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Assegno per posta: concorso di colpa del mittente

Una società assicurativa invia un assegno non trasferibile tramite posta ordinaria. Il titolo viene rubato e incassato da un truffatore presso un operatore di servizi postali. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15193/2024, ha stabilito che la scelta di un metodo di spedizione non sicuro integra il concorso di colpa del mittente, riducendo la responsabilità dell’intermediario che ha pagato l’assegno. La Corte ha inoltre chiarito che l’identificazione del presentatore con un solo documento di identità valido e senza palesi segni di falsificazione è sufficiente a soddisfare il requisito della diligenza professionale.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Assegno spedito per posta: la Cassazione afferma il concorso di colpa del mittente

L’invio di un assegno tramite posta ordinaria è una pratica comune ma rischiosa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato le conseguenze legali del furto di un titolo spedito con questa modalità, stabilendo un importante principio sul concorso di colpa del mittente. Questa decisione chiarisce come la scelta di un metodo di spedizione non sicuro influenzi la ripartizione della responsabilità in caso di pagamento fraudolento, offrendo spunti fondamentali sia per i privati che per le aziende.

I Fatti del Caso: Un Assegno Spedito e Mai Arrivato

Una compagnia assicurativa emetteva un assegno bancario non trasferibile di 3.250,00 euro in favore di una propria cliente. L’assegno veniva spedito utilizzando il servizio di posta ordinaria. Tuttavia, il titolo non giungeva mai a destinazione. Veniva invece rubato e presentato per l’incasso presso un ufficio postale da una persona che, utilizzando un documento d’identità falso, si spacciava per la legittima beneficiaria. L’impostore riusciva ad aprire un libretto di risparmio postale, versare l’assegno e prelevare l’intera somma nei giorni successivi.

La compagnia assicurativa, costretta a emettere un nuovo pagamento in favore della vera beneficiaria, citava in giudizio l’operatore dei servizi postali per ottenere il risarcimento del danno, sostenendo la sua responsabilità per l’errata identificazione del prenditore.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Giudice di Pace che il Tribunale, in grado d’appello, davano ragione alla compagnia assicurativa. I giudici ritenevano negligente la condotta dell’operatore postale per essersi limitato a identificare il presentatore sulla base di un solo documento di identità. Veniva inoltre respinta la tesi difensiva dell’operatore postale, che invocava un concorso di colpa della compagnia per aver scelto di spedire l’assegno tramite posta ordinaria, un metodo intrinsecamente insicuro.

L’Analisi della Corte di Cassazione e il concorso di colpa del mittente

Investita del caso, la Corte di Cassazione ha ribaltato completamente le decisioni precedenti, accogliendo i motivi di ricorso dell’operatore postale su due fronti cruciali.

La Diligenza dell’Intermediario nell’Identificazione

In primo luogo, la Corte ha chiarito quale sia il livello di diligenza richiesto all’intermediario (banca o ufficio postale) al momento del pagamento di un assegno. Contrariamente a quanto stabilito dai giudici di merito, la Cassazione ha affermato che l’identificazione di una persona tramite un solo documento d’identità personale (come la carta d’identità), purché non scaduto e privo di evidenti segni di contraffazione, è sufficiente per adempiere all’obbligo di diligenza professionale. Non è richiesta, per legge, la presentazione di un secondo documento, né l’impiegato di sportello deve possedere le competenze di un esperto grafologo. Le raccomandazioni, come quelle dell’ABI, non hanno valore di norma di legge.

Il Principio del Concorso di Colpa del Mittente

Il punto più significativo della decisione riguarda il concorso di colpa del mittente. La Corte, richiamando una propria precedente pronuncia a Sezioni Unite, ha stabilito che la scelta di spedire un assegno non trasferibile tramite posta ordinaria costituisce una condotta negligente che contribuisce a causare il danno. Chi sceglie questo metodo di spedizione si espone volontariamente a un rischio superiore a quello consentito dalle normali regole di prudenza, soprattutto quando esistono alternative molto più sicure come la posta raccomandata, l’assicurata o, ancora meglio, strumenti di pagamento tracciabili come il bonifico bancario.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la condotta del mittente rappresenta un antecedente necessario dell’evento dannoso. Se l’assegno non fosse stato spedito con una modalità così vulnerabile, il furto e il successivo incasso fraudolento non si sarebbero verificati. L’invio tramite posta ordinaria crea un’opportunità per il reato che altrimenti non esisterebbe.

L’uso della posta ordinaria, secondo i giudici, viola il dovere di agire per preservare gli interessi di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda, come la banca negoziatrice, che si trova a dover gestire un titolo la cui provenienza è incerta. La clausola di non trasferibilità, da sola, non è sufficiente a scongiurare il rischio, poiché la falsificazione dei documenti è una tecnica criminale sempre più sofisticata. Pertanto, il comportamento del mittente non può essere ignorato nella catena causale che porta al danno.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Chiunque spedisca un assegno, che sia un’azienda o un privato, deve essere consapevole che l’utilizzo della posta ordinaria lo espone non solo al rischio di smarrimento, ma anche a vedersi attribuita una parte di responsabilità in caso di incasso fraudolento. La decisione incoraggia fortemente l’utilizzo di metodi di spedizione e pagamento più sicuri e tracciabili.

Per gli intermediari finanziari, la sentenza conferma che il loro obbligo di diligenza nell’identificazione è soddisfatto dal controllo di un singolo documento valido e apparentemente genuino, senza la necessità di adottare misure eccessivamente onerose o indagini supplementari che non sono previste dalla legge.

Spedire un assegno con posta ordinaria è considerato un comportamento negligente?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la spedizione di un assegno tramite posta ordinaria costituisce una condotta idonea a giustificare l’affermazione del concorso di colpa del mittente, poiché lo espone volontariamente a un rischio superiore a quello consentito dalle regole di comune prudenza.

La banca o l’ufficio postale sono sempre responsabili se pagano un assegno a un truffatore?
No, non necessariamente. La loro responsabilità può essere esclusa o ridotta se il mittente ha contribuito a causare il danno con un comportamento negligente, come ad esempio aver spedito l’assegno con posta ordinaria. Inoltre, l’intermediario non è responsabile se ha identificato il presentatore con la diligenza professionale richiesta.

È sufficiente un solo documento d’identità per incassare un assegno in modo legittimo?
Sì, la Corte ha stabilito che l’attività di identificazione avviene normalmente tramite il riscontro di un solo documento di identità personale. Per andare esente da responsabilità, è sufficiente che l’intermediario dimostri di aver controllato un documento di identità non scaduto e privo di segni o altri indizi di falsità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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