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Assunzioni obbligatorie: Cassazione su procedura

Una lavoratrice ha impugnato la procedura di assunzione di un’altra candidata disabile, sostenendo l’illegittimità della selezione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. L’ordinanza ha stabilito che la procedura era una mera verifica di idoneità e non una valutazione comparativa illegittima, validando l’operato dell’ente pubblico nell’ambito delle assunzioni obbligatorie e sottolineando i rigorosi limiti del giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Assunzioni obbligatorie: la Cassazione sui criteri di selezione e il ruolo delle convenzioni

Le procedure di selezione per le assunzioni obbligatorie di lavoratori disabili rappresentano un tema delicato, in cui si bilanciano il diritto al lavoro, i principi di imparzialità della Pubblica Amministrazione e le specifiche esigenze operative degli enti. Con l’ordinanza n. 27303/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui limiti del sindacato giurisdizionale in materia, chiarendo la differenza tra valutazione comparativa e mera verifica dell’idoneità e ribadendo i rigorosi oneri formali per chi intende impugnare tali procedure.

I Fatti di Causa

Una candidata partecipava a una selezione indetta da un’agenzia pubblica regionale per la copertura di un posto di “coadiutore amministrativo”, riservato a persone con disabilità. All’esito della procedura, veniva assunta un’altra candidata. La lavoratrice esclusa decideva di agire in giudizio, sostenendo che la selezione fosse stata illegittima. A suo dire, l’ente aveva condotto una valutazione comparativa tra i candidati, in violazione delle norme che prevedevano una semplice verifica di idoneità. Contestava, inoltre, la validità della convenzione stipulata tra l’agenzia e il Centro per l’impiego, ritenendola generica e discriminatoria.
Sia il Tribunale che la Corte di Appello rigettavano le sue domande, affermando che la procedura si era limitata a verificare il possesso dei requisiti e delle conoscenze di base per il ruolo, senza effettuare alcuna comparazione. La lavoratrice, non soddisfatta, proponeva quindi ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e la questione sulle assunzioni obbligatorie

Davanti alla Suprema Corte, la ricorrente lamentava una serie di vizi. Sosteneva che i giudici di merito avessero erroneamente ritenuto legittima la procedura, che a suo avviso era a tutti gli effetti una selezione comparativa mascherata. Criticava la sentenza d’appello per non aver adeguatamente motivato la sua decisione e per non aver disapplicato gli atti amministrativi ritenuti illegittimi, inclusa la convenzione quadro. Secondo la sua tesi, la convenzione era priva dei criteri necessari per giustificare la scelta tra chiamata numerica e chiamata nominativa, generando una disparità di trattamento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i motivi di ricorso inammissibili. Questa decisione non entra nel merito della vicenda, ma si ferma a un giudizio preliminare sulla correttezza formale e giuridica dei motivi di impugnazione. In sostanza, la Corte ha ritenuto che le censure mosse dalla ricorrente non fossero proponibili in sede di legittimità, confermando così, indirettamente, la decisione della Corte d’Appello.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su diversi principi consolidati del diritto processuale civile.

In primo luogo, ha ribadito la distinzione fondamentale tra la procedura seguita dall’ente e una vera selezione comparativa. I giudici di merito avevano accertato, con una valutazione dei fatti non sindacabile in Cassazione, che i candidati erano stati esaminati singolarmente tramite colloqui orali volti a verificare il possesso di conoscenze di base. Non vi era stata alcuna graduatoria basata su un confronto competitivo, ma solo una valutazione di idoneità o inidoneità.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato i limiti del proprio sindacato sulla motivazione della sentenza impugnata. A seguito della riforma del 2012, il vizio di motivazione può essere denunciato solo in casi estremi (motivazione mancante, apparente, perplessa o contraddittoria) o per l’omesso esame di un fatto storico decisivo. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione chiara, spiegando perché la procedura fosse legittima e perché non vi fosse alcuna discriminazione, ad esempio chiarendo che una precedente richiesta di assunzione tramite chiamata numerica riguardava un profilo professionale diverso (autista), più compatibile con quel tipo di selezione.

Infine, molti motivi di ricorso sono stati giudicati inammissibili per violazione del principio di autosufficienza. La ricorrente ha formulato critiche generiche, lamentando vizi procedurali senza però indicare con precisione gli atti processuali in cui tali questioni erano state sollevate nei gradi di merito, né trascrivendo il contenuto dei documenti rilevanti. Questo onere è fondamentale per permettere alla Corte di Cassazione di decidere senza dover ricercare autonomamente gli atti nei fascicoli precedenti.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione. Anzitutto, riafferma che una selezione per assunzioni obbligatorie basata su colloqui individuali finalizzati a verificare l’idoneità non costituisce automaticamente una procedura comparativa vietata. In secondo luogo, evidenzia l’importanza cruciale della corretta formulazione del ricorso per cassazione: le censure devono essere specifiche, giuridicamente fondate e rispettose del principio di autosufficienza. Un ricorso che tenta di ottenere un terzo grado di giudizio sui fatti è destinato all’inammissibilità. Per i lavoratori e i datori di lavoro pubblici, questa decisione conferma che le convenzioni ex legge n. 68/1999 godono di una certa flessibilità e che la legittimità delle procedure di avviamento al lavoro viene valutata caso per caso, sulla base delle concrete modalità di svolgimento.

Una procedura di selezione per lavoratori disabili può consistere in un colloquio orale?
Sì, la Corte ha ritenuto legittima una procedura basata su colloqui orali individuali, a condizione che questi siano finalizzati esclusivamente a verificare il possesso di conoscenze di base e l’idoneità del candidato al profilo professionale richiesto, senza trasformarsi in una valutazione comparativa tra i partecipanti.

È sempre necessario che una convenzione per assunzioni obbligatorie specifichi i criteri per scegliere tra chiamata numerica e nominativa?
No. Secondo la Corte, la legge non richiede che la convenzione stipulata tra l’ente e il Centro per l’impiego indichi espressamente i criteri in base ai quali l’amministrazione debba optare per la chiamata numerica o per quella nominativa. La scelta può essere motivata da altri fattori, come la specificità del profilo professionale ricercato.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso in questo caso di assunzioni obbligatorie?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per diverse ragioni, principalmente di carattere processuale. In primo luogo, le censure sulla motivazione non rientravano nei ristretti limiti previsti dalla legge. In secondo luogo, molti motivi miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Infine, il ricorso violava il principio di autosufficienza, poiché non specificava in modo adeguato gli atti e i documenti a sostegno delle proprie tesi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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