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Autorizzazione lavoro straordinario: basta il consenso

Una dipendente pubblica si è vista negare il pagamento dello straordinario in primo e secondo grado per mancanza di autorizzazione formale. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che per l’autorizzazione lavoro straordinario è sufficiente il consenso anche implicito del datore di lavoro. La Corte ha chiarito che il lavoro non deve essere svolto all’insaputa o contro la volontà del datore, valorizzando la sostanza sulla forma e rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lavoro Straordinario Pubblico: l’Autorizzazione Può Essere Implicita

Il tema del compenso per il lavoro extra è cruciale nel pubblico impiego, dove la necessità di una autorizzazione lavoro straordinario è spesso vista come un rigido requisito formale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, tuttavia, chiarisce un principio fondamentale: per il diritto alla retribuzione, conta più il consenso del datore di lavoro, anche se implicito, che un documento formale. Questa decisione sottolinea che la sostanza del rapporto prevale sulla forma, proteggendo il diritto del lavoratore a una giusta retribuzione.

I Fatti del Caso: Una Lunga Battaglia per il Compenso dello Straordinario

Una collaboratrice amministrativa di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) ha chiesto in giudizio il pagamento di quasi 1.700 ore di lavoro straordinario, accumulate in un arco temporale di diversi anni, per un valore superiore a 20.000 euro. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte di Appello avevano respinto la sua richiesta. La ragione principale del rigetto era la mancanza di una prova documentale di un’autorizzazione preventiva e formale per ogni ora di straordinario svolta. La lavoratrice aveva prodotto una nota di un dirigente che, a posteriori, attestava la necessità e l’autorizzazione di tale lavoro extra per esigenze di servizio, ma i giudici di merito l’avevano ritenuta insufficiente, considerandola una sanatoria tardiva e priva di valore probatorio.

La Decisione della Cassazione sull’autorizzazione lavoro straordinario

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi principali del ricorso della lavoratrice, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. I giudici supremi hanno ribadito un principio consolidato, ma spesso interpretato in modo restrittivo: il diritto al compenso per lo straordinario presuppone l’autorizzazione dell’amministrazione. Tuttavia, la Corte ha specificato cosa si debba intendere per “autorizzazione”.

Non è necessario un atto formale e scritto per ogni singola prestazione. Ciò che è determinante è che il lavoro non sia stato svolto all’insaputa del datore di lavoro o contro la sua volontà espressa (insciente vel prohibente domino). Il consenso, anche se manifestato in modo implicito o attraverso fatti concludenti, è sufficiente a integrare il requisito dell’autorizzazione e a far sorgere il diritto alla retribuzione.

Le Motivazioni: Il Principio del Consenso Implicito

La Corte ha spiegato che, sebbene le norme contrattuali del pubblico impiego prevedano procedure specifiche per l’autorizzazione dello straordinario (legate a esigenze di programmazione e di spesa), queste regole attengono al rapporto interno tra dirigente e amministrazione. Dal punto di vista del lavoratore, ciò che conta è lo svolgimento della prestazione su incarico, anche solo implicito, del datore. Negare il compenso per un lavoro di cui l’amministrazione era consapevole e che ha di fatto accettato, solo per un vizio di forma, violerebbe il principio costituzionale di giusta retribuzione (art. 36 Cost.) e le norme del codice civile (art. 2126 c.c.) che tutelano il lavoro effettivamente prestato.
La decisione della Corte d’Appello è stata criticata proprio per questo: si è concentrata eccessivamente sulla mancanza di documenti formali, senza valutare se, nel concreto, l’ASL fosse a conoscenza e avesse acconsentito allo svolgimento delle ore extra, come suggerito dalla nota del dirigente prodotta in giudizio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Lavoratori e Pubbliche Amministrazioni

Questa ordinanza ha importanti conseguenze pratiche. Per i dipendenti pubblici, rafforza la possibilità di ottenere il pagamento dello straordinario anche in assenza di un’autorizzazione cartacea preventiva, a patto di poter dimostrare che i superiori erano a conoscenza e non si sono opposti. Per le pubbliche amministrazioni, funge da monito: non possono beneficiare di prestazioni lavorative extra e poi negarne il compenso appellandosi a cavilli formali. La consapevolezza e l’accettazione del lavoro straordinario da parte dei dirigenti responsabili equivalgono a un’autorizzazione, facendo sorgere l’obbligo di retribuire il dipendente. In definitiva, la Corte promuove un approccio basato sulla buona fede e sulla realtà effettiva del rapporto di lavoro.

È sempre necessaria un’autorizzazione scritta e preventiva per il pagamento del lavoro straordinario nel pubblico impiego?
No, secondo la Corte di Cassazione non è indispensabile un atto formale. Ciò che conta è che la prestazione non sia stata svolta all’insaputa o contro la volontà del datore di lavoro. Il consenso, anche implicito, è sufficiente per far sorgere il diritto al compenso.

Una certificazione di un dirigente, rilasciata dopo lo svolgimento dello straordinario, ha valore di prova?
Sì, può avere un valore probatorio rilevante. La Corte di Cassazione ha censurato la decisione dei giudici di merito per non aver adeguatamente considerato tale attestazione, che avrebbe potuto dimostrare l’esistenza del consenso del datore di lavoro allo svolgimento delle prestazioni extra.

Cosa significa che il diritto al compenso per lo straordinario si basa sul consenso ‘non insciente vel prohibente domino’?
Significa che il lavoratore ha diritto al pagamento se il datore di lavoro era a conoscenza delle prestazioni straordinarie e non si è opposto. È fondamentale dimostrare che l’amministrazione ha, di fatto, acconsentito, anche tacitamente, allo svolgimento del lavoro supplementare, integrando così il requisito per la retribuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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