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Assegno divorzile: revoca casa coniugale lo aumenta

Un ex marito ricorre in Cassazione contro l’aumento dell’assegno divorzile a favore dell’ex moglie, disposto dopo la revoca dell’assegnazione della casa coniugale. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che la revoca della casa, unita al miglioramento delle condizioni economiche del marito (non più tenuto a versare il mantenimento per un figlio divenuto autonomo), costituisce una sopravvenienza che giustifica la revisione dell’assegno divorzile per riequilibrare la situazione patrimoniale tra gli ex coniugi.

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Assegno Divorzile: la Revoca della Casa Coniugale ne Giustifica l’Aumento

La fine di un matrimonio porta con sé la necessità di definire nuovi equilibri economici, tra cui l’eventuale assegno divorzile. Ma cosa succede quando le condizioni stabilite in sede di divorzio cambiano nel tempo? Con l’ordinanza n. 7961/2024, la Corte di Cassazione ha chiarito che la revoca dell’assegnazione della casa coniugale, insieme ad altri fattori sopravvenuti, costituisce un motivo valido per aumentare l’importo dell’assegno a favore del coniuge economicamente più debole.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di modifica delle condizioni di divorzio. Inizialmente, la casa coniugale, di proprietà esclusiva dell’ex marito, era stata assegnata alla ex moglie. Successivamente, poiché i figli maggiorenni non convivevano più con la madre, il Tribunale ha revocato tale assegnazione. Di conseguenza, la donna ha richiesto un aumento dell’assegno divorzile, fissato in precedenza a 800 euro mensili, per compensare la perdita del beneficio economico derivante dall’uso dell’abitazione. A questa situazione si aggiungeva il fatto che l’ex marito aveva cessato di versare il mantenimento per uno dei figli, divenuto nel frattempo economicamente autosufficiente.

La Corte d’Appello, in riforma della decisione di primo grado, ha accolto la richiesta della donna, aumentando l’assegno a 1.200 euro mensili. Secondo i giudici di secondo grado, la situazione economica del marito era migliorata (venendo meno l’onere per il figlio e riacquistando la disponibilità dell’immobile), mentre quella della moglie era peggiorata. L’uomo ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Revisione dell’Assegno Divorzile e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ex marito, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale della controversia era stabilire se la revoca dell’assegnazione della casa familiare potesse essere considerata una “sopravvenienza” idonea a giustificare una modifica dell’assegno divorzile.

Secondo l’articolo 9 della Legge sul Divorzio (n. 898/1970), le condizioni economiche possono essere riviste solo in presenza di “giustificati motivi sopravvenuti”. Il ricorrente sosteneva che la perdita della casa non costituisse un peggioramento economico per l’ex moglie, la quale si era trasferita gratuitamente in un’abitazione di proprietà del padre, e che le condizioni economiche generali erano già state valutate al momento del divorzio.

La Cassazione ha respinto questa tesi, affermando un principio fondamentale.

La Revoca della Casa Coniugale come Sopravvenienza Rilevante

I giudici hanno chiarito che la revoca dell’assegnazione della casa familiare costituisce una modifica significativa dell’equilibrio economico tra le parti. Per l’ex coniuge assegnatario, rappresenta la perdita di un vantaggio economico tangibile (il risparmio di un affitto). Per l’ex coniuge proprietario, rappresenta un arricchimento, poiché riacquista la piena disponibilità del bene, potendo abitarvi, affittarlo o utilizzarlo per attività produttive.

Questo cambiamento, unito alla cessazione dell’obbligo di mantenimento per il figlio, ha determinato un duplice effetto: un miglioramento delle condizioni del marito e un peggioramento di quelle della moglie. Tale squilibrio sopravvenuto ha reso necessaria una nuova valutazione comparativa delle condizioni patrimoniali delle parti.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il procedimento di revisione non deve essere una nuova e autonoma valutazione delle condizioni di divorzio, ma deve limitarsi a verificare se le circostanze sopravvenute abbiano alterato l’equilibrio raggiunto in precedenza. In questo caso, i giudici hanno riscontrato l’esistenza di due fatti nuovi e rilevanti: la cessazione del contributo al mantenimento del figlio da parte del padre (€ 800/mese risparmiati) e la revoca dell’assegnazione della casa. Questi elementi, valutati insieme, hanno correttamente portato la Corte d’Appello a riconsiderare l’adeguatezza dell’assegno, aumentandolo per ristabilire un equilibrio più equo. La Corte ha precisato che la revoca dell’assegnazione della casa familiare ha un riflesso economico indiscutibile, poiché consente al genitore assegnatario di evitare la ricerca di un’altra abitazione a proprie spese.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio di grande importanza pratica: le condizioni di divorzio non sono immutabili. Qualsiasi fatto nuovo che modifichi in modo sostanziale la situazione economica degli ex coniugi può legittimare una richiesta di revisione dell’assegno. La revoca dell’assegnazione della casa coniugale non è un evento neutro, ma un fattore che incide pesantemente sull’equilibrio patrimoniale e che, pertanto, deve essere considerato dal giudice nel determinare l’eventuale adeguamento dell’assegno divorzile. La decisione evidenzia la necessità di una valutazione comparativa e dinamica delle condizioni economiche, volta a garantire che l’assetto post-matrimoniale rimanga equo nel tempo.

La revoca dell’assegnazione della casa coniugale giustifica un aumento dell’assegno divorzile?
Sì. Secondo la Corte, la revoca dell’assegnazione della casa familiare è una sopravvenienza che modifica l’equilibrio economico. Essa rappresenta un peggioramento per chi perde il godimento dell’immobile e un miglioramento per il proprietario che ne riacquista la disponibilità. Questo squilibrio può giustificare un aumento dell’assegno.

Cosa si intende per “giustificati motivi sopravvenuti” che permettono di modificare le condizioni di divorzio?
Si tratta di fatti nuovi, verificatisi dopo la sentenza di divorzio, che alterano in modo significativo la situazione economica di uno o di entrambi gli ex coniugi. Nel caso specifico, i motivi sono stati la cessazione del mantenimento per un figlio divenuto autonomo e la revoca dell’assegnazione della casa coniugale.

La cessazione dell’obbligo di mantenimento per un figlio autosufficiente influisce sull’assegno divorzile dell’ex coniuge?
Sì, indirettamente. La Corte ha considerato che il venir meno di tale spesa ha migliorato la capacità economica del genitore obbligato. Questo miglioramento, valutato insieme al peggioramento della situazione dell’altro coniuge (che ha perso la casa), ha contribuito a giustificare l’aumento dell’assegno divorzile a favore di quest’ultimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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