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Attestazione di conformità: se assente è inefficace

La Corte di Cassazione stabilisce che la mancata attestazione di conformità delle copie di titolo, precetto e pignoramento, depositate all’iscrizione a ruolo, causa l’inefficacia del pignoramento e l’estinzione del processo esecutivo. Questo vizio non è una mera irregolarità sanabile, ma un requisito essenziale da rispettare entro il termine perentorio previsto dalla legge.

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Attestazione di conformità: la Cassazione conferma la sanzione di inefficacia del pignoramento

Nel processo esecutivo, il rispetto delle forme e dei termini non è un mero formalismo, ma una garanzia per tutte le parti coinvolte. Un recente intervento della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28513 del 2025, ha ribadito con forza questo principio, affrontando la cruciale questione della attestazione di conformità. La Corte ha chiarito che l’omesso deposito delle copie conformi degli atti prodromici (titolo, precetto e pignoramento) entro i termini di legge non costituisce una semplice irregolarità sanabile, ma determina la drastica conseguenza dell’inefficacia del pignoramento e l’estinzione dell’intera procedura.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’espropriazione immobiliare. Il creditore procedente, al momento di iscrivere a ruolo la procedura, depositava telematicamente le copie dell’atto di precetto e dell’atto di pignoramento senza, tuttavia, corredarle della necessaria attestazione di conformità agli originali, resa dal proprio avvocato.

Il giudice dell’esecuzione, rilevata d’ufficio tale mancanza, dichiarava l’inefficacia del pignoramento e l’estinzione del processo, nonostante l’offerta tardiva del creditore di produrre gli originali o le attestazioni mancanti. Contro tale provvedimento, il creditore proponeva reclamo e il Tribunale di Milano, riscontrando un contrasto giurisprudenziale sul punto, decideva di rimettere la questione alla Corte di Cassazione attraverso il meccanismo del rinvio pregiudiziale ai sensi dell’art. 363-bis c.p.c.

La questione di diritto e l’importanza della attestazione di conformità

Il quesito posto alla Suprema Corte era fondamentale: la mancanza della attestazione di conformità sulle copie degli atti depositati per l’iscrizione a ruolo, pur avvenuta nel termine di legge, costituisce una causa di inefficacia del pignoramento, insanabile, oppure si tratta di una mera irregolarità formale che può essere sanata con un deposito successivo?

La risposta a questa domanda incide profondamente sulla stabilità delle procedure esecutive e sugli oneri di diligenza richiesti ai creditori e ai loro difensori. Da un lato, una visione rigorosa tutela la certezza del diritto e l’ordinato svolgimento del processo. Dall’altro, una visione più flessibile potrebbe evitare la chiusura in rito di procedure per vizi considerati puramente formali.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha sposato l’interpretazione rigorosa, enunciando il seguente principio di diritto:

> «L’iscrizione a ruolo del processo esecutivo (immobiliare e presso terzi) va effettuata nel termine perentorio previsto dagli artt. 543 e 557 c.p.c., mediante il deposito di copie, attestate conformi agli originali dall’avvocato del creditore, degli atti indicati in tali norme; il tardivo deposito delle copie attestate conformi determina l’inefficacia del pignoramento e l’estinzione del processo, onde non è suscettibile di sanatoria l’eventuale deposito di copie non attestate conformi, oltre il suddetto termine perentorio, neppure mediante il deposito tardivo delle attestazioni di conformità mancanti».

In sostanza, non c’è spazio per sanatorie. Il deposito deve essere completo e formalmente corretto fin dall’inizio.

Le motivazioni: perché l’attestazione di conformità è cruciale

La Corte ha fondato la sua decisione su una serie di argomentazioni logico-giuridiche solide e coerenti.

L’interpretazione letterale delle norme

In primo luogo, il dato normativo è inequivocabile. Sia l’art. 557 c.p.c. (per l’espropriazione immobiliare) sia l’art. 543 c.p.c. (per quella presso terzi) richiedono esplicitamente il deposito di ‘copie conformi’. Le recenti riforme legislative hanno ulteriormente rafforzato questo requisito, collegando espressamente la sanzione dell’inefficacia al mancato rispetto delle modalità di deposito. Distinguere tra ‘copia’ e ‘copia conforme’ sarebbe un’operazione interpretativa contra litteram, ovvero contraria al chiaro tenore della legge.

L’inapplicabilità del ‘raggiungimento dello scopo’

La difesa del creditore si basava implicitamente sul principio del raggiungimento dello scopo, secondo cui un atto nullo può essere sanato se ha raggiunto l’obiettivo a cui era preposto. La Corte ha respinto questa tesi, chiarendo che qui non si discute di nullità, ma di inefficacia derivante dalla scadenza di un termine perentorio. Una volta scaduto il termine per compiere un’attività in modo corretto, la parte decade dalla possibilità di farlo, e l’inefficacia è la conseguenza automatica prevista dal legislatore.

La differenza con il giudizio di legittimità

La Corte ha anche distinto nettamente il caso in esame dai precedenti delle Sezioni Unite relativi alla sanatoria per mancata attestazione di conformità nel ricorso per cassazione. Quelle decisioni, spiega la sentenza, si applicavano a un contesto eccezionale e transitorio (il passaggio dal processo cartaceo a quello telematico) e a una dinamica processuale diversa, caratterizzata da un contraddittorio pieno. Nel processo esecutivo, invece, il contraddittorio è ‘attenuato’ e il giudice ha il potere-dovere di verificare d’ufficio la sussistenza dei presupposti processuali per procedere, senza poter attendere una ‘non contestazione’ da parte del debitore, che spesso non è nemmeno costituito in giudizio.

Le esigenze del processo esecutivo

Infine, la decisione si fonda sulle specifiche esigenze del processo esecutivo. Questo tipo di processo ha un impatto notevole e invasivo sulla sfera patrimoniale del debitore e di eventuali terzi. È quindi fondamentale che il giudice possa verificare fin da subito, sulla base di documenti attendibili (le copie conformi, appunto), la legittimità dell’azione esecutiva. Consentire depositi incompleti o sanatorie tardive introdurrebbe incertezze e ritardi, in contrasto con l’obiettivo di celerità ed efficienza che anima le recenti riforme del settore.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Creditori

La sentenza della Cassazione lancia un messaggio inequivocabile ai professionisti legali e ai creditori: la diligenza nella fase iniziale del processo esecutivo è massima e non ammette deroghe. L’attestazione di conformità non è un orpello burocratico, ma un requisito di validità la cui mancanza ha effetti fatali sulla procedura. Per evitare l’inefficacia del pignoramento, è imperativo che l’iscrizione a ruolo sia effettuata depositando, entro i termini perentori, le copie di tutti gli atti richiesti, complete della necessaria e corretta attestazione di conformità resa dal difensore. Non esistono seconde opportunità o possibilità di rimediare a posteriori.

Cosa succede se un creditore iscrive a ruolo un pignoramento depositando le copie del titolo e del precetto senza l’attestazione di conformità dell’avvocato?
Secondo la Corte di Cassazione, il pignoramento diventa inefficace e il processo esecutivo si estingue. Il giudice è tenuto a dichiarare l’estinzione anche d’ufficio.

È possibile sanare il difetto depositando l’attestazione di conformità in un momento successivo alla scadenza del termine per l’iscrizione a ruolo?
No, non è possibile. La Corte ha stabilito che il vizio è insanabile. Il deposito delle copie correttamente attestate deve avvenire entro il termine perentorio previsto dalla legge, altrimenti la decadenza è definitiva.

Perché la Corte è così rigorosa su un requisito che potrebbe sembrare puramente formale?
La Corte ritiene che l’attestazione di conformità sia un requisito sostanziale per garantire la certezza e la celerità del processo esecutivo. Essa consente al giudice di verificare immediatamente la validità dei documenti su cui si fonda l’esecuzione, evitando ritardi e proteggendo il debitore da azioni basate su presupposti non correttamente documentati, in un procedimento dove il contraddittorio è limitato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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