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Autovelox non omologato: multa nulla per la Cassazione

Un automobilista ha contestato tredici verbali per eccesso di velocità, sostenendo che l’autovelox utilizzato fosse approvato ma non omologato. Dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso. La Suprema Corte ha stabilito che un autovelox non omologato non può essere utilizzato per accertare infrazioni, poiché i procedimenti di approvazione e omologazione non sono equivalenti. Di conseguenza, le multe sono state annullate.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Autovelox non omologato? La multa è illegittima: la parola alla Cassazione

Ricevere una multa per eccesso di velocità è un’esperienza comune per molti automobilisti. Ma cosa succede se lo strumento che ha rilevato l’infrazione, il temuto autovelox, non possiede tutte le certificazioni richieste dalla legge? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: la distinzione tra ‘approvazione’ e ‘omologazione’ dei dispositivi, confermando che un autovelox non omologato rende la sanzione nulla. Analizziamo questa importante decisione.

I fatti del caso

Un automobilista si vedeva recapitare ben tredici verbali per la violazione dei limiti di velocità, tutti accertati tramite un apparecchio automatico. L’importo totale delle sanzioni era considerevole, oltre alla decurtazione di punti dalla patente. L’automobilista decideva di impugnare le multe, basando la sua difesa su un argomento tecnico ma fondamentale: l’apparecchio utilizzato era stato ‘approvato’ ma non aveva mai ottenuto la specifica ‘omologazione’ ministeriale, requisito che riteneva indispensabile per la validità degli accertamenti.

Nei primi due gradi di giudizio, sia il Giudice di Pace che il Tribunale davano torto al cittadino. I giudici avevano ritenuto sufficiente l’approvazione del dispositivo e la sua periodica taratura, considerandole garanzie adeguate di efficienza e precisione. Insoddisfatto, l’automobilista portava la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La questione giuridica e l’autovelox non omologato

Il cuore della controversia risiede nella differenza tra due termini che possono sembrare sinonimi ma che, per la legge, hanno significati e finalità diverse: approvazione e omologazione. La difesa del Comune sosteneva che l’approvazione, unita alla calibrazione periodica (taratura), fosse sufficiente per legittimare l’uso dell’autovelox. La difesa dell’automobilista, al contrario, insisteva sul fatto che l’articolo 142 del Codice della Strada richiedesse esplicitamente l’omologazione per gli strumenti di rilevamento della velocità. La questione posta alla Suprema Corte era, quindi, se un autovelox non omologato ma semplicemente approvato potesse essere legalmente utilizzato per sanzionare gli automobilisti.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’automobilista, annullando la sentenza precedente e, di conseguenza, tutte le multe. La motivazione della Corte è chiara e si fonda su un’interpretazione rigorosa della normativa.

I giudici hanno stabilito che l’approvazione e l’omologazione sono due procedure distinte, con caratteristiche, natura e finalità diverse. L’omologazione è un procedimento più complesso e rigoroso che attesta la conformità di un dispositivo a precise specifiche tecniche e normative, rendendolo idoneo a fungere da fonte di prova per l’irrogazione di sanzioni. L’approvazione, invece, è un atto più snello che non può sostituire la prima.

La Corte ha ribadito che, in tema di accertamento delle violazioni dei limiti di velocità, la legge (in particolare l’art. 142 del Codice della Strada) prescrive che gli apparecchi debbano essere ‘debitamente omologati’. La mancanza di questo requisito fondamentale rende l’accertamento illegittimo, a prescindere dal fatto che il dispositivo sia stato approvato e regolarmente sottoposto a taratura. Le circolari ministeriali, citate dal Comune a sostegno della tesi dell’equipollenza, sono state ritenute meri atti amministrativi interni, incapaci di derogare a una fonte normativa primaria come il Codice della Strada.

Conclusioni

Questa decisione consolida un principio di garanzia fondamentale per i cittadini. Affinché una sanzione per eccesso di velocità sia valida, non è sufficiente che l’autovelox funzioni correttamente; è necessario che abbia superato la specifica procedura di omologazione prevista dalla legge. Gli automobilisti che ricevono una multa hanno quindi il diritto di verificare non solo la data dell’ultima taratura, ma anche se il dispositivo utilizzato possiede il certificato di omologazione. In assenza di tale certificazione, come confermato dalla Suprema Corte, la multa è illegittima e può essere annullata. Questo precedente rafforza il principio di legalità, secondo cui l’operato della Pubblica Amministrazione deve sempre fondarsi su presupposti normativi chiari e inequivocabili.

È valida una multa per eccesso di velocità rilevata con un autovelox approvato ma non omologato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’accertamento eseguito con un apparecchio approvato ma non debitamente omologato è illegittimo. I due procedimenti non sono equipollenti e la legge richiede specificamente l’omologazione.

La taratura periodica dell’autovelox è sufficiente a renderlo legittimo per elevare sanzioni?
No. La taratura periodica è necessaria per garantire l’efficienza e la precisione del dispositivo nel tempo, ma non può sostituire il requisito fondamentale della preventiva omologazione ministeriale. Un apparecchio non omologato resta illegittimo anche se tarato.

Qual è la differenza legale tra ‘approvazione’ e ‘omologazione’ di un autovelox?
L’omologazione è un procedimento con cui si attesta la conformità di un modello di apparecchio a tutte le caratteristiche tecniche e normative richieste dalla legge per l’uso specifico di accertamento delle infrazioni. L’approvazione è un procedimento distinto e più semplice che non ha la stessa valenza giuridica e non è sufficiente, da sola, a legittimare l’uso sanzionatorio del dispositivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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