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Assegno sociale e residenza: quando si perde il diritto

Una cittadina perde il suo assegno sociale a causa di prolungati soggiorni all’estero. La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, ha stabilito che il requisito della residenza effettiva e continuativa in Italia era venuto meno. Di conseguenza, ha confermato il diritto dell’ente previdenziale a richiedere la restituzione delle somme indebitamente percepite, quantificando il debito e chiarendo i presupposti per la perdita del beneficio.

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Pubblicato il 8 ottobre 2024 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Assegno Sociale e Residenza all’Estero: La Decisione della Corte d’Appello

L’assegno sociale è una prestazione fondamentale per il sostegno economico dei cittadini in difficoltà. Tuttavia, il suo godimento è strettamente legato a requisiti precisi, primo fra tutti la residenza stabile e continuativa sul territorio italiano. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Trieste ha fatto luce su un caso emblematico, chiarendo quando i soggiorni all’estero possono portare alla revoca del beneficio e all’obbligo di restituire le somme percepite. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti di Causa

Una cittadina, titolare dell’assegno sociale dal 2009, si è vista contestare dall’ente previdenziale il pagamento di oltre 8.000 Euro, a causa di diversi e prolungati periodi trascorsi all’estero tra il 2017 e il 2021. I soggiorni, motivati da ragioni familiari (assistere un fratello malato, stare con un’altra figlia), avevano superato in più occasioni la durata di diversi mesi consecutivi.

In primo grado, il Tribunale aveva dato ragione alla signora, ritenendo che il suo centro di interessi e legami affettivi fosse rimasto stabilmente in Italia e che gli allontanamenti fossero solo temporanei. L’ente previdenziale, non condividendo questa interpretazione, ha proposto appello, sostenendo che la residenza effettiva, requisito indispensabile per l’assegno sociale, fosse di fatto venuta meno durante quei lunghi periodi.

L’Assegno Sociale e il Requisito della Residenza Effettiva

La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione iniziale, accogliendo la tesi dell’ente. I giudici hanno sottolineato un principio cardine: l’assegno sociale è una prestazione assistenziale intrinsecamente legata al territorio. Non è, per sua natura, “esportabile”. La legge richiede non solo di maturare il diritto risiedendo in Italia per un certo numero di anni, ma anche di mantenere tale requisito, ovvero una residenza effettiva, stabile e continuativa, per tutto il periodo di fruizione del beneficio.

La Corte ha richiamato la giurisprudenza consolidata, secondo cui la residenza è costituita da due elementi:

1. L’elemento oggettivo: la stabile permanenza fisica in un determinato luogo.
2. L’elemento soggettivo: la volontà di rimanervi, stabilendovi il centro delle proprie relazioni familiari e sociali.

Secondo i giudici d’appello, nel caso di specie, era proprio l’elemento oggettivo a mancare. Trascorrere quasi la metà di un periodo di tre anni e mezzo all’estero, con permanenze di sei e nove mesi consecutivi, non può essere considerato un “temporaneo allontanamento”.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali: la perdita del requisito della residenza e la conseguente ripetibilità dell’indebito.

La Perdita della Residenza Stabile

I giudici hanno chiarito che la sola intenzione di tornare in Italia non è sufficiente a conservare la residenza ai fini legali. L’elemento soggettivo (la volontà) non può sopperire alla mancanza di quello oggettivo (la presenza fisica). I lunghi mesi trascorsi all’estero per motivi familiari, sebbene comprensibili, hanno di fatto spostato la dimora abituale della signora, interrompendo quel legame stabile con il territorio italiano che giustifica l’erogazione dell’assegno sociale.

L’Obbligo di Restituzione delle Somme

Una volta stabilito che le somme erano state percepite indebitamente, la Corte ha affrontato il tema della loro restituzione. Nel settore previdenziale, la legge tende a proteggere il percettore in buona fede, escludendo la ripetizione se l’errore non è a lui addebitabile. Tuttavia, in questo caso, la Corte ha concluso diversamente.

L’indebito non è derivato da un errore dell’ente, ma da un comportamento volontario della cittadina: la sua libera decisione di trasferire la propria dimora all’estero per lunghi periodi senza darne comunicazione. L’eventuale convinzione della signora di aver comunque diritto all’assegno, in quanto cittadina italiana, è stata qualificata come un errore di diritto non scusabile. Non essendoci un legittimo affidamento generato da un comportamento dell’ente, è stato confermato l’obbligo di restituire le somme percepite.

La Corte ha infine ricalcolato l’importo dovuto, stabilendo che la prestazione va sospesa a partire dal 30° giorno di assenza dal territorio italiano, per un totale rideterminato in 7.308,92 Euro.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce con forza che il diritto all’assegno sociale è indissolubilmente legato alla presenza effettiva e stabile in Italia. I cittadini beneficiari devono essere consapevoli che soggiorni all’estero di lunga durata, anche se motivati da ragioni personali e familiari valide, possono comportare la sospensione e la revoca del beneficio. La decisione sottolinea inoltre la responsabilità individuale nel comunicare all’ente previdenziale ogni situazione che possa incidere sul diritto, al fine di evitare la spiacevole conseguenza di dover restituire importi anche consistenti.

Un lungo soggiorno all’estero fa perdere il diritto all’assegno sociale?
Sì. Secondo la sentenza, soggiorni prolungati all’estero (nel caso specifico, per periodi di 6 e 9 mesi consecutivi) interrompono il requisito della residenza stabile e continuativa in Italia, che è indispensabile per mantenere il diritto all’assegno sociale.

L’intenzione di tornare in Italia è sufficiente a conservare la residenza ai fini del beneficio?
No. La Corte ha chiarito che la sola volontà soggettiva di ritornare non basta. È necessario anche l’elemento oggettivo, ovvero la dimora abituale e la permanenza fisica stabile sul territorio italiano, che in questo caso era venuta a mancare.

Le somme dell’assegno sociale percepite durante i soggiorni all’estero devono essere restituite?
Sì. La Corte ha stabilito che, poiché la percezione indebita è dipesa da un fatto volontario della beneficiaria (la decisione di trasferirsi all’estero senza comunicarlo) e non da un errore dell’ente previdenziale, non sussiste un legittimo affidamento. Di conseguenza, le somme devono essere restituite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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