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Assegno non trasferibile spedito: colpa del mittente

Una compagnia assicurativa spedisce un assegno non trasferibile tramite posta ordinaria. Il titolo viene rubato e incassato da un truffatore presso un ufficio postale. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22849/2024, stabilisce che la spedizione con posta ordinaria costituisce un concorso di colpa del mittente. Sebbene l’intermediario che effettua il pagamento a persona non legittimata sia responsabile per mancata diligenza, il risarcimento dovuto al mittente deve essere ridotto in proporzione alla sua negligenza nell’aver scelto una modalità di spedizione insicura.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Spedizione di un Assegno non Trasferibile: Quando il Mittente è Corresponsabile

La scelta di come spedire un documento importante come un assegno non trasferibile non è priva di conseguenze legali. Con la recente ordinanza n. 22849 del 14 agosto 2024, la Corte di Cassazione è tornata su un tema cruciale: la ripartizione di responsabilità in caso di furto e incasso fraudolento di un assegno spedito tramite posta ordinaria. La decisione ribadisce un principio fondamentale: chi sceglie un metodo di spedizione insicuro si assume una parte della colpa, con dirette conseguenze sul risarcimento ottenibile. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti di Causa

Una compagnia assicurativa emetteva un assegno non trasferibile di 5.000 euro a favore di un proprio cliente. Per la consegna, l’azienda sceglieva il servizio di posta ordinaria. Sfortunatamente, l’assegno non è mai giunto a destinazione: veniva intercettato, rubato e successivamente incassato presso un ufficio di un noto servizio postale nazionale da un soggetto che, utilizzando documenti falsi, si spacciava per il legittimo beneficiario.

La compagnia assicurativa, dopo aver dovuto emettere un secondo assegno per risarcire il proprio cliente, citava in giudizio il servizio postale, chiedendo la restituzione della somma indebitamente pagata al truffatore. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello davano ragione alla compagnia, condannando il servizio postale a risarcire l’intero importo. I giudici di merito ritenevano che l’operatore postale avesse agito con negligenza, non avendo identificato correttamente il presentatore del titolo. Inoltre, escludevano qualsiasi responsabilità della compagnia mittente per aver utilizzato la posta ordinaria.

L’Analisi della Corte e il Concorso di Colpa per l’Assegno non Trasferibile

Il servizio postale ha impugnato la decisione della Corte d’Appello dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su due motivi. Il primo, relativo alla presunta assenza di colpa da parte dell’operatore allo sportello, è stato dichiarato inammissibile. La Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse già valutato in modo adeguato e completo le prove, concludendo che la diligenza professionale richiesta non era stata rispettata.

Il secondo motivo di ricorso si è rivelato, invece, decisivo. Il servizio postale sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non riconoscere il concorso di colpa della compagnia assicurativa, la quale aveva scelto un metodo di spedizione – la posta ordinaria – palesemente insicuro e inadeguato per un titolo di credito. La Cassazione ha accolto pienamente questa tesi.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha fondato la sua decisione su un orientamento ormai consolidato, inaugurato dalla sentenza a Sezioni Unite n. 9769 del 2020. Secondo questo principio, la spedizione per posta ordinaria di un assegno non trasferibile costituisce una condotta idonea a giustificare l’affermazione del concorso di colpa del mittente.

Le motivazioni sono chiare: chi spedisce un assegno in questo modo espone volontariamente se stesso e gli altri soggetti coinvolti (come la banca o il servizio postale pagatore) a un rischio superiore a quello consentito dalle normali regole di prudenza. La scelta della posta ordinaria diventa un “antecedente necessario dell’evento dannoso”, concorrendo con l’eventuale comportamento colposo dell’intermediario che non identifica correttamente il presentatore. La clausola di “non trasferibilità” attenua il rischio, ma non lo elimina del tutto, come dimostra la cronaca giudiziaria. Pertanto, la negligenza del mittente nella scelta della modalità di spedizione ha un’incidenza causale diretta nella produzione del danno.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha quindi cassato la sentenza d’appello, rinviando la causa a una diversa sezione della stessa Corte per una nuova valutazione. Il nuovo giudice dovrà ricalcolare il risarcimento dovuto alla compagnia assicurativa, tenendo conto del suo concorso di colpa. In pratica, l’importo che il servizio postale dovrà versare sarà ridotto in una percentuale che il giudice di rinvio stabilirà in base alla gravità della colpa del mittente.

Questa ordinanza rappresenta un monito importante per chiunque si trovi a spedire titoli di credito: la scelta di un metodo di spedizione tracciabile e sicuro (come la posta raccomandata o assicurata) non è solo una precauzione, ma un vero e proprio dovere di prudenza per tutelare i propri interessi e non incorrere in una riduzione del risarcimento in caso di furto e frode.

Chi è responsabile se un assegno non trasferibile, spedito per posta ordinaria, viene rubato e incassato da un truffatore?
La responsabilità è condivisa. L’intermediario (banca o ufficio postale) che paga l’assegno a una persona non legittimata è responsabile per non aver agito con la dovuta diligenza professionale nell’identificazione. Tuttavia, anche il mittente che ha scelto la posta ordinaria è corresponsabile (concorso di colpa), perché ha utilizzato una modalità di spedizione insicura che ha contribuito a causare il danno.

Spedire un assegno non trasferibile con posta ordinaria è considerato un comportamento negligente?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, questa scelta costituisce una condotta negligente. Comporta l’esposizione volontaria del titolo a un rischio di smarrimento o furto superiore a quello consentito dalle comuni regole di prudenza, configurandosi come un antecedente necessario che concorre a causare l’evento dannoso.

Cosa comporta il riconoscimento del concorso di colpa del mittente?
Il riconoscimento del concorso di colpa del mittente comporta una riduzione del risarcimento del danno che gli spetta. Il giudice, in base all’articolo 1227 del codice civile, riduce l’importo del risarcimento in proporzione alla gravità della colpa del mittente e all’entità delle conseguenze che ne sono derivate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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