LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Assegno non trasferibile: diligenza della banca

Una società emetteva un assegno non trasferibile, successivamente intercettato e incassato da un truffatore. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, escludendo la responsabilità dell’istituto di credito. La sentenza chiarisce che la responsabilità della banca non è oggettiva, ma va valutata secondo il criterio della diligenza professionale. Poiché le specifiche contestazioni sulla visibilità della falsificazione sono state sollevate tardivamente in giudizio, e l’identificazione del presentatore era avvenuta con un documento valido, la banca è stata ritenuta non responsabile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 febbraio 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Assegno non trasferibile pagato al truffatore: la banca è sempre responsabile?

La gestione di un assegno non trasferibile richiede una particolare attenzione da parte degli istituti di credito. Ma cosa succede se un assegno viene rubato, falsificato e pagato a una persona diversa dal legittimo beneficiario? La banca è automaticamente responsabile per il danno? Una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma offre importanti chiarimenti, sottolineando come la responsabilità non sia oggettiva, ma legata alla diligenza professionale e alla corretta gestione del processo legale da parte di chi subisce il danno.

I fatti del caso

Una società emetteva tre assegni non trasferibili a favore di altrettanti beneficiari. Gli assegni, spediti tramite posta ordinaria, non sono mai giunti a destinazione. Sono stati invece intercettati da un soggetto terzo che, dopo averli abilmente contraffatti nel nome del beneficiario, è riuscito a incassarli presso un istituto finanziario.

La società emittente, costretta a effettuare nuovamente i pagamenti ai legittimi creditori, ha citato in giudizio l’istituto per ottenere il risarcimento del danno, sostenendo che quest’ultimo avesse agito con negligenza, non accorgendosi di una falsificazione che, a suo dire, era palese e rilevabile ictu oculi (a colpo d’occhio).

La decisione della Corte d’Appello sull’assegno non trasferibile

La Corte d’Appello, confermando la sentenza di primo grado, ha respinto le richieste della società appellante. I giudici hanno stabilito che l’istituto finanziario non era responsabile per il pagamento dell’assegno non trasferibile contraffatto, in quanto aveva agito con la diligenza professionale richiesta dalla legge. La decisione si fonda su due pilastri fondamentali: la tardività delle allegazioni della società e la valutazione dello standard di diligenza della banca.

L’errore fatale: la tardività delle contestazioni

Il punto cruciale della sentenza riguarda un aspetto procedurale. La società aveva inizialmente lamentato la falsificazione in termini generici. Solo nelle memorie conclusive del primo grado e, in modo più dettagliato, nell’atto di appello, ha specificato gli elementi che avrebbero reso la contraffazione ‘palese’ (es. uso di caratteri dattiloscritti diversi, disallineamento del testo).

La Corte ha ritenuto tali contestazioni tardive e, quindi, inammissibili. Nel processo civile, i fatti a sostegno della propria domanda devono essere allegati entro precisi termini perentori (le memorie ex art. 183 c.p.c.). Introdurre nuovi dettagli in fasi successive lede il diritto di difesa della controparte, che non avrebbe modo di replicare adeguatamente. Questo ha impedito ai giudici di esaminare nel merito se la falsificazione fosse davvero così evidente.

La diligenza professionale della banca nell’identificazione

Superato lo scoglio procedurale, la Corte ha valutato il comportamento dell’istituto finanziario. La giurisprudenza consolidata, richiamata anche in questa sentenza, ha chiarito che la responsabilità della banca in caso di pagamento di un assegno non trasferibile a persona non legittimata non è una responsabilità oggettiva. La banca può liberarsi provando di aver agito con la diligenza qualificata richiesta a un operatore professionale (art. 1176, comma 2, c.c.).

Nel caso specifico, l’istituto aveva identificato il presentatore tramite patente di guida e codice fiscale, documenti che non presentavano anomalie visibili. La Corte ha ribadito che, secondo la normativa e la prassi, l’identificazione tramite un singolo documento di identità valido è generalmente considerata sufficiente. Le raccomandazioni (come la circolare ABI che suggerisce di richiedere due documenti) non hanno forza di legge e non costituiscono un obbligo giuridico.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte d’Appello si concentrano sull’evoluzione giurisprudenziale che ha spostato l’onere della prova e la natura della responsabilità della banca. Non si tratta più di una responsabilità quasi automatica, ma di una responsabilità per colpa, dove la banca ha la possibilità di dimostrare di aver adottato tutte le cautele esigibili. Il cuore della motivazione risiede però nell’applicazione rigorosa delle regole processuali. I giudici hanno evidenziato che il thema decidendum, ovvero l’oggetto del giudizio, si cristallizza dopo lo scambio delle memorie iniziali. Le allegazioni tardive della società appellante, per quanto potenzialmente pertinenti, sono state introdotte oltre i termini consentiti, precludendo al collegio qualsiasi valutazione sulla fondatezza delle stesse. Poiché le contestazioni ammissibili erano solo quelle generiche iniziali, e l’istituto ha provato di aver seguito una procedura di identificazione standard e corretta, la Corte ha concluso che non vi fossero elementi per affermare una sua condotta negligente.

Le conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni pratiche. La prima è di natura processuale: chi agisce in giudizio per il risarcimento di un danno deve articolare tutte le sue difese e allegare in modo specifico e tempestivo tutti i fatti a sostegno della propria tesi, specialmente quelli tecnici come gli indizi di una falsificazione. L’attesa fino alle fasi finali del giudizio può rivelarsi una strategia fatale.

La seconda lezione riguarda il merito della responsabilità bancaria: viene confermato che l’istituto di credito che paga un assegno non trasferibile non risponde del danno se dimostra di aver agito con la diligenza dell’accorto banchiere, in particolare verificando l’identità del presentatore con un documento valido e senza evidenti segni di alterazione. La responsabilità, quindi, non è scontata ma va provata caso per caso, all’interno delle rigide maglie del processo.

Qual è lo standard di responsabilità per una banca che paga un assegno non trasferibile a una persona non legittimata?
La responsabilità non è oggettiva, ma si basa sulla colpa. La banca è tenuta a rispettare la diligenza professionale qualificata (art. 1176, comma 2, c.c.) e può essere esonerata da responsabilità se dimostra di aver adottato tutte le cautele necessarie e che l’inadempimento non le è imputabile.

Perché le contestazioni sulla falsificazione dell’assegno non sono state considerate nel merito dalla Corte?
Perché sono state formulate tardivamente. La società attrice ha specificato i dettagli che avrebbero reso palese la contraffazione solo nelle memorie conclusive e in appello, ben oltre i termini processuali previsti per l’allegazione dei fatti. Ciò ha reso le contestazioni inammissibili, impedendo al giudice di valutarle.

È sufficiente un solo documento per identificare chi incassa un assegno?
Sì. Secondo la sentenza, che si allinea all’orientamento della Cassazione, l’identificazione del presentatore tramite un solo documento d’identità valido e non palesemente alterato è generalmente sufficiente per assolvere all’obbligo di diligenza della banca. Le raccomandazioni che suggeriscono l’uso di due documenti non hanno valore di norma vincolante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)