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Attendibilità dei testimoni: la prova in giudizio

Una donna ha citato in giudizio una società per ottenere il risarcimento dei danni a seguito di una caduta in una stazione della metropolitana. La sua richiesta è stata respinta sia in primo grado che in appello per mancanza di prove. I giudici hanno ritenuto le dichiarazioni dei testimoni presentati come contraddittorie e, di conseguenza, inattendibili. Questo caso evidenzia il ruolo decisivo dell’attendibilità dei testimoni nei procedimenti civili di risarcimento del danno.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Attendibilità dei Testimoni: Quando le Prove Non Bastano

Nel contesto di una causa per risarcimento danni, la prova testimoniale assume spesso un ruolo centrale. Tuttavia, cosa accade quando le testimonianze presentate, anziché chiarire i fatti, introducono elementi di confusione e contraddizione? Una recente sentenza della Corte d’Appello di Napoli ci offre un chiaro esempio di come l’attendibilità dei testimoni sia un pilastro fondamentale per il successo di un’azione legale, e di come la sua mancanza possa portare al rigetto della domanda. Questo principio è cruciale per chiunque intenda avviare una causa basandosi principalmente sulle dichiarazioni di terzi.

Il Fatto: Una Caduta in Metropolitana e la Richiesta di Risarcimento

Una donna subiva una grave frattura a seguito di una caduta all’interno di una stazione della metropolitana. Secondo la sua ricostruzione, l’incidente era stato causato dalla pavimentazione danneggiata e resa scivolosa dalla presenza di acqua piovana. Di conseguenza, citava in giudizio la società responsabile della manutenzione della stazione, chiedendo un cospicuo risarcimento per i danni biologici, morali e le spese mediche sostenute, invocando la responsabilità da cosa in custodia prevista dall’art. 2051 del Codice Civile.

La Decisione dei Giudici di Primo e Secondo Grado

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello successivamente hanno respinto integralmente la domanda della donna. Nonostante la presentazione di due testimoni oculari, i giudici hanno ritenuto che le prove fornite non fossero sufficienti a dimostrare la fondatezza della pretesa. La decisione si è basata su una valutazione negativa circa la credibilità delle testimonianze rese, considerate lacunose e, soprattutto, contraddittorie su punti decisivi della vicenda.

Le Motivazioni: Il Ruolo Cruciale dell’Attendibilità dei Testimoni

Il cuore della decisione risiede nell’analisi dell’attendibilità dei testimoni. La Corte d’Appello ha confermato la valutazione del primo giudice, evidenziando come le dichiarazioni dei due testi fossero inconciliabili tra loro su aspetti fondamentali successivi alla caduta.

In particolare, sono emerse due versioni completamente diverse su come la danneggiata fosse stata trasportata in ospedale: una testimone ha affermato di aver chiamato le guardie giurate e, in attesa di un’ambulanza mai arrivata, di essersi fatta accompagnare al pronto soccorso da uno sconosciuto presente sul posto insieme alla vittima e all’altra teste; la seconda testimone ha invece dichiarato che era stata chiamata un’altra sorella della vittima, la quale a sua volta aveva contattato il proprio figlio per portarle in ospedale, mentre lei se ne era tornata a casa.

I giudici hanno sottolineato che tali discrepanze non rappresentavano semplici imprecisioni dovute al tempo trascorso, ma vere e proprie versioni alternative di un fatto cruciale. A queste si aggiungeva un’ulteriore incongruenza tra la dinamica descritta in giudizio (caduta su pavimento dissestato) e quanto riportato nel referto del pronto soccorso, dove la vittima aveva dichiarato di essere ‘scivolata per le scale’.

Queste contraddizioni, unite alla mancata individuazione precisa del luogo dell’incidente, hanno portato i giudici a concludere che le testimonianze fossero del tutto inattendibili, rendendo la domanda sfornita di prova.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ribadisce un principio fondamentale del processo civile: chi agisce in giudizio ha l’onere di provare i fatti posti a fondamento della propria domanda. La prova testimoniale è valida solo se attendibile. Contraddizioni su elementi chiave della narrazione possono minare irrimediabilmente la credibilità dei testi e, di conseguenza, l’esito della causa. Per avere successo, non è sufficiente presentare dei testimoni; è indispensabile che le loro dichiarazioni siano coerenti, precise e concordanti, non solo con quelle degli altri testi, ma anche con le altre prove documentali presenti in atti. In caso contrario, come dimostra questo caso, il rischio è quello di veder rigettata la propria richiesta e di essere condannati anche al pagamento delle spese legali.

Perché la richiesta di risarcimento è stata respinta nonostante la presenza di testimoni?
La richiesta è stata respinta perché le dichiarazioni dei testimoni sono state giudicate contraddittorie e inattendibili. Essi hanno fornito versioni diverse e inconciliabili riguardo a eventi cruciali successivi alla caduta, come le modalità di trasporto in ospedale, minando la loro credibilità complessiva.

Qual è il compito del giudice nella valutazione della prova testimoniale?
Il compito del giudice è verificare l’attendibilità intrinseca delle dichiarazioni, valutandone la logica, la coerenza e l’analiticità. Il giudice deve confrontare le deposizioni tra loro e con gli altri elementi di prova, potendo escludere la credibilità di una o entrambe le testimonianze se appaiono incongrue o divergenti.

Una contraddizione su un dettaglio può invalidare un’intera testimonianza?
Sì, secondo la Corte, contraddizioni su ‘punti decisivi’ della vicenda, anche se successivi all’evento principale, sono sufficienti a far ritenere l’intera testimonianza inattendibile. Nel caso specifico, le versioni divergenti sul soccorso prestato alla vittima sono state ritenute abbastanza gravi da inficiare la prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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