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Assegno sociale e rinuncia al mantenimento: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la rinuncia all’assegno di mantenimento da parte dell’ex coniuge non preclude il diritto a percepire l’assegno sociale. Il diritto si basa sullo stato di bisogno effettivo, calcolato sui redditi reali e non su quelli potenziali o non percepiti. La Corte ha cassato la decisione di merito che negava la prestazione, affermando che un intento fraudolento ai danni dell’ente previdenziale deve essere concretamente provato e non può essere presunto dalla sola rinuncia.

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Assegno Sociale: Sì anche con Rinuncia al Mantenimento

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affermato un principio fondamentale in materia di welfare: il diritto all’assegno sociale non può essere negato a chi ha rinunciato all’assegno di mantenimento dell’ex coniuge. Questa decisione chiarisce che il requisito per accedere alla prestazione è lo stato di bisogno effettivo, basato sui redditi realmente percepiti e non su quelli potenziali o a cui si è volontariamente rinunciato.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una cittadina a cui l’ente previdenziale aveva negato l’assegno sociale. La decisione era stata confermata anche dalla Corte d’Appello, la quale sosteneva che la richiedente, avendo rinunciato all’assegno di mantenimento in sede di separazione e divorzio, si fosse volontariamente posta in una situazione di difficoltà economica. Secondo i giudici di merito, prima di chiedere aiuto alla collettività, il cittadino deve avvalersi degli strumenti di sostegno previsti nell’ambito familiare. La rinuncia al mantenimento, pertanto, era stata interpretata come un atto finalizzato a eludere questo principio, creando una presunzione di possesso di redditi occulti.

Contro questa decisione, la signora ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo due principali motivi:
1. La normativa sull’assegno sociale (L. n. 335/1995) fa riferimento ai redditi effettivamente percepiti, non a quelli potenziali.
2. La Corte d’Appello aveva omesso di considerare un fatto decisivo: la sua domanda di assegno divorzile era stata respinta dal tribunale, quindi non vi era stata alcuna rinuncia volontaria in quella sede, ma una decisione giudiziale.

Il Diritto all’Assegno Sociale e il Ruolo della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ribaltando completamente la prospettiva dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno chiarito che il diritto alla corresponsione dell’assegno sociale è disciplinato da requisiti precisi, tra cui spicca lo “stato di bisogno effettivo del titolare”.

Questo stato di bisogno, secondo la Suprema Corte, deve essere desunto esclusivamente dall’assenza di redditi o dall’insufficienza di quelli percepiti, rispetto ai limiti massimi stabiliti dalla legge. Sono quindi irrilevanti eventuali altri indici di autosufficienza economica o i redditi solo potenziali.

Le Motivazioni della Corte

La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Ecco i punti chiave del ragionamento della Corte:

Irrilevanza dei redditi potenziali: Il diritto alla prestazione si basa su una valutazione oggettiva della condizione reddituale. Ciò che un individuo potrebbe* percepire (come l’assegno di mantenimento non richiesto o rinunciato) non rientra nel calcolo. La mancata richiesta di mantenimento non può essere equiparata all’assenza di uno stato di bisogno.
* Lo stato di bisogno non deve essere ‘incolpevole’: La legge non richiede che la condizione di difficoltà economica sia derivata da cause non imputabili al richiedente. Pertanto, anche chi si trova in uno stato di bisogno per scelte personali ha diritto alla tutela assistenziale.
* La frode va provata, non presunta: Un eventuale intento elusivo o fraudolento ai danni dello Stato non può essere semplicemente presunto dalla rinuncia al mantenimento. Spetta all’ente previdenziale fornire la prova concreta di condotte fraudolente, volte a simulare artificiosamente una situazione di bisogno per approfittare della pubblica assistenza.
* Principio di non sussidiarietà stretta: Il sistema di sicurezza sociale delineato dalla Costituzione non prevede che l’intervento pubblico sia strettamente sussidiario agli obblighi familiari. Lo Stato deve intervenire in favore dei bisognosi, anche quando potrebbero esserci familiari obbligati al mantenimento che non provvedono.

Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione rafforza la tutela dei cittadini in stato di bisogno, ancorando il diritto all’assegno sociale a un criterio di effettività del reddito. La rinuncia a un diritto patrimoniale nell’ambito di una separazione non può trasformarsi in una presunzione di frode né in un ostacolo insormontabile per l’accesso a una prestazione essenziale di welfare. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame che dovrà attenersi a questi principi, riaffermando che la solidarietà pubblica si basa su dati oggettivi e non su valutazioni morali delle scelte personali dei cittadini.

La rinuncia all’assegno di mantenimento impedisce di ricevere l’assegno sociale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la rinuncia all’assegno di mantenimento è irrilevante ai fini del diritto all’assegno sociale, poiché quest’ultimo si basa sullo stato di bisogno effettivo e sui redditi realmente percepiti, non su quelli potenziali o non richiesti.

Per negare l’assegno sociale, è sufficiente che l’ente previdenziale presuma un intento fraudolento?
No. La Corte ha stabilito che un intento fraudolento, volto a simulare uno stato di bisogno, non può essere presunto dalla sola rinuncia al mantenimento, ma deve essere oggetto di un accertamento giudiziale basato su prove concrete.

Il diritto all’assegno sociale dipende solo dai redditi effettivamente percepiti?
Sì. Il requisito socio-economico per l’assegno sociale è lo “stato di bisogno effettivo del titolare”, che viene desunto dall’assenza di redditi o dall’insufficienza di quelli effettivamente percepiti in misura inferiore ai limiti di legge, escludendo dal calcolo i redditi meramente potenziali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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