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Assicurazione responsabilità civile: la polizza copre?

Una società di gestione idrica, condannata a risarcire i danni da infiltrazione causati dalla rottura di una condotta, si è vista negare la copertura dalla propria assicurazione. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, interviene chiarendo i principi di interpretazione del contratto di assicurazione responsabilità civile. La Corte ha stabilito che la clausola di esclusione per ‘infiltrazione’ deve essere interpretata restrittivamente e non si applica ai danni a immobili causati da perdite d’acqua. La sentenza è stata cassata solo per la mancata applicazione della franchigia prevista in polizza.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Assicurazione Responsabilità Civile: la Cassazione fa luce sulla copertura per danni da infiltrazione

Un’infiltrazione d’acqua da una condotta pubblica provoca danni a immobili privati. La società che gestisce la rete idrica viene condannata a risarcire, ma la sua compagnia assicurativa nega la copertura. Questo scenario, tutt’altro che raro, è al centro di una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che offre importanti chiarimenti sull’interpretazione del contratto di assicurazione responsabilità civile. La decisione analizza nel dettaglio le clausole di esclusione e la reale volontà delle parti, fornendo principi guida per assicurati e compagnie.

I Fatti del Caso

Una società per azioni, gestore del servizio idrico, veniva citata in giudizio dai proprietari di alcuni immobili che avevano subito ingenti danni strutturali, quali cedimenti e fessurazioni. La causa dei danni veniva individuata in infiltrazioni d’acqua provocate dalla rottura di una condotta idrica, che aveva anche causato una frana. La società idrica, ritenuta responsabile, chiedeva di essere tenuta indenne (in gergo tecnico, di essere ‘manlevata’) dalla propria compagnia di assicurazioni, in forza di una polizza per la responsabilità civile stipulata in precedenza.

L’istituto assicurativo si opponeva alla richiesta, sollevando diverse eccezioni. In sintesi, sosteneva che:
1. Il danno da infiltrazione era specificamente escluso dalla polizza.
2. Mancava la prova che la polizza fosse pienamente efficace al momento del sinistro, per un presunto mancato pagamento del premio.
3. L’evento non poteva considerarsi ‘accidentale’ e quindi non era coperto.

Il Tribunale dava ragione all’assicurazione, rigettando la domanda di manleva. La Corte d’Appello, invece, ribaltava la decisione, accogliendo la richiesta della società idrica e condannando l’assicurazione a pagare.

La Decisione della Corte di Cassazione

La compagnia assicurativa ha presentato ricorso in Cassazione, basato su cinque motivi. La Suprema Corte ha rigettato quasi interamente il ricorso, accogliendo solo l’ultimo motivo relativo alla mancata applicazione di una franchigia. Di conseguenza, ha cassato la sentenza d’appello solo su questo punto, rinviando il caso alla stessa Corte d’Appello per la corretta quantificazione dell’indennizzo, al netto della franchigia contrattuale.

Le Motivazioni: un’analisi approfondita dell’Assicurazione Responsabilità Civile

La parte più interessante della decisione risiede nelle motivazioni con cui la Corte ha smontato le difese dell’assicurazione, offrendo una vera e propria lezione sull’interpretazione dei contratti assicurativi.

L’interpretazione della Clausola di Esclusione per Infiltrazione

Il punto cruciale era una clausola (la 3.F) che escludeva i danni ‘di qualunque natura o da qualunque causa determinati, conseguenti a: inquinamento, infiltrazione, contaminazione di acque, terreni o colture’. L’assicurazione la interpretava come un’esclusione totale per qualsiasi danno causato da infiltrazioni.

La Cassazione ha respinto questa lettura, definendola in contrasto con i canoni di interpretazione letterale e funzionale. Secondo i giudici, l’analisi grammaticale e sintattica della frase non lasciava dubbi: la clausola esclude la responsabilità per i danni arrecati a ‘acque, terreni e colture’ a seguito di infiltrazione, e non i danni arrecati da un’infiltrazione d’acqua a beni di terzi (come gli immobili). In altre parole, il bene danneggiato protetto dalla clausola di esclusione sono le risorse naturali (acqua, terra, colture), non gli edifici. L’acqua, in questo contesto, è il bene che subisce un danno (es. inquinamento), non la causa del danno. Ritenere il contrario sarebbe stato incoerente con lo scopo stesso della polizza, che era quello di coprire la responsabilità civile di un gestore idrico, la cui attività comporta intrinsecamente il rischio di perdite d’acqua.

Il Significato di ‘Fatto Accidentale’ nell’Assicurazione Responsabilità Civile

La Corte ha ribadito un principio consolidato: nel diritto assicurativo, la clausola che copre i danni da ‘fatto accidentale’ non si riferisce solo a eventi fortuiti o imprevedibili. Essa, al contrario, è intesa a coprire anche i fatti colposi dell’assicurato. Un’interpretazione diversa svuoterebbe di significato la polizza di responsabilità civile, poiché non potrebbe mai sorgere una responsabilità dell’assicurato per un caso puramente fortuito, rendendo la garanzia assicurativa inutile.

La Mancata Applicazione della Franchigia

L’unico motivo di ricorso accolto è stato quello relativo all’omissione di pronuncia sulla franchigia. La compagnia assicurativa aveva chiesto, in via subordinata, che dall’eventuale indennizzo venisse detratto l’importo della franchigia fissa prevista dal contratto (€ 5.000,00). La Corte d’Appello, pur condannando l’assicurazione, aveva ignorato questa richiesta. La Cassazione ha riconosciuto l’errore procedurale, cassando la sentenza su questo specifico punto.

Conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione offre implicazioni pratiche di grande rilevanza. In primo luogo, stabilisce che le clausole di esclusione in un contratto di assicurazione responsabilità civile devono essere interpretate in modo rigoroso e coerente con la finalità complessiva del contratto. Non è possibile utilizzare una formulazione ambigua per negare la copertura per rischi che sono connaturati all’attività dell’assicurato. In secondo luogo, riafferma che la copertura per ‘fatto accidentale’ include la colpa dell’assicurato, escludendo solo il dolo. Infine, ricorda l’importanza per i giudici di merito di pronunciarsi su tutte le domande delle parti, incluse quelle subordinate come l’applicazione di una franchigia, per evitare la cassazione della sentenza per vizi procedurali.

Un danno causato da infiltrazione d’acqua è sempre escluso dalla polizza di assicurazione responsabilità civile?
No. Secondo la Corte, è necessario interpretare la specifica clausola di esclusione. Nel caso di specie, la clausola che escludeva i danni da ‘infiltrazione […] di acque, terreni o colture’ è stata interpretata nel senso che esclude i danni alle risorse naturali (acque, terreni, colture), non i danni causati da infiltrazioni d’acqua a beni di terzi, come gli immobili.

Cosa si intende per ‘fatto accidentale’ in una polizza assicurativa?
La Corte chiarisce che il ‘fatto accidentale’ non è solo l’evento fortuito o imprevedibile, ma include anche i fatti colposi dell’assicurato. Limitare la copertura al solo caso fortuito renderebbe la polizza di responsabilità civile inoperante, perché il caso fortuito esclude la responsabilità stessa dell’assicurato.

Una precedente sentenza che ha escluso la copertura assicurativa per un caso simile può essere usata per negare l’indennizzo in un nuovo processo?
No, se le parti del processo non sono le stesse. La Corte ha stabilito che l’efficacia di un giudicato (una sentenza definitiva) è limitata alle parti del processo originario, ai loro eredi e aventi causa. Pertanto, sentenze emesse in giudizi promossi da altri soggetti danneggiati non possono essere invocate per negare la copertura in un nuovo e diverso caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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