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Assegno familiare: la prova del reddito è essenziale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un cittadino extracomunitario a cui era stato negato l’assegno familiare per mancata prova del reddito del proprio nucleo familiare residente all’estero. La Suprema Corte ha confermato che la dimostrazione del reddito non è un mero fattore di calcolo, ma un elemento costitutivo essenziale del diritto stesso. L’onere della prova grava su chiunque richieda la prestazione, senza alcuna discriminazione basata sulla cittadinanza, garantendo la parità di trattamento.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Assegno Familiare: la Prova del Reddito è Requisito Essenziale, lo Conferma la Cassazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza nel diritto del lavoro e della previdenza sociale: i requisiti per ottenere l’assegno familiare. La decisione chiarisce in modo definitivo che la prova del reddito del nucleo familiare non è un semplice dato per calcolare l’importo, ma un elemento fondamentale per il riconoscimento stesso del diritto, anche per i cittadini extracomunitari con familiari a carico residenti all’estero.

I Fatti del Caso: la Richiesta di un Lavoratore Extracomunitario

Un lavoratore extracomunitario, titolare di un permesso di soggiorno di lungo periodo, aveva richiesto all’ente previdenziale il riconoscimento dell’assegno per il proprio nucleo familiare, residente nel paese d’origine. La richiesta era stata respinta sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte d’Appello.

La motivazione del diniego era univoca: il lavoratore non aveva fornito una prova adeguata del reddito complessivo del suo nucleo familiare. Secondo i giudici di merito, questa mancanza impediva di verificare la sussistenza di uno dei requisiti essenziali previsti dalla legge per poter beneficiare della prestazione.

I Motivi del Ricorso: l’assegno familiare e la parità di trattamento

Il lavoratore ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali. In primo luogo, sosteneva che la normativa nazionale, interpretata alla luce del diritto europeo, dovesse considerare il reddito familiare non come un requisito per avere diritto all’assegno, ma solo come un “fattore di calcolo” per determinarne l’importo. Richiedere una prova documentale, specialmente a cittadini extracomunitari, avrebbe costituito una violazione del principio di parità di trattamento rispetto ai cittadini italiani.

In secondo luogo, il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello non avesse considerato la sua richiesta di depositare la certificazione reddituale, violando le norme processuali sull’acquisizione delle prove.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, confermando le decisioni dei giudici di merito e fornendo chiarimenti cruciali sulla natura del requisito reddituale.

Il Reddito come Elemento Costitutivo e non Fattore di Calcolo

Richiamando la propria giurisprudenza consolidata, la Corte ha ribadito che il reddito del nucleo familiare è un elemento costitutivo del diritto a percepire l’assegno. La legge (art. 2 del d.l. n. 69/1988) stabilisce chiaramente che la prestazione non spetta se la somma dei redditi da lavoro dipendente o assimilati è inferiore al 70% del reddito complessivo familiare.

Di conseguenza, la prova di tale requisito incombe su chiunque richieda il beneficio, sia esso cittadino italiano, europeo o extracomunitario. Non sussiste alcuna disparità di trattamento, poiché la legge impone a tutti lo stesso onere probatorio. Imporre un onere più lieve al cittadino extracomunitario creerebbe, al contrario, una ingiustificata disparità.

L’Inammissibilità del Secondo Motivo

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha spiegato che la censura del ricorrente si risolveva in una critica al modo in cui i giudici di merito avevano valutato le prove, un’attività non sindacabile in sede di legittimità. Inoltre, il ricorrente non aveva rispettato i requisiti formali del ricorso, omettendo di trascrivere l’istanza e i documenti che a suo dire non erano stati valutati.

Le Conclusioni: Nessuna Discriminazione nell’Onere della Prova

La decisione della Cassazione stabilisce un principio chiaro: per ottenere l’assegno familiare, è indispensabile dimostrare di possedere tutti i requisiti di legge, compreso quello reddituale. Questo onere della prova è uguale per tutti e non viola il principio di parità di trattamento. La pronuncia sottolinea come il reddito non sia un mero dettaglio per quantificare l’importo, ma la chiave d’accesso al diritto stesso, garantendo che la prestazione assistenziale sia erogata solo a chi ne ha effettivamente titolo secondo i criteri stabiliti dal legislatore.

Per ottenere l’assegno familiare, il reddito del nucleo è solo un parametro per calcolare l’importo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il reddito del nucleo familiare è un elemento costitutivo del diritto, ovvero un requisito essenziale che deve essere provato per poter beneficiare della prestazione, e non un semplice fattore per la graduazione dell’importo.

Esiste un onere di prova più gravoso per i cittadini extracomunitari che chiedono l’assegno familiare?
No. La Corte ha chiarito che l’onere di provare il requisito reddituale grava su tutti coloro che richiedono l’assegno, siano essi cittadini italiani, europei o extraeuropei. Non sussiste alcuna disparità di trattamento, in quanto la legge impone a tutti lo stesso obbligo probatorio.

È possibile lamentare in Cassazione la mancata ammissione di un documento da parte del giudice d’appello?
È possibile solo a condizioni molto specifiche e rigorose, previste dall’art. 360, n. 5, c.p.c., dimostrando la decisività del fatto pretermesso. Nel caso di specie, il motivo è stato ritenuto inammissibile perché si risolveva in una critica alla valutazione delle prove fatta dal giudice di merito e per vizi formali nella redazione del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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