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Autosufficienza ricorso: oneri per l’appellante

Un conduttore si oppone a una finita locazione. La Corte d’Appello rigetta il suo gravame per genericità dei motivi. La Cassazione, con la presente ordinanza, dichiara inammissibile il successivo ricorso, ribadendo il principio di autosufficienza del ricorso per cassazione: chi contesta una dichiarazione di genericità deve riportare testualmente nel ricorso i motivi d’appello ritenuti erroneamente generici, per consentire alla Corte di valutarne la specificità senza esaminare altri atti.

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Autosufficienza del Ricorso per Cassazione: La Corte Chiarisce gli Oneri del Ricorrente

Il principio di autosufficienza del ricorso per cassazione rappresenta un cardine del nostro sistema processuale civile. Esso impone al ricorrente un onere di chiarezza e completezza, essenziale per consentire alla Suprema Corte di valutare la fondatezza delle censure senza dover accedere ad altri atti processuali. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha offerto un’importante occasione per ribadire la portata di tale principio, in un caso relativo a una controversia in materia di locazione. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici di legittimità.

I Fatti del Caso: Locazione e Controversia Giudiziaria

La vicenda trae origine da un contratto di locazione. La locatrice, alla prima scadenza contrattuale, comunicava al conduttore la propria volontà di non rinnovare il contratto, motivandola con la necessità di eseguire importanti lavori di ristrutturazione. Di fronte al mancato rilascio dell’immobile, la proprietaria otteneva dal Tribunale una sentenza che accertava la fine del rapporto e ordinava al conduttore il rilascio dei locali.

Il conduttore impugnava tale decisione dinanzi alla Corte d’Appello, sollevando diverse questioni, tra cui la presunta improcedibilità della domanda per vizi nel procedimento di mediazione e la nullità del contratto per mancata registrazione delle annualità successive alla prima. La Corte d’Appello, tuttavia, rigettava il gravame, ritenendo che alcuni motivi di impugnazione fossero generici e, quindi, inammissibili ai sensi dell’art. 434 c.p.c., in quanto non idonei a criticare adeguatamente la decisione di primo grado.

L’Appello e il Ricorso in Cassazione: il Principio di Autosufficienza del Ricorso per Cassazione

Non soddisfatto della decisione di secondo grado, il conduttore proponeva ricorso per cassazione. I motivi principali del suo ricorso vertevano proprio sulla presunta erroneità della declaratoria di inammissibilità dell’appello. Secondo il ricorrente, la Corte territoriale aveva sbagliato a considerare generici i suoi motivi, i quali, a suo dire, avevano chiaramente individuato i punti della sentenza di primo grado ritenuti ingiusti e avevano superato la soglia di specificità richiesta dalla legge.

Inoltre, venivano riproposte le questioni relative alla nullità del contratto per omessa registrazione e all’invalidità della disdetta, lamentando violazioni di legge da parte dei giudici di merito.

Il Principio di Autosufficienza: Un Onere Preciso per il Ricorrente

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, concentrando la propria analisi sul mancato rispetto del principio di autosufficienza del ricorso per cassazione. I giudici hanno chiarito che, quando un ricorrente censura la statuizione di inammissibilità di un motivo d’appello per difetto di specificità, non è sufficiente lamentarsi genericamente dell’errore del giudice di secondo grado. È invece indispensabile adempiere a un onere preciso: riportare nel testo del ricorso per cassazione il contenuto specifico dei motivi di appello che si assume siano stati erroneamente giudicati generici.

Questo onere è fondamentale perché permette alla Corte di Cassazione di esercitare il proprio potere di controllo sulla base del solo ricorso, senza dover reperire e consultare altri atti del processo, come l’atto di appello. Il ricorrente, omettendo di trascrivere i motivi, ha impedito alla Corte di valutare se essi possedessero effettivamente i requisiti di specificità richiesti dall’art. 342 c.p.c.

L’Analisi degli Altri Motivi: Inammissibilità a Cascata

L’inammissibilità dei motivi principali ha determinato, a cascata, l’assorbimento o l’inammissibilità anche delle altre censure. Ad esempio, la doglianza sulla mancata registrazione delle annualità successive è stata ritenuta inammissibile per difetto di specificità sostanziale, poiché non aggrediva un punto cruciale della motivazione della Corte d’Appello, la quale aveva basato la sua decisione anche sulla produzione di un estratto dell’Agenzia delle Entrate che attestava i pagamenti.

Analogamente, la domanda di restituzione di somme pagate in eccesso è stata giudicata inammissibile perché introduceva una questione nuova, mai menzionata nella sentenza impugnata e di cui il ricorrente non aveva dimostrato l’avvenuta proposizione nei precedenti gradi di giudizio.

le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando la propria giurisprudenza consolidata. Il principio di autosufficienza, sancito dall’art. 366, comma primo, n. 6, c.p.c., trova la sua ragion d’essere nella necessità di consentire al giudice di legittimità di valutare la fondatezza del motivo senza dover esaminare i fascicoli di ufficio o di parte. Quando si denuncia la violazione dell’art. 342 c.p.c. per una presunta erronea declaratoria di genericità dell’appello, il ricorrente deve riportare nel ricorso i motivi formulati, dimostrando che essi erano, al contrario, specifici. Il ricorrente nel caso di specie si è limitato a richiamare le decisioni dei gradi precedenti e a contrapporre le proprie deduzioni, omettendo di riportare il contenuto essenziale dei motivi di impugnazione e di spiegare perché questi non fossero generici. Questa omissione ha reso il ricorso non autosufficiente e, di conseguenza, inammissibile.

le conclusioni

L’ordinanza in esame costituisce un monito fondamentale sull’importanza della tecnica redazionale degli atti processuali, in particolare del ricorso per cassazione. La decisione riafferma che il principio di autosufficienza non è un mero formalismo, ma un requisito sostanziale che garantisce il corretto funzionamento del giudizio di legittimità. Per gli avvocati, ciò si traduce nella necessità di redigere ricorsi completi, che non si limitino a criticare la sentenza impugnata, ma che forniscano alla Corte tutti gli elementi di fatto e di diritto necessari per una decisione, riproducendo, ove necessario, le parti essenziali degli atti dei gradi precedenti rilevanti ai fini del decidere.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato non autosufficiente?
Un ricorso è considerato non autosufficiente quando non contiene tutti gli elementi necessari per permettere alla Corte di Cassazione di comprendere la controversia e valutare i motivi di impugnazione basandosi esclusivamente sul testo del ricorso stesso, senza dover consultare altri atti del processo.

Cosa deve fare chi contesta in Cassazione la dichiarazione di genericità di un motivo d’appello?
Chi contesta tale dichiarazione ha l’onere di riportare specificamente nel ricorso per cassazione il contenuto del motivo d’appello ritenuto erroneamente generico dal giudice precedente. Questo serve a dimostrare alla Corte Suprema che il motivo possedeva i requisiti di specificità richiesti dalla legge.

È possibile sollevare per la prima volta in cassazione questioni non trattate nei gradi di merito?
No, non è possibile. Il giudizio di cassazione non consente di prospettare questioni nuove o temi di contestazione non trattati nelle fasi di merito, a meno che non siano rilevabili d’ufficio. Se si introduce una questione nuova, il ricorso, su quel punto, è inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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