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Autorizzazione lavoro straordinario: la Cassazione decide

Un dipendente pubblico del settore Protezione Civile ha richiesto il pagamento di ore di lavoro straordinario. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi inferiori. Il punto cardine della decisione è la necessità di una formale e preventiva autorizzazione lavoro straordinario, senza la quale la prestazione non può essere retribuita, rigettando la tesi di un’autorizzazione implicita o successiva.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Autorizzazione Lavoro Straordinario: Senza Ok Preventivo, Niente Paga nel Pubblico Impiego

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nel diritto del lavoro pubblico: per ottenere il compenso per le ore di straordinario, è indispensabile una preventiva e formale autorizzazione lavoro straordinario. La vicenda, che ha coinvolto un dipendente della Protezione Civile, chiarisce che neppure le esigenze di un settore operativo in emergenza possono derogare a questa regola fondamentale, escludendo la validità di autorizzazioni implicite o successive.

I fatti del caso: il dipendente pubblico e le ore di straordinario

Un dipendente della Regione, impiegato presso il settore della Protezione Civile, si era rivolto al Tribunale per ottenere il pagamento di oltre 19.000 euro a titolo di compenso per ore di lavoro straordinario diurno, festivo e notturno, svolte nel triennio 2011-2013.

Sia il Tribunale che la Corte di Appello avevano respinto la sua richiesta. I giudici di merito hanno evidenziato due criticità principali:
1. Genericità della domanda: La richiesta di pagamento era basata su un monte ore complessivo, senza una specificazione dei singoli giorni in cui le prestazioni extra sarebbero state effettuate.
2. Mancanza di autorizzazione: Non risultava agli atti alcuna autorizzazione formale e preventiva da parte del dirigente competente allo svolgimento di tale lavoro straordinario. La documentazione prodotta dal lavoratore era stata considerata un tentativo di ottenere un riconoscimento a posteriori, e non un valido atto autorizzativo.

La questione dell’autorizzazione lavoro straordinario

La posizione del dipendente: l’autorizzazione implicita

Il lavoratore ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici avessero applicato il principio dell’autorizzazione in modo eccessivamente formalistico. A suo avviso, la natura stessa del servizio di Protezione Civile, che opera in condizioni di emergenza spesso imprevedibili, dovrebbe giustificare il riconoscimento di un’autorizzazione implicita o, quantomeno, successiva. Richiamava inoltre decreti dirigenziali che, riorganizzando il servizio h24, avrebbero di fatto autorizzato lo straordinario emergente per far fronte alle esigenze operative.

La decisione dei giudici di merito

I giudici dei primi due gradi di giudizio avevano invece mantenuto una linea rigorosa. Avevano accertato che, per gli anni in questione, mancavano agli atti i modelli autorizzativi specifici previsti (modelli 2/RP). Anzi, era emerso che erano già state liquidate oltre 1000 ore di straordinario proprio in assenza di tale autorizzazione dirigenziale. Per la Corte territoriale, la documentazione prodotta dal lavoratore non poteva integrare né un’autorizzazione postuma né un riconoscimento di debito da parte dell’Amministrazione.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiudendo definitivamente la questione. I giudici supremi hanno spiegato che il ricorso del dipendente non si confrontava adeguatamente con il cuore della decisione della Corte d’Appello (il cosiddetto decisum). Il punto centrale non era se l’autorizzazione potesse essere implicita, ma la constatazione fattuale dell’assenza di qualsiasi atto formale di autorizzazione preventiva. Il lavoratore, con i suoi motivi, stava di fatto chiedendo alla Cassazione una nuova valutazione delle prove, un’operazione che esula dai compiti del giudice di legittimità.

La Corte ha sottolineato che, nel pubblico impiego contrattualizzato, il diritto al compenso per lavoro straordinario è strettamente condizionato dalla presenza di un’autorizzazione formale, che precede la prestazione. Questo requisito non è un mero formalismo, ma una garanzia legata alla gestione delle risorse pubbliche e al rispetto dei vincoli di spesa, come previsto dall’art. 97 della Costituzione. L’assenza di tale atto impedisce il sorgere del diritto alla retribuzione aggiuntiva.

Inoltre, la Corte ha respinto anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla compensazione delle spese legali, ricordando che la decisione su questo punto è un potere discrezionale del giudice di merito, non sindacabile in Cassazione se non in casi eccezionali, come l’addebito delle spese alla parte totalmente vittoriosa.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento fondamentale per tutti i dipendenti pubblici. La retribuzione del lavoro straordinario non può basarsi su presunzioni, necessità operative o riconoscimenti successivi. È indispensabile che il lavoratore si assicuri di avere ottenuto una specifica, formale e, soprattutto, preventiva autorizzazione dal proprio dirigente. In mancanza di questo atto, anche se la prestazione è stata effettivamente svolta e magari richiesta da esigenze di servizio, il diritto al relativo compenso non sorge. La decisione serve da monito per le Pubbliche Amministrazioni, chiamate a una gestione trasparente e formalizzata delle prestazioni extra orario, e per i lavoratori, che devono essere consapevoli dei requisiti necessari per vedere riconosciuto il proprio lavoro.

Nel pubblico impiego il lavoro straordinario può essere pagato se autorizzato solo dopo essere stato svolto?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che l’autorizzazione deve essere preventiva e formale. Un riconoscimento successivo o un’autorizzazione postuma non sono considerati sufficienti per fondare il diritto al compenso.

L’urgenza del servizio, come quello della Protezione Civile, giustifica il pagamento dello straordinario senza autorizzazione formale?
Secondo questa ordinanza, no. Anche in settori caratterizzati da emergenze, il principio della necessità di un’autorizzazione formale e preventiva per il lavoro straordinario rimane un requisito fondamentale per la sua retribuibilità.

È possibile ottenere il pagamento dello straordinario se la richiesta in tribunale è generica?
No, la Corte ha confermato che una pretesa è generica, e quindi non accoglibile, se il lavoratore richiede il pagamento di un monte ore complessivo senza indicare i giorni specifici in cui le prestazioni sarebbero state effettuate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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