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Assegno non trasferibile pagato male: le responsabilità

Una compagnia assicurativa spedisce un assegno non trasferibile via posta ordinaria. Il titolo viene rubato e incassato da un truffatore presso un operatore postale. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni precedenti, stabilisce che la verifica di un solo documento d’identità valido è sufficiente a provare la diligenza dell’operatore e che la spedizione tramite posta ordinaria costituisce un concorso di colpa da parte del mittente, riducendo la responsabilità dell’intermediario che ha effettuato il pagamento dell’assegno non trasferibile.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Pagamento di un assegno non trasferibile: la Cassazione definisce le responsabilità

Il pagamento di un assegno non trasferibile a una persona diversa dal legittimo beneficiario è una questione complessa che coinvolge la diligenza dell’intermediario e le cautele adottate dal mittente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, ribaltando una decisione di merito e affermando due principi fondamentali: la sufficienza di un solo documento di identità per l’identificazione e il concorso di colpa di chi spedisce il titolo con posta ordinaria.

Il caso: un assegno spedito per posta ordinaria

Una compagnia di assicurazioni aveva citato in giudizio un importante operatore postale nazionale, chiedendo il risarcimento di oltre 40.000 euro. L’importo corrispondeva a un assegno di traenza non trasferibile che la compagnia aveva emesso e spedito tramite posta ordinaria al beneficiario. Sfortunatamente, il titolo era stato sottratto e successivamente incassato presso uno sportello dell’operatore postale da un soggetto non legittimato, che si era presentato con documenti falsificati.

La decisione dei giudici di merito

Sia il Tribunale che la Corte di Appello avevano dato ragione alla compagnia assicuratrice, condannando l’operatore postale al risarcimento. I giudici avevano ritenuto che l’operatore fosse responsabile per non aver agito con la necessaria diligenza professionale richiesta dall’art. 1176, comma 2, del codice civile. Inoltre, la Corte d’Appello aveva escluso che la spedizione dell’assegno tramite posta ordinaria potesse configurare un concorso di colpa da parte della compagnia mittente.

La valutazione della Cassazione sull’assegno non trasferibile

L’operatore postale ha impugnato la sentenza di secondo grado davanti alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su due motivi principali: la violazione delle norme sulla diligenza nel pagamento e l’errata esclusione del concorso di colpa del danneggiato. La Suprema Corte ha accolto entrambi i motivi.

La diligenza dell’operatore nel pagamento dell’assegno

La Cassazione ha stabilito che l’interpretazione della Corte d’Appello sulla diligenza era eccessivamente rigorosa e non conforme ai principi dell’ordinamento. La legge, inclusa la normativa antiriciclaggio, prevede che l’identificazione di una persona fisica avvenga tramite il riscontro di un documento d’identità valido (come carta d’identità, passaporto o patente). Non è richiesto, in via generale, di compiere ulteriori indagini o di esigere un secondo documento, come invece suggerito da una circolare dell’Associazione Bancaria Italiana, la quale non ha valore di legge.

L’operatore postale aveva dimostrato di aver identificato il presentatore tramite l’esibizione di carta d’identità e tesserino del codice fiscale, senza che emergessero evidenti segni di contraffazione. Secondo la Corte, questa procedura rispetta gli standard di diligenza professionale. Imporre ulteriori e non specificati accertamenti significherebbe gravare l’intermediario di un obbligo non previsto dalla legge.

Il concorso di colpa del mittente

Il secondo punto, altrettanto cruciale, riguarda il concorso di colpa. La Cassazione ha richiamato un suo precedente e autorevole orientamento (Sezioni Unite, n. 9769/2020), secondo cui la spedizione di un assegno tramite posta ordinaria costituisce una condotta negligente. Tale modalità di invio espone volontariamente il mittente a un rischio di smarrimento o sottrazione superiore a quello che si avrebbe utilizzando strumenti più sicuri (come la posta assicurata o il bonifico).

Questa condotta incauta del mittente è considerata un “antecedente necessario” dell’evento dannoso. Di conseguenza, il comportamento del mittente contribuisce a causare il danno insieme all’eventuale colpa dell’operatore che paga l’assegno. Pertanto, la Corte d’Appello ha sbagliato a escludere a priori il concorso di colpa della compagnia assicuratrice.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un bilanciamento tra la responsabilità dell’intermediario e l’auto-responsabilità del creditore. Da un lato, l’intermediario deve agire con la diligenza richiesta dal suo ruolo professionale, ma questa diligenza si misura sulla base di standard normativi chiari e non su prassi non vincolanti o su un generico obbligo di adottare “ogni possibile mezzo”. L’identificazione tramite un documento ufficiale valido è, in assenza di palesi anomalie, sufficiente a soddisfare tale obbligo. Dall’altro lato, chi sceglie un metodo di trasmissione di un titolo di credito insicuro come la posta ordinaria si assume una parte del rischio, e non può addossare l’intera responsabilità del danno a terzi. La condotta del mittente è un fattore causale che non può essere ignorato nella ripartizione delle responsabilità.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Appello di Roma, in diversa composizione, per un nuovo esame. Il nuovo giudice dovrà attenersi ai principi stabiliti: dovrà rivalutare la diligenza dell’operatore postale alla luce degli standard legali e, soprattutto, dovrà considerare il concorso di colpa della compagnia mittente per aver scelto una modalità di spedizione rischiosa. Questa decisione riafferma un principio di equilibrio e di corresponsabilità fondamentale nelle transazioni commerciali.

Chi spedisce un assegno non trasferibile per posta ordinaria ha una parte di colpa se viene rubato e incassato da un truffatore?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la spedizione per posta ordinaria di un assegno, anche se non trasferibile, costituisce una condotta idonea a giustificare l’affermazione del concorso di colpa del mittente. Tale modalità di invio espone volontariamente il mittente a un rischio superiore a quello consentito dal rispetto delle regole di comune prudenza.

Quale diligenza è richiesta alla banca o all’operatore postale nel pagare un assegno non trasferibile?
La banca o l’operatore postale è tenuto ad adempiere alla propria obbligazione con la diligenza professionale richiesta dall’art. 1176, comma 2, c.c. Questo implica l’identificazione del presentatore del titolo. Tuttavia, non è tenuto al compimento di attività ulteriori non previste dalla legge, come l’esigere due documenti di identità, prassi suggerita da circolari non vincolanti.

L’identificazione del presentatore con un solo documento d’identità è sufficiente per escludere la negligenza della banca?
Sì. L’attività di identificazione delle persone fisiche avviene normalmente tramite il riscontro di un solo documento d’identità personale (come carta d’identità o passaporto). Questa pratica è conforme agli standard legali e, in assenza di evidenti segni di alterazione o contraffazione del titolo o del documento, è sufficiente per ritenere assolta l’obbligazione di diligenza dell’intermediario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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