LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Assegno di sede e mansioni: la decisione della Corte

Un docente in servizio presso un’università straniera ha rivendicato un assegno di sede superiore, sostenendo di svolgere di fatto mansioni da addetto culturale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la retribuzione è legata all’inquadramento formale e non alle mansioni concretamente svolte. L’ordinanza sottolinea come, in assenza di una nomina formale a titolare di cattedra o a addetto culturale, le attività extra-accademiche rientrano nella figura contrattualmente prevista del lettore con incarichi aggiuntivi, non dando diritto a differenze retributive.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Assegno di Sede per Docenti all’Estero: La Cassazione Sulle Differenze Retributive

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 7478/2024, offre importanti chiarimenti sulla determinazione dell’assegno di sede per i docenti italiani che lavorano all’estero. La vicenda riguarda un insegnante che, pur essendo formalmente un lettore universitario, sosteneva di aver svolto mansioni superiori assimilabili a quelle di un addetto culturale, rivendicando di conseguenza un trattamento economico più favorevole. La Corte ha però respinto le sue richieste, ribadendo un principio fondamentale nel pubblico impiego: la retribuzione è legata all’inquadramento formale e non alle sole mansioni di fatto espletate.

I Fatti del Caso: Docente all’Estero e Riconoscimento delle Mansioni

Il protagonista della vicenda è un docente di materie letterarie che, dal 1993, ha prestato servizio come lettore di nomina governativa presso un’prestigiosa università di Tokyo. A partire dal 1995, oltre all’insegnamento, ha svolto una serie di incarichi extra-accademici (organizzazione di eventi culturali, conferenze, ecc.) del tutto simili a quelli di un addetto culturale dipendente dal Ministero.

Per queste ragioni, il docente ha citato in giudizio il Ministero, avanzando diverse pretese:
1. Il riconoscimento di un assegno di sede parametrato a quello di un funzionario di pari livello del Ministero, e in particolare a quello previsto per un docente universitario titolare di cattedra.
2. Il riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata prima della sua formale assunzione come addetto culturale nel 2008.
3. Il risarcimento dei danni per un presunto rientro anticipato in Italia rispetto alla durata prevista del suo incarico.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto tutte le domande. La Corte d’Appello, in parziale riforma, aveva accolto solo una richiesta minore, relativa all’inclusione di una componente stipendiale (la retribuzione professionale docenti) nell’assegno ad personam che gli era stato concesso al momento del passaggio nei ruoli del Ministero.

L’Analisi della Cassazione e l’Assegno di Sede

La Corte di Cassazione ha esaminato i dodici motivi di ricorso presentati dal docente, rigettandoli integralmente. L’analisi della Corte si è concentrata su alcuni punti nevralgici.

Mansioni di Docente vs. Titolare di Cattedra

Il ricorrente chiedeva un assegno di sede calcolato sul parametro del docente universitario titolare di cattedra. La Corte ha respinto questa richiesta evidenziando come mancasse la prova fondamentale: un’investitura formale in tale ruolo. Non era sufficiente dimostrare di aver svolto lezioni come unico docente di lingua italiana; era necessario provare l’assegnazione formale di una cattedra universitaria, cosa che non è avvenuta. In assenza del presupposto formale, la richiesta economica non poteva essere accolta.

Incarichi Extra-Accademici e l’Assegno di Sede

Anche la pretesa di equiparazione all’addetto culturale è stata respinta. I giudici hanno osservato che la contrattazione collettiva di settore (CCNLIE) prevedeva espressamente la figura del “lettore con incarichi extra-accademici”. Le mansioni aggiuntive svolte dal docente, secondo la Corte, rientravano perfettamente in questa categoria contrattuale, che è giuridicamente ed economicamente distinta da quella dell’addetto culturale. Pertanto, lo svolgimento di tali compiti non giustificava il riconoscimento di un assegno di sede superiore.

Inammissibilità di Numerosi Motivi di Ricorso

Una parte significativa dell’ordinanza si sofferma sull’inammissibilità di molti dei motivi di ricorso. La Corte ha ribadito che il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito dove si possono riesaminare i fatti. Molti motivi sono stati respinti perché:
Mancavano di specificità: il ricorrente non aveva indicato con precisione gli atti processuali dei gradi precedenti in cui le sue tesi erano state avanzate.
Miravano a una nuova valutazione dei fatti: il ricorrente chiedeva alla Corte di rivalutare le prove documentali, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.
Violavano il principio della “doppia conforme”: poiché la sentenza d’appello aveva confermato quella di primo grado con motivazioni analoghe, il ricorso per vizi di motivazione era precluso.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si basano su un’interpretazione rigorosa delle norme che regolano il pubblico impiego. Il principio cardine è che i diritti economici, come l’assegno di sede, derivano dall’inquadramento giuridico formale e non dalle mansioni di fatto svolte. Per ottenere una retribuzione superiore, il dipendente deve dimostrare di essere stato formalmente investito del ruolo corrispondente. Lo svolgimento di compiti aggiuntivi o più complessi non è di per sé sufficiente a far scattare un adeguamento retributivo se la normativa o la contrattazione collettiva non lo prevedono espressamente. Inoltre, la Corte ha sottolineato la netta cesura tra il rapporto di lavoro come lettore e quello successivo come addetto culturale, avvenuto tramite concorso, escludendo quindi il riconoscimento dell’anzianità pregressa.

Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce che nel diritto del lavoro pubblico, e in particolare per il personale in servizio all’estero, la forma e l’inquadramento contrattuale prevalgono sulla sostanza delle mansioni svolte. Per i docenti e il personale che operano fuori dai confini nazionali, questa decisione conferma che le rivendicazioni economiche devono fondarsi su presupposti giuridici solidi e formali. Non basta “fare di più” per avere diritto a “guadagnare di più”; è necessario che quel “fare di più” corrisponda a un preciso e documentabile inquadramento giuridico e contrattuale.

Svolgere mansioni superiori dà automaticamente diritto a una retribuzione più alta per un dipendente pubblico all’estero?
No. Secondo l’ordinanza, per ottenere la retribuzione superiore è necessaria l’investitura formale nel ruolo previsto dalla normativa. Non è sufficiente dimostrare di aver svolto di fatto le mansioni, ma occorre provare l’inquadramento giuridico corrispondente a quel trattamento economico.

Qual è la differenza tra un ‘lettore con incarichi extra-accademici’ e un ‘addetto culturale’ ai fini dell’assegno di sede?
La differenza è di natura formale e contrattuale. La Corte ha chiarito che la contrattazione collettiva (CCNLIE) prevede specificamente la figura del ‘lettore con incarichi extra-accademici’. Questa figura è giuridicamente ed economicamente distinta da quella dell’addetto culturale e non dà diritto allo stesso assegno di sede, anche se le mansioni possono apparire simili.

Perché molti motivi del ricorso sono stati dichiarati inammissibili dalla Cassazione?
Molti motivi sono stati giudicati inammissibili per ragioni strettamente procedurali. Tra queste, la Corte ha evidenziato la mancanza di specificità del ricorso (non indicava precisamente gli atti su cui si fondava), il tentativo di ottenere un nuovo esame dei fatti (non consentito in sede di legittimità) e l’applicazione della regola della ‘doppia conforme’, che impedisce l’esame di vizi di motivazione quando le sentenze di primo e secondo grado sono conformi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati