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Autoriduzione del canone: quando è illegittima?

Una recente ordinanza della Cassazione esamina il caso di una società conduttrice che aveva praticato l’autoriduzione del canone di locazione, ritenendo eccessiva la richiesta della nuova proprietaria dell’immobile. I giudici hanno stabilito che tale comportamento costituisce inadempimento contrattuale, poiché l’offerta di pagamento parziale non era né completa né formale. L’ordinanza chiarisce che il rifiuto del locatore di accettare una somma inferiore al dovuto è legittimo. Il ricorso della società è stato dichiarato inammissibile per mancanza di specificità dei motivi, confermando la condanna al pagamento delle differenze maturate.

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Pubblicato il 5 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Autoriduzione del Canone: Un Rischio Calcolato o un Salto nel Vuoto? L’Analisi della Cassazione

L’autoriduzione del canone di locazione rappresenta una delle questioni più delicate e rischiose nei rapporti tra proprietario e inquilino. Si tratta della scelta, operata in autonomia dal conduttore, di versare un importo inferiore a quello contrattualmente previsto, spesso a fronte di presunti inadempimenti della controparte o di contestazioni sull’importo dovuto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per analizzare i confini di questa pratica e le sue gravi conseguenze legali, ribadendo un principio consolidato: agire unilateralmente è quasi sempre una mossa sbagliata.

I Fatti di Causa: Una Controversia su Due Contratti

La vicenda giudiziaria trae origine da un contratto di locazione commerciale. Una società conduceva in affitto un immobile sulla base di un accordo risalente al 1995, che prevedeva un canone mensile di circa 480 euro. Questo contratto ne sostituiva uno precedente, del 1991, che fissava un canone leggermente superiore.

Nel 2011, l’immobile viene venduto e la nuova proprietaria, subentrando nel contratto, richiede alla società conduttrice il pagamento di un canone aggiornato sulla base del primo contratto del 1991, ritenuto l’unico valido. La società, pur ritenendo corretta la base di calcolo del contratto del 1995, per un periodo paga un importo maggiore per evitare contenziosi. Successivamente, però, decide di procedere con l’autoriduzione del canone, versando una somma che riteneva congrua, ma inferiore a quella richiesta. La proprietaria rifiuta sistematicamente questi pagamenti, effettuati tramite vaglia postali, e avvia una procedura di sfratto per morosità.

La Decisione dei Giudici di Merito e il Principio della Buona Fede

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla locatrice, pur con delle precisazioni. La Corte d’Appello, in particolare, ha chiarito che il contratto di riferimento era effettivamente quello del 1995, con il canone più basso. Tuttavia, ha qualificato la società conduttrice come inadempiente.

Perché? Perché l’autoriduzione del canone era stata effettuata in modo non proporzionato e contrario al principio di buona fede. Inoltre, l’offerta di pagamento tramite vaglia postali, per un importo inferiore al dovuto, era stata considerata un’offerta “non formale” e “incompleta”, e quindi non idonea a liberare il debitore dalla sua obbligazione. Il rifiuto della proprietaria di incassare somme parziali è stato ritenuto, di conseguenza, pienamente legittimo.

L’inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La società ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando diversi vizi procedurali. In particolare, sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel valutare la sua morosità e nel non considerare la “volontà lucida” della proprietaria di rifiutare qualsiasi pagamento.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza neppure entrare nel merito di molte questioni. La ragione principale risiede nella modalità con cui è stato formulato il ricorso. I motivi di appello sono stati giudicati generici, non aderenti alla sentenza impugnata e, in sostanza, un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sui fatti della causa, cosa non consentita in sede di legittimità.

La Corte ha colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali:
1. Completezza dell’offerta di pagamento: Per evitare la mora, l’offerta del debitore deve essere “seria, tempestiva e completa”. Deve cioè coprire l’intero ammontare del debito, comprensivo di interessi e spese. Un’offerta parziale non è sufficiente e il creditore può legittimamente rifiutarla.
2. Onere della prova e specificità del ricorso: Chi ricorre in Cassazione ha l’onere di formulare censure specifiche e pertinenti, criticando la ratio decidendi (la ragione giuridica) della decisione impugnata. Non può limitarsi a riproporre le proprie tesi o a contestare genericamente la valutazione dei fatti.

In questo caso, la società ricorrente non è riuscita a dimostrare in che modo la Corte d’Appello avesse violato la legge nel ritenerla inadempiente, data l’accertata e prolungata corresponsione di un canone inferiore al dovuto.

Le Conclusioni: Cosa Imparare da Questa Ordinanza

L’ordinanza in esame è un monito per tutti i conduttori. L’autoriduzione del canone è una pratica estremamente pericolosa che espone al rischio concreto di uno sfratto per morosità e a una condanna per inadempimento. La giurisprudenza ammette questa facoltà solo in casi eccezionali, ovvero quando l’inadempimento del locatore è talmente grave da privare completamente il conduttore del godimento dell’immobile (es. immobile inagibile). In tutti gli altri casi, anche se si ritiene di avere ragione, la strada maestra è quella di continuare a pagare il canone pattuito (eventualmente con riserva di ripetizione) e agire in giudizio per far accertare il proprio diritto. Agire unilateralmente, come dimostra questa vicenda, porta quasi sempre a conseguenze negative.

Un inquilino può decidere autonomamente di ridurre il canone di locazione se ritiene che la richiesta del proprietario sia eccessiva?
No. Salvo casi eccezionali di totale inadempimento del locatore che impedisca il godimento dell’immobile, la Cassazione ribadisce che l’autoriduzione del canone è un comportamento illegittimo e costituisce inadempimento contrattuale da parte del conduttore.

L’invio di pagamenti parziali, come vaglia postali rifiutati dal locatore, è sufficiente per evitare la mora e lo sfratto?
No. Secondo la Corte, un’offerta di pagamento per essere valida ed efficace a escludere la mora del debitore deve essere seria, tempestiva e completa. Deve includere l’intera somma dovuta, comprensiva di eventuali interessi e spese. Offerte parziali o informali, come vaglia per importi inferiori, possono essere legittimamente rifiutate dal creditore.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché i motivi presentati dalla società erano generici e non criticavano in modo specifico la ‘ratio decidendi’ (la ragione giuridica fondamentale) della sentenza d’appello. Il ricorso si limitava a contestare la valutazione dei fatti, tentando di ottenere un nuovo esame del merito, attività preclusa nel giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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