LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Assegno non trasferibile: diligenza e responsabilità

Una società assicuratrice cita in giudizio un intermediario per aver pagato un assegno non trasferibile a soggetti non legittimati. La Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza di primo grado, afferma la responsabilità dell’intermediario per non aver agito con la dovuta diligenza, avendo ignorato palesi anomalie nei documenti di identità. Tuttavia, riconosce un concorso di colpa del 20% a carico della società mittente per aver scelto un metodo di spedizione non sicuro come la posta ordinaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Assegno non trasferibile: la diligenza dell’intermediario e il concorso di colpa del mittente

Il pagamento di un assegno non trasferibile a una persona diversa dal legittimo beneficiario è una questione delicata che mette in discussione la responsabilità dell’intermediario finanziario. Una recente sentenza della Corte di Appello di Roma offre importanti chiarimenti sulla diligenza richiesta all’operatore e introduce il principio del concorso di colpa per chi sceglie modalità di spedizione del titolo poco sicure. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso

Una compagnia di assicurazioni aveva emesso tre assegni bancari non trasferibili per liquidare dei sinistri. Tali assegni, spediti tramite posta ordinaria, non sono mai giunti ai legittimi beneficiari. Sono stati invece incassati presso un intermediario finanziario da soggetti terzi che, presentandosi con documenti d’identità, sono riusciti a riscuotere le somme.

La compagnia assicuratrice ha quindi citato in giudizio l’intermediario, ritenendolo responsabile del danno subito a causa del pagamento negligente a persone non autorizzate. Il Tribunale, in primo grado, aveva rigettato la domanda, giudicando prescritta l’azione per il primo assegno e ritenendo che l’intermediario avesse agito con sufficiente diligenza per gli altri due, avendo identificato i presentatori tramite documenti.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha parzialmente riformato la decisione di primo grado. Pur confermando la prescrizione del diritto relativo al primo assegno, ha ribaltato il giudizio sugli altri due, riconoscendo la responsabilità dell’intermediario finanziario.

Secondo i giudici, non è sufficiente una verifica puramente formale dei documenti. L’operatore deve esercitare una diligenza professionale qualificata, che impone un’analisi critica delle circostanze per rilevare eventuali anomalie. Nel caso di specie, la Corte ha riscontrato numerose incongruenze che avrebbero dovuto insospettire l’operatore.

Analisi della Corte sulla responsabilità per l’assegno non trasferibile

La Corte ha sottolineato che la responsabilità dell’intermediario che paga un assegno non trasferibile a un soggetto non legittimato è di natura contrattuale. L’intermediario è ammesso a provare che l’inadempimento non gli è imputabile, dimostrando di aver agito con la diligenza richiesta a un operatore professionale, ai sensi dell’art. 1176, comma II, c.c.

Nel caso esaminato, questa prova non è stata fornita. Anzi, sono emerse gravi negligenze:

1. Documento di identità palesemente anomalo: Per uno degli assegni, il truffatore è stato identificato con una carta d’identità che, secondo i sistemi interni dell’intermediario, risultava rilasciata in una data successiva a quella dell’operazione di incasso. Un’incongruenza così evidente avrebbe dovuto bloccare immediatamente l’operazione.
2. Discrepanze multiple: Per l’altro assegno, sono state rilevate numerose discrasie tra i dati del documento presentato dal truffatore, i dati registrati nell’anagrafica interna dell’intermediario e i dati di altri soggetti con le stesse generalità già censiti. Nonostante il sistema di controllo interno segnalasse queste anomalie, l’operatore ha proceduto ugualmente al pagamento.

Questi elementi, secondo la Corte, dimostrano una superficialità inescusabile nella verifica, ben al di sotto dello standard di diligenza professionale richiesto.

Il Concorso di Colpa del Mittente

Un aspetto cruciale della sentenza riguarda il riconoscimento del concorso di colpa della compagnia assicuratrice. La Corte ha applicato un principio consolidato dalle Sezioni Unite della Cassazione (sent. n. 9769/2020), secondo cui la scelta di utilizzare un metodo di trasmissione insicuro come la posta ordinaria, in presenza di alternative più sicure (es. bonifico bancario, posta raccomandata), costituisce una consapevole assunzione di rischio da parte del mittente.

Di conseguenza, il mittente concorre nella causazione del danno. La Corte ha quantificato tale concorso di colpa nella misura del 20%, riducendo proporzionalmente l’importo del risarcimento dovuto dall’intermediario.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di superare una visione meramente burocratica dell’obbligo di identificazione. La diligenza professionale non si esaurisce nel controllo dell’esistenza di un documento, ma richiede un esame attento della sua coerenza e della plausibilità delle circostanze. Le palesi anomalie riscontrate (date incoerenti, dati anagrafici discordanti) costituivano campanelli d’allarme che un operatore accorto non avrebbe dovuto ignorare. Ignorandoli, l’intermediario ha violato il proprio obbligo di protezione e ha reso possibile il verificarsi del danno. Allo stesso tempo, la Corte ha motivato il concorso di colpa del mittente basandosi sul principio di auto-responsabilità: chi sceglie uno strumento di trasmissione rischioso, pur avendone a disposizione di più sicuri, contribuisce a creare la situazione di pericolo che porta al danno.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce due principi pratici di grande rilevanza:

1. Per gli intermediari: L’identificazione del presentatore di un assegno non trasferibile non è un atto meccanico. È necessario un controllo sostanziale e critico, volto a smascherare incongruenze e anomalie. La presenza di ‘semafori rossi’ deve indurre a maggiori verifiche, pena la responsabilità per colpa lieve.
2. Per i mittenti: La scelta del mezzo di trasmissione di un assegno ha conseguenze legali. Optare per la posta ordinaria, anziché per strumenti tracciabili e sicuri, può comportare un addebito di corresponsabilità in caso di furto e incasso fraudolento, con una conseguente riduzione del risarcimento ottenibile.

Quale livello di diligenza è richiesto a un intermediario nel pagare un assegno non trasferibile?
L’intermediario deve agire con la diligenza professionale qualificata (art. 1176, co. 2, c.c.), che non si limita a un controllo formale del documento d’identità, ma impone una verifica critica per individuare eventuali anomalie, incongruenze o segni di contraffazione che possano far sorgere un sospetto sulla legittimità del presentatore.

Il mittente di un assegno può essere considerato corresponsabile se il titolo viene rubato e incassato fraudolentemente?
Sì. Secondo la sentenza, la scelta di spedire un assegno tramite un mezzo insicuro come la posta ordinaria, quando esistono alternative più sicure (bonifico, raccomandata), costituisce una consapevole assunzione di rischio. Questo comportamento configura un concorso di colpa che riduce il diritto al risarcimento del danno.

La semplice identificazione del presentatore con un documento d’identità è sufficiente per escludere la responsabilità dell’intermediario?
No, non è sufficiente. La sentenza chiarisce che se il documento o le circostanze dell’operazione presentano palesi anomalie (ad esempio, una data di rilascio del documento successiva alla data dell’operazione), l’intermediario è tenuto a svolgere ulteriori e più approfondite verifiche. Procedere al pagamento ignorando tali segnali di allarme costituisce una condotta negligente e fonte di responsabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati