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Assegno Nucleo Familiare: onere della prova non discrimina

Un cittadino straniero si è visto negare l’Assegno Nucleo Familiare. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, non per ragioni discriminatorie, ma perché il richiedente non ha mai dichiarato i propri redditi familiari nel corso della causa. La Corte ha chiarito che l’obbligo di dimostrare i requisiti economici vale per tutti, italiani e stranieri, e non costituisce una discriminazione. La mancanza di questa informazione fondamentale ha reso impossibile valutare la domanda.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Assegno Nucleo Familiare: Provare il Reddito non è Discriminazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema dei requisiti per ottenere l’Assegno Nucleo Familiare, chiarendo un punto fondamentale: l’obbligo di dimostrare il proprio reddito non costituisce una discriminazione nei confronti dei cittadini extracomunitari. Questa pronuncia ribadisce che le regole sull’onere della prova si applicano in modo uguale a tutti, senza distinzioni di nazionalità, e sottolinea l’importanza di presentare una domanda completa fin dall’inizio del procedimento.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di un lavoratore straniero di ottenere dall’INPS gli assegni per il nucleo familiare. L’Istituto ha respinto la domanda e il lavoratore ha deciso di adire le vie legali. Sia il Tribunale di Ravenna, in primo grado, sia la Corte d’Appello di Bologna hanno dato torto al ricorrente, confermando il diniego della prestazione.

Il lavoratore ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo che le decisioni dei giudici di merito fossero errate e discriminatorie. In particolare, lamentava la violazione della normativa nazionale ed europea, ritenendo che la richiesta di provare il proprio reddito e quello del nucleo familiare costituisse un trattamento ingiusto basato sulla nazionalità, in contrasto con la direttiva UE 2003/109/CE.

Il Principio dell’Onere della Prova per l’Assegno Nucleo Familiare

Il ricorrente basava la sua difesa sull’idea che l’obbligo di presentare un’autocertificazione dei redditi del nucleo familiare fosse un ostacolo discriminatorio. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha rigettato questa argomentazione, chiarendo che il problema nel caso specifico non era la valutazione delle prove, ma un difetto ancora più a monte: la totale assenza di allegazione.

L’allegazione è un principio processuale fondamentale: prima di provare un fatto, è necessario affermarlo, cioè inserirlo negli atti del giudizio. Il lavoratore, fin dal primo ricorso, non aveva mai specificato quale fosse l’ammontare dei redditi del suo nucleo familiare. Di conseguenza, i giudici non avevano alcun elemento su cui basare la loro valutazione per stabilire se il richiedente avesse diritto alla prestazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha spiegato che la decisione dei giudici di merito non si fondava su una presunta discriminazione, ma sulla corretta applicazione delle regole processuali. La Corte ha ribadito che, per ottenere l’Assegno Nucleo Familiare, è necessario soddisfare una duplice condizione, come stabilito dalla legge (art. 2, l. n. 153/1988):

1. Svolgimento effettivo di un’attività lavorativa.
2. Soddisfacimento di un preciso requisito reddituale: almeno il 70% del reddito complessivo del nucleo familiare deve derivare da lavoro dipendente, pensione o altre prestazioni previdenziali simili.

L’onere di allegare e poi provare questi fatti spetta a chi richiede la prestazione. I giudici hanno sottolineato che questo obbligo vale per chiunque, cittadino italiano o straniero. Sostenere il contrario, come faceva il ricorrente, significherebbe concedere ai cittadini extracomunitari un trattamento di favore, esentandoli da un obbligo che grava su tutti gli altri, cosa non prevista né voluta dalla normativa europea.

La Corte ha concluso che la richiesta di provare il proprio reddito non è un atto discriminatorio, ma un requisito essenziale per verificare la sussistenza del diritto. Poiché il ricorrente non aveva fornito i dati basilari sul proprio reddito familiare, la sua domanda era inammissibile fin dall’origine.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione conferma un principio cardine del diritto previdenziale e processuale: chi chiede una prestazione sociale legata al reddito ha il dovere di fornire tutte le informazioni necessarie per la valutazione. L’obbligo di provare i requisiti economici è un principio di eguaglianza e trasparenza che si applica a tutti i richiedenti, indipendentemente dalla loro cittadinanza. La decisione serve da monito sull’importanza di preparare in modo completo e dettagliato le proprie istanze giudiziarie, allegando tutti i fatti rilevanti fin dal primo atto del processo, per evitare che la domanda venga respinta per motivi puramente procedurali.

Chiedere l’Assegno Nucleo Familiare richiede una prova del reddito che discrimina gli stranieri?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la necessità di provare il requisito reddituale non è discriminatoria, in quanto è un onere probatorio richiesto a tutti i cittadini, italiani e stranieri, che può essere soddisfatto con ogni mezzo idoneo.

Perché il ricorso del lavoratore è stato respinto?
Il ricorso è stato respinto perché il lavoratore non ha rispettato il suo onere di allegazione. Fin dal primo grado di giudizio, non ha indicato i fatti necessari (come l’ammontare del reddito del nucleo familiare) per permettere ai giudici di valutare il suo diritto, rendendo impossibile esaminare la richiesta nel merito.

Quali sono le due condizioni essenziali per ottenere l’Assegno per il Nucleo Familiare?
Secondo la giurisprudenza consolidata della Corte, le due condizioni sono: 1) l’effettivo svolgimento di un’attività lavorativa; 2) il possesso di un requisito reddituale specifico, ovvero che la somma dei redditi da lavoro dipendente o assimilati sia almeno il 70% del reddito complessivo del nucleo familiare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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