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Assunzione PA: illegittimo annullare la prova vinta

Una candidata vince una selezione pubblica ma l’ente annulla la prova perché ritenuta ‘troppo complessa’. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7068/2024, ha stabilito che tale annullamento è illegittimo. Una volta superata la prova di idoneità in un’assunzione PA tramite avviamento a selezione, il candidato acquisisce un vero e proprio diritto soggettivo all’assunzione, limitando il potere di autotutela dell’amministrazione. Il giudice può quindi disporre la costituzione del rapporto di lavoro.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Assunzione PA: illegittimo annullare la prova già vinta dal candidato

L’iter per un’assunzione PA è spesso percepito come un percorso a ostacoli, governato da regole rigide. Ma cosa succede quando un candidato supera brillantemente una selezione e l’amministrazione, invece di procedere all’assunzione, annulla tutto perché ritiene la prova ‘troppo difficile’? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 7068 del 15 marzo 2024, ha fornito una risposta chiara, tracciando i confini del potere di autotutela della Pubblica Amministrazione e rafforzando la posizione del candidato vincitore.

I Fatti del Caso: Una Selezione Contesa

Una Azienda Tutela Salute (ATS) indiceva una procedura di avviamento a selezione, ai sensi dell’art. 16 della legge n. 56/1987, per la copertura a tempo indeterminato di un posto di coadiutore amministrativo. Tale procedura, a differenza del concorso pubblico, si basa sulla chiamata numerica di iscritti alle liste di collocamento per posizioni che richiedono solo la scuola dell’obbligo.

I candidati venivano sottoposti a una prova teorico-pratica. Al termine della selezione, una sola candidata risultava idonea. A sorpresa, la Direzione Generale dell’ATS decideva di annullare in autotutela l’intera procedura, motivando la decisione con l’eccessiva complessità della prova rispetto al profilo professionale ricercato. La candidata, vedendosi negato il posto legittimamente ottenuto, adiva le vie legali chiedendo la costituzione del rapporto di lavoro.

Limiti al potere di autotutela nell’assunzione PA

Il cuore della controversia ruotava attorno alla legittimità dell’annullamento. L’ATS sosteneva di aver esercitato correttamente il proprio potere di autotutela, un principio che consente alla PA di correggere i propri errori. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha specificato che tale potere non è illimitato, specialmente quando la procedura di selezione ha raggiunto una fase avanzata.

Gli Ermellini hanno chiarito che, una volta che il candidato ha superato la prova di idoneità, egli matura un diritto soggettivo pieno al completamento della procedura e, quindi, all’assunzione. L’amministrazione non può più tornare sui suoi passi basandosi su valutazioni discrezionali, come la presunta eccessiva difficoltà del test. Il livello di difficoltà è di competenza esclusiva della commissione esaminatrice e non può essere sindacato ex post dal direttore generale.

L’intervento in autotutela sarebbe stato legittimo solo in presenza di vizi derivanti dalla violazione di norme di legge o delle regole stabilite nel bando, non per un ripensamento sulla complessità della prova.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ATS, confermando la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni si fondano su principi cardine del diritto del lavoro pubblico contrattualizzato. In primo luogo, la Corte ha ribadito che il superamento della prova di idoneità trasforma la posizione del candidato da semplice interesse legittimo a diritto soggettivo all’assunzione. A questo punto, l’amministrazione non ha più margini di discrezionalità, ma solo un obbligo a contrarre.

In secondo luogo, i giudici hanno affermato che il giudice ordinario può emettere una sentenza costitutiva del rapporto di lavoro, ai sensi dell’art. 2932 c.c., quando la PA si rifiuti illegittimamente di assumere il vincitore. Ciò è possibile perché tutti gli elementi essenziali del contratto (qualifica, mansioni, retribuzione) sono già predeterminati dalla legge, dalla contrattazione collettiva e dal bando di selezione. Non è quindi necessario un ulteriore accordo tra le parti, ma solo l’adempimento di un obbligo già sorto.

La Corte ha inoltre osservato che le domande della prova, seppur complesse, erano coerenti con le mansioni descritte nel decreto di avviamento (uso di software d’ufficio, gestione mail, protocollazione, ecc.), rendendo infondata la motivazione dell’annullamento.

Le Conclusioni

La sentenza n. 7068/2024 rappresenta un importante baluardo a tutela dei cittadini che partecipano a selezioni pubbliche. Stabilisce due principi fondamentali:

1. Limite al potere di autotutela: La PA non può annullare una prova d’esame già completata e superata sulla base di una valutazione discrezionale di ‘eccessiva complessità’. Il potere di annullamento è circoscritto a vizi di legittimità.
2. Diritto pieno all’assunzione: Il candidato che supera una selezione per avviamento acquisisce un diritto soggettivo all’assunzione, che può essere tutelato in giudizio anche attraverso una sentenza che costituisca direttamente il rapporto di lavoro.

Questa decisione rafforza la certezza del diritto nelle procedure di assunzione PA, garantendo che il merito, una volta accertato secondo le regole prestabilite, non possa essere vanificato da ripensamenti tardivi e discrezionali dell’amministrazione.

Una Pubblica Amministrazione può annullare una prova di selezione già superata da un candidato perché la ritiene troppo difficile?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la PA non può annullare gli atti di una prova d’esame, una volta completata, basandosi sulla mera ‘eccessiva complessità’. La valutazione del livello di difficoltà spetta unicamente alla commissione esaminatrice. Un annullamento è legittimo solo se la procedura viola la normativa vigente o il bando di selezione.

Quali diritti ha il candidato che supera una selezione per avviamento ex art. 16 L. 56/1987?
Il candidato che supera la prova di idoneità acquisisce un vero e proprio diritto soggettivo al completamento della procedura e all’assunzione. Non si tratta di una mera aspettativa, ma di un diritto pieno che obbliga la PA a stipulare il contratto di lavoro.

Se la PA si rifiuta illegittimamente di assumere il vincitore, il giudice può costituire il rapporto di lavoro?
Sì. Se la PA si rifiuta di assumere il candidato che ha superato la prova, quest’ultimo può chiedere al giudice una sentenza ‘costitutiva’ del rapporto di lavoro ai sensi dell’art. 2932 c.c. Questo è possibile a condizione che gli elementi essenziali del contratto (qualifica, mansioni, trattamento economico) siano già determinati dalla legge, dalla contrattazione collettiva o dal bando stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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