministrazione. Inoltre, la Corte ribadisce che le valutazioni fattuali, come la classificazione di una strada, compiute dai giudici di merito, non possono essere riesaminate in Cassazione se adeguatamente motivate.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida l’orientamento giurisprudenziale in materia di multe con autovelox, offrendo un quadro chiaro dei rispettivi oneri. Per i cittadini, significa che è legittimo contestare la funzionalità dell’apparecchio, ma una semplice affermazione generica non basta. Se il verbale menziona le verifiche periodiche, la multa è da considerarsi valida fino a prova contraria. Per le amministrazioni, emerge l’obbligo non solo di effettuare regolarmente la manutenzione e la taratura degli autovelox, ma anche di documentarle adeguatamente per poter resistere in un eventuale giudizio.

A chi spetta dimostrare che un autovelox è correttamente funzionante e calibrato?
In caso di contestazione da parte del cittadino sanzionato, l’onere di dimostrare che l’apparecchio è stato sottoposto a verifiche periodiche di funzionalità e taratura spetta alla Pubblica Amministrazione che ha emesso il verbale.

Il verbale di multa per eccesso di velocità deve obbligatoriamente contenere gli estremi del certificato di taratura?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è necessario che il verbale contenga l’indicazione specifica del certificato di taratura. È sufficiente che l’amministrazione dimostri in giudizio che le verifiche sono state effettuate, ad esempio menzionandole nell’atto di accertamento e avendo a disposizione la relativa documentazione.

La regola della distanza minima di 1 km tra segnale di limite di velocità e autovelox si applica sempre?
No. Questa regola, prevista dall’art. 25 della legge n. 120/2010, si applica solo alle strade poste al di fuori dei centri abitati. All’interno del centro abitato, come accertato nel caso di specie, tale norma non trova applicazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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