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Attestazione conformità avvocato: i limiti del potere

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27565/2025, ha chiarito i limiti del potere di attestazione di conformità dell’avvocato per gli atti processuali. In un caso relativo a un equo indennizzo, la Corte ha stabilito che l’avvocato non può certificare la conformità di copie digitali estratte direttamente da originali cartacei contenuti nel fascicolo d’ufficio. Tale potere è riservato al cancelliere. L’avvocato può certificare solo copie di atti che detiene in originale o in copia già conforme.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Attestazione di conformità: la Cassazione fissa i paletti per l’avvocato

Nel processo telematico, l’attestazione di conformità rappresenta uno strumento fondamentale, ma il suo utilizzo è soggetto a regole precise. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 27565/2025) ha ribadito i confini del potere dell’avvocato, specificando quando la certificazione del cancelliere è insostituibile. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per la validità degli atti depositati telematicamente.

I Fatti di Causa: una richiesta di equo indennizzo

Un cittadino aveva richiesto un equo indennizzo per la durata irragionevole di un precedente giudizio di lavoro. La sua domanda era stata respinta in prima istanza. In sede di opposizione davanti alla Corte d’Appello, il suo difensore aveva depositato telematicamente la documentazione del giudizio presupposto, inclusi i verbali di causa, allegando una propria attestazione di conformità. In questa dichiarazione, l’avvocato asseriva che il file PDF depositato era una copia informatica conforme all’originale analogico.

La Corte d’Appello ha respinto la domanda, sostenendo che l’avvocato non avesse il potere di attestare la conformità di atti, come i verbali d’udienza, i cui originali sono contenuti nei fascicoli cartacei d’ufficio. Secondo i giudici di merito, tale potere spetta esclusivamente al cancelliere. Di qui il ricorso per cassazione del cittadino.

Il Potere di attestazione di conformità dell’avvocato

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, rigettando il ricorso. I giudici supremi hanno chiarito che il potere di certificazione del difensore non è generale, ma limitato a specifiche ipotesi previste dalla legge.

In particolare, la normativa (art. 16 decies del D.L. 179/2012) consente all’avvocato di attestare la conformità di una copia informatica di un atto analogico solo a condizione che egli detenga l’atto stesso in originale o in copia conforme. I verbali di causa, redatti dal cancelliere e custoditi nel fascicolo d’ufficio, non rientrano in questa casistica. Essendo il cancelliere il pubblico ufficiale che forma e detiene l’originale, spetta a lui rilasciare copie autentiche.

In sintesi, l’avvocato non può estrarre una copia semplice dal fascicolo d’ufficio e poi autocertificarne la conformità. Deve prima ottenere una copia conforme dal cancelliere e, solo a quel punto, potrà attestare la conformità di ulteriori copie digitali da essa estratte.

Errore di Fatto vs. Errore di Diritto: una distinzione cruciale

Nel corso del giudizio, il ricorrente aveva sostenuto che le sue copie digitali non derivavano dagli originali, bensì da copie cartacee già certificate conformi dal cancelliere. La Cassazione ha qualificato la mancata considerazione di questo dettaglio da parte della Corte d’Appello come un potenziale “errore di fatto”.

Tuttavia, l’errore di fatto (una svista percettiva del giudice sugli atti di causa) non è un motivo valido per il ricorso in Cassazione. Esso deve essere contestato attraverso un diverso rimedio, la “revocazione”, da presentare allo stesso giudice che ha commesso l’errore. Per questo motivo, la censura è stata dichiarata inammissibile.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sottolineando la natura speciale e non estensibile delle norme che conferiscono al difensore il potere di certificazione. Il legislatore, nel richiedere l’autenticità delle copie per il giudizio di equo indennizzo, ha inteso garantire la certezza dei dati processuali. I verbali di causa sono atti certificativi la cui autenticità è garantita dal cancelliere quale pubblico ufficiale. Permettere all’avvocato di attestare direttamente la conformità di copie estratte dal fascicolo d’ufficio significherebbe esorbitare dai limiti normativi, che distinguono nettamente tra atti in possesso del difensore e atti custoditi dalla cancelleria.

La Corte ha specificato che né l’art. 16 decies né l’art. 16 bis, comma 9 bis, del D.L. 179/2012 si applicano a questa fattispecie. La prima norma richiede il possesso dell’originale o della copia conforme, la seconda riguarda l’estrazione da fascicoli informatici, non cartacei. Pertanto, la certificazione dei verbali cartacei d’ufficio resta di competenza esclusiva del cancelliere.

Conclusioni

La sentenza consolida un principio procedurale di fondamentale importanza: il potere di attestazione di conformità dell’avvocato non è assoluto. Per gli atti processuali i cui originali sono conservati nei fascicoli cartacei del tribunale, è indispensabile ottenere una copia autentica rilasciata dalla cancelleria. Solo successivamente il difensore potrà procedere a ulteriori certificazioni. Ignorare questa regola espone al rischio concreto di vedere le proprie istanze respinte per difetto di prova, con gravi conseguenze sull’esito del giudizio.

Un avvocato può sempre attestare la conformità di una copia digitale di un atto processuale cartaceo?
No. Può farlo solo se detiene l’atto in originale o in una copia già certificata conforme da un pubblico ufficiale, come il cancelliere. Non può certificare la conformità di una copia da lui creata direttamente da un originale presente nel fascicolo d’ufficio del tribunale.

Chi ha la competenza esclusiva per certificare la conformità delle copie dei verbali di causa presenti in un fascicolo cartaceo?
La competenza esclusiva spetta al cancelliere, in quanto è il pubblico ufficiale che forma e detiene l’originale del documento nel fascicolo d’ufficio.

Cosa succede se un giudice commette un errore nel percepire un fatto documentale, come l’esistenza di un timbro di conformità su una copia?
Si configura un “errore di fatto”. Secondo la Cassazione, tale errore non può essere corretto con un ricorso per cassazione, ma richiede un’azione specifica chiamata “revocazione”, da proporre davanti allo stesso giudice che ha emesso la sentenza viziata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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