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Assunzione in società pubblica: nullità senza concorso

Un dirigente, assunto da una società a partecipazione pubblica senza una procedura di selezione, ha visto il suo contratto di lavoro dichiarato nullo. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che l’assunzione in società pubblica deve seguire procedure concorsuali, la cui violazione comporta la nullità del contratto. La richiesta di risarcimento del lavoratore è stata respinta, poiché la conoscenza delle norme imperative che regolano l’assunzione si presume per entrambe le parti.

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Assunzione in società pubblica senza concorso: quando il contratto è nullo

L’assunzione in società pubblica è un tema di cruciale importanza, poiché intreccia i principi del diritto del lavoro con le esigenze di trasparenza e imparzialità tipiche della pubblica amministrazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’assunzione di personale in società a partecipazione pubblica deve avvenire tramite procedure selettive. L’inosservanza di questa regola imperativa comporta la nullità del contratto di lavoro, con conseguenze significative per entrambe le parti. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Il Contratto di Lavoro Sotto Esame

Un dirigente era stato assunto da una società di trasporto pubblico, interamente partecipata da un ente locale, tramite ‘chiamata diretta’. Il rapporto di lavoro è proseguito per diversi anni, fino a quando la società, a seguito di una sentenza penale che accertava l’illiceità di tale assunzione, ha comunicato al dirigente la nullità del contratto di lavoro ai sensi dell’art. 1418 del codice civile.

Il dirigente ha impugnato tale comunicazione, sostenendo che si trattasse di un licenziamento illegittimo e chiedendo il ripristino del rapporto. In subordine, ha richiesto un risarcimento del danno ai sensi dell’art. 1338 c.c., accusando la società di aver taciuto l’esistenza di vizi che invalidavano il contratto. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le sue domande, confermando la nullità del contratto. Il caso è quindi approdato in Cassazione.

La Decisione della Corte e l’obbligo di concorso nell’assunzione in società pubblica

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del dirigente, confermando integralmente la decisione dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno stabilito che le norme che impongono procedure concorsuali e selettive per l’assunzione alle dipendenze delle società a partecipazione pubblica sono norme imperative. La loro violazione, pertanto, determina la nullità del contratto di lavoro, e non una mera responsabilità amministrativa o contabile a carico dei dirigenti della società.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Suprema Corte si fonda su tre pilastri argomentativi principali.

La violazione di norme imperative

La Corte ha ribadito che la legislazione (in particolare, l’art. 18 della L. n. 133/2008 e l’art. 35 del D.Lgs. n. 165/2001) ha esteso alle società a partecipazione pubblica, che gestiscono servizi pubblici locali, i principi di trasparenza, imparzialità e buon andamento tipici della pubblica amministrazione. L’obbligo di ricorrere a procedure di selezione pubblica per il reclutamento del personale è una di queste regole fondamentali. La sua violazione si traduce nella mancanza di requisiti soggettivi essenziali per l’assunzione, rendendo il contratto nullo per contrasto con norme imperative (c.d. nullità virtuale ex art. 1418 c.c.).

L’immediata applicabilità delle norme

Il ricorrente sosteneva che tali norme non fossero immediatamente operative, ma subordinate all’emanazione di specifici regolamenti governativi. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che le disposizioni di legge avevano una precettività immediata. Le norme successive, come l’art. 19 del D.Lgs. 175/2016, non hanno introdotto un nuovo principio, ma hanno semplicemente confermato una conseguenza già desumibile dal sistema giuridico preesistente.

L’esclusione del risarcimento del danno

È stato respinto anche il motivo relativo al risarcimento del danno basato sull’art. 1338 c.c. (responsabilità precontrattuale). La Corte ha spiegato che, quando la nullità deriva dalla violazione di una norma imperativa, la sua conoscenza è presunta in modo assoluto per entrambi i contraenti. Di conseguenza, il lavoratore non poteva fare legittimo affidamento sulla validità del contratto, poiché anche lui era tenuto a conoscere la legge. Mancando un affidamento da tutelare, la richiesta di risarcimento è stata ritenuta infondata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di assunzione in società pubblica. La decisione sottolinea che le garanzie di imparzialità e trasparenza non possono essere aggirate attraverso la ‘chiamata diretta’. Le società a capitale pubblico sono tenute a rispettare le procedure selettive, e la violazione di tale obbligo non produce solo responsabilità per gli amministratori, ma invalida alla radice il rapporto di lavoro. Per i lavoratori, ciò significa che l’accettazione di un incarico in tali società senza aver superato una selezione pubblica espone al rischio concreto di vedere il proprio contratto dichiarato nullo in qualsiasi momento, senza possibilità di ottenere un risarcimento del danno per l’affidamento tradito.

L’assunzione di un dirigente in una società a partecipazione pubblica senza una procedura di selezione è valida?
No, è nulla. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’omissione delle procedure concorsuali o selettive viola norme imperative, determinando la nullità del contratto di lavoro ai sensi dell’art. 1418 c.c.

Il lavoratore assunto con un contratto nullo può chiedere un risarcimento del danno alla società per non essere stato informato della causa di nullità?
No. Secondo la Corte, le norme che impongono procedure selettive sono imperative e si presume che siano conosciute da entrambe le parti. Mancando un affidamento tutelabile del lavoratore sulla validità del contratto, non è applicabile la tutela risarcitoria prevista dall’art. 1338 c.c.

Le norme che impongono il concorso pubblico per le società partecipate sono sempre state efficaci, anche prima di leggi più recenti?
Sì. La sentenza chiarisce che l’obbligo di seguire procedure ad evidenza pubblica per l’assunzione di personale era già desumibile dal sistema normativo preesistente. Le norme successive hanno solo una portata ricognitiva e non innovativa, confermando un principio già esistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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