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Assegno per posta ordinaria: il concorso di colpa

Una società di assicurazioni ha inviato un assegno non trasferibile tramite posta ordinaria. Il titolo è stato rubato e incassato fraudolentemente presso una banca. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo un concorso di colpa al 50% tra la banca, responsabile per l’errata identificazione del presentatore, e la società mittente. Quest’ultima è stata ritenuta negligente per aver scelto una modalità di spedizione, come l’invio di un assegno per posta ordinaria, notoriamente rischiosa e per non aver verificato la ricezione del titolo.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Assegno per posta ordinaria: chi paga se viene rubato?

L’invio di un assegno per posta ordinaria è una pratica ancora diffusa, ma nasconde insidie significative. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: chi sceglie questo metodo di spedizione, consapevole dei rischi, può essere ritenuto corresponsabile in caso di furto e incasso fraudolento. Vediamo nel dettaglio il caso e le conclusioni dei giudici.

Il caso: un assegno intercettato e incassato

Una compagnia di assicurazioni aveva spedito a un proprio cliente un assegno non trasferibile di oltre 3.700 euro tramite il servizio di posta ordinaria. Il titolo, tuttavia, non è mai giunto a destinazione. Un truffatore, dopo averlo sottratto, si è presentato presso un istituto di credito, ha aperto un libretto di risparmio a nome del beneficiario utilizzando documenti falsi e ha versato l’assegno, incassandone l’importo.

La compagnia di assicurazioni ha quindi citato in giudizio la banca, accusandola di non aver adempiuto con la dovuta diligenza agli obblighi di identificazione del cliente. Mentre il tribunale di primo grado aveva respinto la domanda, la Corte d’Appello ha riformato la decisione, riconoscendo la responsabilità della banca. Tuttavia, ha anche ravvisato un concorso di colpa da parte della compagnia di assicurazioni, quantificato nella misura del 50%. La ragione? Aver scelto un metodo di spedizione palesemente insicuro e non aver verificato che l’assegno fosse stato effettivamente ricevuto dal legittimo beneficiario.

Le motivazioni della Cassazione sull’invio di assegno per posta ordinaria

La compagnia ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, ma il ricorso è stato respinto. I giudici supremi hanno confermato l’orientamento ormai consolidato in materia, basato su principi di prudenza e responsabilità condivisa.

La Corte ha chiarito che, sebbene la responsabilità della banca negoziatrice per il pagamento a un soggetto non legittimato sia di natura contrattuale e richieda una diligenza professionale qualificata, ciò non esclude che altre condotte possano concorrere a causare il danno. In particolare, la scelta di spedire un assegno per posta ordinaria, specialmente se munito di clausola di non trasferibilità, costituisce un’esposizione volontaria a un rischio superiore a quello consentito dalle normali regole di prudenza.

Citando una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 9769/2020), la Cassazione ha affermato che tale condotta è “idonea a giustificare l’affermazione del concorso di colpa del mittente”. Questo perché la spedizione via posta ordinaria è un “antecedente necessario dell’evento dannoso”, che si pone in rapporto di causalità con il comportamento colposo della banca che non identifica correttamente il presentatore.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per mittenti e banche

La decisione ha importanti implicazioni pratiche. Chiunque invii un assegno, specialmente per importi rilevanti, deve essere consapevole che la scelta della posta ordinaria comporta l’assunzione di una parte del rischio. La giurisprudenza considera questa scelta una forma di negligenza che può portare a una riduzione significativa del risarcimento in caso di problemi.

Per le aziende e i professionisti, la lezione è chiara: è fondamentale utilizzare metodi di pagamento più sicuri e tracciabili, come il bonifico bancario, per ridurre al minimo i rischi di frode e le possibili contestazioni legali. Per le banche, rimane fermo l’obbligo di adottare la massima diligenza nell’identificazione dei clienti e nella verifica dei titoli presentati per l’incasso. La responsabilità per un pagamento irregolare resta, ma può essere mitigata dalla condotta imprudente del mittente.

Chi è responsabile se un assegno non trasferibile viene rubato dalla posta e incassato da un truffatore?
La responsabilità è condivisa. La banca che paga l’assegno a un soggetto non legittimato è responsabile per non aver adempiuto con diligenza ai propri obblighi di identificazione. Tuttavia, anche il mittente che ha spedito l’assegno con posta ordinaria è ritenuto corresponsabile per aver scelto una modalità di spedizione insicura, contribuendo così a causare il danno.

Spedire un assegno per posta ordinaria è considerato un comportamento negligente?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la spedizione per posta ordinaria di un assegno costituisce una condotta che espone volontariamente il mittente a un rischio superiore a quello consentito dalle comuni regole di prudenza. Questa negligenza può giustificare un’affermazione di concorso di colpa, riducendo il risarcimento dovuto dalla banca.

La banca è sempre e comunque responsabile al 100% per il pagamento di un assegno a una persona non legittimata?
No. Sebbene la responsabilità della banca sia un punto fermo, la sua entità può essere ridotta in presenza di un concorso di colpa del mittente. Se quest’ultimo ha contribuito al verificarsi del danno con un comportamento negligente (come la spedizione via posta ordinaria), il risarcimento a suo favore verrà diminuito in proporzione alla gravità della sua colpa, come nel caso di specie dove è stata stabilita una corresponsabilità al 50%.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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