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Assegno di natalità: illegittimo negarlo a stranieri

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11438/2025, ha stabilito che l’assegno di natalità deve essere concesso anche ai cittadini extracomunitari che non possiedono un permesso di soggiorno di lungo periodo. Basandosi su una precedente pronuncia della Corte Costituzionale (sent. n. 54/2022), ha dichiarato illegittima la norma che limitava il beneficio, estendendolo a tutti gli stranieri autorizzati a lavorare in Italia, in quanto la precedente esclusione era discriminatoria e violava i principi costituzionali di uguaglianza e di sostegno alla famiglia.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Assegno di natalità anche per stranieri: la Cassazione conferma l’incostituzionalità del requisito del permesso di lungo periodo

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio di cruciale importanza in materia di prestazioni sociali, stabilendo che l’assegno di natalità non può essere negato ai cittadini extracomunitari solo perché privi del permesso di soggiorno di lungo periodo. Questa decisione si allinea a un fondamentale intervento della Corte Costituzionale, demolendo una barriera discriminatoria e rafforzando la tutela della famiglia e della natalità per tutti i residenti che contribuiscono alla società.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla domanda di un cittadino extracomunitario, regolarmente residente e lavoratore in Italia, a cui l’ente previdenziale aveva negato l’erogazione dell’assegno di natalità per il proprio figlio. Il motivo del diniego era puramente formale: il richiedente non era titolare del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, un requisito allora previsto dalla normativa (art. 1, comma 125, della legge n. 190/2014).

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva dato ragione all’ente, riformando la decisione di primo grado e rigettando la richiesta del cittadino. Quest’ultimo, ritenendo la decisione ingiusta e lesiva dei propri diritti, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, contestando la violazione di legge.

L’intervento decisivo della Corte Costituzionale e l’assegno di natalità

Il fulcro della questione ruota attorno alla natura dell’assegno di natalità. La Cassazione, già in passato con l’ordinanza interlocutoria n. 16169 del 2019, aveva dubitato della legittimità costituzionale della norma, considerandola una prestazione di assistenza sociale volta a sostenere le responsabilità familiari.

Il punto di svolta è arrivato con la sentenza n. 54 del 2022 della Corte Costituzionale. La Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma originaria nella parte in cui escludeva dal beneficio i cittadini di Paesi terzi ammessi in Italia per motivi di lavoro (o per altri motivi che comunque consentono di lavorare) e in possesso di un permesso di soggiorno conforme al regolamento europeo, diverso da quello di lungo periodo. La Corte Costituzionale ha ritenuto che tale esclusione violasse i principi di uguaglianza e di ragionevolezza (art. 3 Cost.) e di tutela della famiglia (art. 31 Cost.), creando una discriminazione ingiustificata.

Le motivazioni della Cassazione

Sulla scia della pronuncia della Corte Costituzionale, la Suprema Corte ha accolto il ricorso del cittadino. I giudici hanno evidenziato che, una volta dichiarata l’illegittimità della norma, il motivo del diniego opposto dall’ente previdenziale (cioè la mancanza del permesso di soggiorno di lungo periodo) perde ogni fondamento giuridico.

La prestazione, infatti, non è più subordinata a quel tipo specifico di permesso. Diventa rilevante, invece, la condizione generale del richiedente: essere un cittadino di un paese terzo ammesso a soggiornare e lavorare in Italia, a prescindere dalla tipologia specifica del permesso di soggiorno detenuto. La discriminazione basata sul tipo di permesso è stata rimossa dall’ordinamento, rendendo la richiesta del ricorrente pienamente legittima.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi cassato la sentenza della Corte d’Appello e, decidendo direttamente nel merito, ha accolto la domanda originaria del cittadino, riconoscendogli il diritto a percepire l’assegno di natalità. Questa ordinanza non è solo una vittoria per il singolo ricorrente, ma rappresenta un consolidamento dei diritti di tutti i lavoratori stranieri e delle loro famiglie in Italia. Si afferma con chiarezza che le prestazioni di assistenza sociale destinate a sostenere la famiglia e la natalità devono essere accessibili in modo equo, senza discriminazioni basate sulla tipologia di permesso di soggiorno, valorizzando il contributo di chi vive e lavora legalmente nel nostro Paese.

Il permesso di soggiorno di lungo periodo è necessario per ottenere l’assegno di natalità?
No. A seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 54/2022, applicata dalla Cassazione, questo requisito è stato dichiarato illegittimo. È sufficiente essere un cittadino di un Paese terzo ammesso a soggiornare e lavorare in Italia.

Perché la legge che richiedeva il permesso di lungo periodo è stata dichiarata incostituzionale?
Perché creava una discriminazione irragionevole tra cittadini extracomunitari, escludendo dal beneficio coloro che, pur lavorando e contribuendo legalmente in Italia, erano in possesso di altri tipi di permessi di soggiorno. Ciò violava i principi di uguaglianza e di sostegno alla famiglia sanciti dalla Costituzione.

Qual è la conseguenza pratica di questa decisione della Cassazione?
La conseguenza è che l’ente previdenziale non può più negare l’assegno di natalità a un cittadino extracomunitario basandosi unicamente sulla mancanza del permesso di soggiorno di lungo periodo. La Corte ha accolto la domanda originaria del ricorrente, obbligando l’ente a corrispondere la prestazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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