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Autodichia: quando il conflitto di giurisdizione non c’è

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per conflitto negativo di giurisdizione sollevato da alcuni collaboratori del Senato. Sia gli organi di autodichia interni sia il giudice ordinario avevano negato la propria competenza a decidere sulla natura subordinata del loro rapporto di lavoro. La Cassazione ha chiarito che non sussiste un vero conflitto, poiché l’organo di autodichia ha deciso nel merito, negando l’esistenza di un rapporto con l’Amministrazione del Senato, mentre il giudice ordinario ha declinato la giurisdizione in astratto sulla base della domanda proposta.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Autodichia Parlamentare e Lavoro: la Cassazione chiarisce i confini del conflitto di giurisdizione

L’ordinanza in commento affronta una questione complessa e delicata che si colloca al confine tra diritto del lavoro e diritto costituzionale: il perimetro dell’autodichia degli organi parlamentari e la configurabilità di un conflitto di giurisdizione. Con la pronuncia n. 4312 del 2024, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno stabilito che non si configura un reale conflitto negativo di giurisdizione se l’organo di giustizia interno e il giudice ordinario negano la propria competenza sulla base di presupposti differenti, uno decidendo nel merito e l’altro in rito.

I fatti del caso

Quattro collaboratrici hanno lavorato per decenni presso il Senato della Repubblica sulla base di contratti di collaborazione coordinata e continuativa o a tempo determinato, formalmente stipulati con i Presidenti succedutisi nel tempo. Sostenendo che le loro prestazioni fossero in realtà svolte in regime di piena subordinazione, inserite nell’organizzazione dell’ente e soggette al potere direttivo e gerarchico dell’Amministrazione del Senato, hanno agito in giudizio per ottenere il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato de facto.

Inizialmente, le lavoratrici si sono rivolte agli organi di giustizia interni del Senato (Commissione Contenziosa e Consiglio di Garanzia), i quali hanno dichiarato i ricorsi inammissibili. Successivamente, hanno adito il Tribunale di Roma in funzione di Giudice del Lavoro, il quale ha a sua volta declinato la propria giurisdizione, ritenendo la materia di competenza esclusiva dell’autodichia senatoriale. Trovandosi di fronte a due pronunce negative, le ricorrenti hanno sollevato un conflitto negativo di giurisdizione dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’ambito dell’Autodichia e la posizione dei giudici

Il concetto di autodichia rappresenta una deroga fondamentale al principio dell’unità della giurisdizione. Esso garantisce agli organi costituzionali l’indipendenza anche attraverso la gestione autonoma delle controversie con il proprio personale. Nel caso di specie, i due organi giurisdizionali aditi sono giunti a conclusioni opposte partendo da prospettive diverse.

Gli organi di giustizia del Senato: Hanno escluso la propria competenza sostenendo che l’autodichia si applica solo ai rapporti di lavoro instaurati tramite concorso pubblico con l’Amministrazione del Senato. Nel caso in esame, hanno ritenuto che i rapporti fossero di natura privatistica e intercorsi direttamente con le persone fisiche dei Presidenti pro tempore, che agivano a titolo personale e non in rappresentanza dell’istituzione. Di fatto, hanno negato nel merito la configurabilità di un rapporto di lavoro con il Senato.

Il Tribunale di Roma: Ha declinato la giurisdizione affermando che qualsiasi rivendicazione che prospetti l’instaurazione, anche di fatto, di un rapporto di lavoro subordinato con il Senato rientra nella giurisdizione domestica dell’organo costituzionale, a prescindere dalle modalità di costituzione del rapporto.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Le Sezioni Unite hanno dichiarato il ricorso inammissibile, escludendo l’esistenza di un reale conflitto di giurisdizione. La Corte ha spiegato che un conflitto si configura solo quando due giudici, basandosi su presupposti omogenei e valutando la domanda in astratto, negano entrambi la propria potestas judicandi.

Questo non è avvenuto nel caso di specie. Il Tribunale di Roma ha correttamente declinato la giurisdizione in astratto, basandosi sulla domanda delle ricorrenti che asserivano un rapporto di lavoro con il Senato. Al contrario, il Consiglio di Garanzia del Senato non si è limitato a una valutazione astratta: è entrato nel merito della questione. Ha analizzato la natura del rapporto e ha concluso che non fosse intercorso con l’Amministrazione del Senato, ma con soggetti terzi (i singoli Presidenti). Pertanto, la sua non è stata una mera pronuncia sulla giurisdizione, ma una decisione di merito che ha ritenuto infondata la domanda così come proposta contro il Senato, indicando implicitamente che l’azione andava rivolta verso altri soggetti.

In sintesi, non c’è contrasto perché i due giudici non hanno negato la giurisdizione sulla stessa identica questione: uno l’ha negata sulla base della domanda (rapporto con il Senato), l’altro ha negato che tale rapporto esistesse, rigettando di fatto la pretesa nel merito.

Conclusioni

La decisione della Cassazione ribadisce un principio fondamentale in tema di conflitto di giurisdizione: per la sua sussistenza, è necessario che le pronunce declinatorie siano omogenee e basate su una valutazione puramente processuale della domanda. Se uno dei due organi giudicanti, pur utilizzando la formula della declinatoria di giurisdizione, di fatto decide sul merito della pretesa, negando la sussistenza stessa del rapporto giuridico dedotto in giudizio, il conflitto non può configurarsi. Questa ordinanza offre un importante chiarimento sui confini dell’autodichia parlamentare e sulle condizioni per sollevare un conflitto, sottolineando l’importanza di distinguere tra una valutazione sulla competenza e una decisione che, nella sostanza, incide sul diritto reclamato.

Quando si configura un reale conflitto negativo di giurisdizione?
Un reale conflitto negativo di giurisdizione si configura solo quando due diverse autorità giudiziarie, valutando la domanda in modo astratto e sulla base di dati omogenei, negano entrambe la propria competenza a decidere sulla stessa identica pretesa.

Perché in questo caso la Cassazione ha escluso il conflitto tra giudice ordinario e autodichia del Senato?
La Cassazione ha escluso il conflitto perché le due decisioni non erano omogenee. Il Tribunale ha negato la giurisdizione in astratto sulla base della domanda (richiesta di accertamento di un rapporto con il Senato). L’organo di autodichia, invece, è entrato nel merito, negando che un tale rapporto con il Senato fosse mai esistito e qualificandolo come un rapporto privato con altre persone fisiche.

Qual è stata la conseguenza pratica della decisione dell’organo di autodichia?
L’organo di autodichia, pur dichiarando il ricorso inammissibile, ha di fatto emesso una pronuncia sul merito, affermando che le pretese delle lavoratrici non potevano essere rivolte contro l’Amministrazione del Senato, ma avrebbero dovuto essere fatte valere nei confronti delle persone fisiche (i Presidenti pro tempore) con cui i contratti erano stati stipulati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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