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Assegno d’invalidità: prova e peggioramento sanitario

Un lavoratore si vede inizialmente negare l’assegno ordinario di invalidità. Durante il processo di appello, presenta nuove prove mediche che dimostrano un significativo peggioramento della sua salute. Il Tribunale, basandosi su una nuova Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), accoglie il ricorso, riconoscendo che la capacità lavorativa del ricorrente è scesa a meno di un terzo. La sentenza stabilisce che il diritto all’assegno decorre dalla data dell’evento clinico che ha causato il peggioramento, e non dalla domanda amministrativa iniziale.

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Assegno d’Invalidità: La Prova del Peggioramento in Corso di Causa

Ottenere il riconoscimento di un assegno d’invalidità può essere un percorso complesso, specialmente quando le condizioni di salute cambiano nel tempo. Una recente sentenza del Tribunale di Milano offre un’importante lezione: un peggioramento sanitario, se provato con nuova documentazione medica durante il processo, può ribaltare una decisione iniziale negativa e portare al riconoscimento del diritto. Analizziamo questo caso per capire come.

I Fatti di Causa: Dal Diniego al Ricorso in Tribunale

Un lavoratore, affetto da diverse patologie (cardiache, oncologiche, ortopediche), si era visto negare in sede amministrativa la richiesta per l’assegno ordinario di invalidità. Anche la prima fase giudiziaria (ATPO) si era conclusa con una valutazione medico-legale (CTU) che escludeva una riduzione della sua capacità lavorativa a meno di un terzo, requisito indispensabile per la prestazione.

Non arrendendosi, il lavoratore ha impugnato questa conclusione, avviando un giudizio di merito. Durante questa nuova fase, ha presentato documentazione medica aggiornata, inclusa una TAC, che attestava un aggravamento del suo quadro clinico. Questa mossa si è rivelata decisiva.

L’Importanza della Nuova Documentazione e la Rinnovazione della CTU

Di fronte alle nuove prove, il Giudice ha ritenuto necessario approfondire la questione, disponendo una nuova Consulenza Tecnica d’Ufficio. Il quesito posto al nuovo perito era chiaro: rivalutare le condizioni del ricorrente alla luce della documentazione sanitaria sopravvenuta.

Il nuovo CTU ha riscontrato un peggioramento clinico e funzionale significativo, in particolare una lesione al tendine del bicipite sinistro verificatasi nel novembre 2024. Questo nuovo evento, sommato alle patologie preesistenti, ha inciso in modo determinante sulla capacità del lavoratore di svolgere le sue mansioni abituali (come autista, magazziniere o attività nella ristorazione), che richiedono l’uso degli arti superiori e una certa resistenza fisica.

Assegno d’invalidità e la Valutazione del Peggioramento Sanitario

Il secondo consulente ha concluso che, sebbene il lavoratore conservasse una residua capacità per attività marginali (come quella di cassiere in posizione seduta o la guida per brevi tratti), il complesso delle menomazioni riduceva la sua capacità lavorativa complessiva in occupazioni confacenti alle sue attitudini a meno di un terzo. La chiave di volta è stata la valutazione non delle singole patologie, ma del loro impatto combinato sulla concreta professionalità del soggetto.

Le Motivazioni della Decisione

Il Tribunale ha recepito integralmente le conclusioni della seconda CTU, ritenendole logiche, ben motivate e coerenti con la scienza medica. La sentenza ha quindi accertato e dichiarato la sussistenza del requisito sanitario per l’assegno d’invalidità.

Un punto fondamentale della decisione riguarda la decorrenza del diritto. Il Giudice ha stabilito che l’assegno dovesse decorrere non dalla data della domanda amministrativa (presentata quasi due anni prima), ma dal novembre 2024, mese in cui si è verificato l’evento clinico (la lesione al tendine) che ha determinato il superamento della soglia di invalidità rilevante.

Infine, per quanto riguarda le spese legali, il Tribunale ha optato per la compensazione. Poiché l’accoglimento della domanda è dipeso da un peggioramento avvenuto in corso di causa e provato con nuova documentazione, si è configurata una soccombenza reciproca: l’Ente Previdenziale aveva legittimamente negato la prestazione sulla base della situazione iniziale, mentre il lavoratore ha visto riconosciuto il suo diritto solo in un secondo momento. Le spese della CTU, tuttavia, sono state poste a carico dell’Ente Previdenziale.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale: il processo giudiziario non è una fotografia statica della situazione esistente al momento della domanda, ma un percorso dinamico in cui possono essere valutati fatti nuovi. Per chi richiede l’assegno d’invalidità, ciò significa che un peggioramento delle proprie condizioni di salute, se adeguatamente documentato, può e deve essere fatto valere in giudizio. La vittoria del ricorrente dimostra l’importanza di non demordere e di fornire al Giudice tutti gli elementi aggiornati per una valutazione completa ed equa della propria condizione.

È possibile ottenere l’assegno d’invalidità se la richiesta iniziale è stata respinta?
Sì, è possibile. Se le condizioni di salute peggiorano in modo significativo dopo il rigetto iniziale, è possibile dimostrare tale aggravamento in corso di causa attraverso nuova documentazione medica. Se questo peggioramento porta la riduzione della capacità lavorativa al di sotto di un terzo, il giudice può riconoscere il diritto.

Da quale data decorre il diritto all’assegno d’invalidità se il peggioramento avviene durante la causa?
In base a questa sentenza, il diritto decorre non dalla data della domanda amministrativa originaria, ma dal momento in cui si è verificato l’evento clinico che ha causato il peggioramento decisivo, come accertato dal Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU).

Cosa succede se vinco la causa grazie a nuova documentazione medica? Chi paga le spese legali?
Il giudice può disporre la compensazione delle spese legali tra le parti. Questo avviene perché la vittoria è dovuta a un fatto nuovo (il peggioramento) emerso durante il processo, e non a un errore iniziale dell’ente previdenziale. In tal caso, ogni parte paga il proprio avvocato, ma i costi della perizia medica del tribunale (CTU) possono essere comunque addebitati all’ente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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