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Assegno con firma falsa: la responsabilità della banca

Una sentenza della Corte d’Appello di Salerno chiarisce la responsabilità della banca in caso di pagamento di un assegno con firma falsa. La Corte ha stabilito che la banca è responsabile se la falsificazione è riconoscibile a occhio nudo (ictu oculi), riformando parzialmente la decisione di primo grado. È stata ritenuta la responsabilità dell’istituto per gli assegni pagati a terzi, ma esclusa per un assegno il cui beneficiario era lo stesso correntista, in quanto non è stato ravvisato un danno effettivo.

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Pubblicato il 21 novembre 2024 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Assegno con Firma Falsa: Quando Scatta la Responsabilità della Banca?

La gestione di un conto corrente si basa su un rapporto di fiducia, ma cosa succede quando questa fiducia viene tradita da terzi? Un caso emblematico è il pagamento di un assegno con firma falsa. Molti correntisti temono questa eventualità e si chiedono chi debba sopportarne le conseguenze economiche. Una recente sentenza della Corte di Appello di Salerno ha offerto importanti chiarimenti, delineando i confini della responsabilità della banca e del correntista.

La decisione analizza la diligenza richiesta all’istituto di credito e introduce una distinzione cruciale basata sul beneficiario dell’assegno, arrivando a una condanna parziale della banca.

I Fatti di Causa

Un correntista citava in giudizio la propria banca dopo aver scoperto che dal suo conto erano stati pagati quattro assegni, per un importo totale di quasi 37.000 euro, tutti recanti una firma di emissione apocrifa. L’attore chiedeva la restituzione della somma e il risarcimento dei danni.

In primo grado, il Tribunale rigettava la domanda. Il giudice riteneva che il correntista avesse agito in ‘assoluta mala fede’ per non aver denunciato lo smarrimento o la sottrazione degli assegni, e che, non avendo mai contestato le operazioni comunicate dalla banca, avesse dato una ‘consapevole ratifica’.

Insoddisfatto, il correntista presentava appello, contestando le motivazioni della sentenza. La banca, a sua volta, proponeva un appello incidentale, che veniva però respinto dalla Corte.

L’Analisi della Corte d’Appello sulla Responsabilità della Banca

La Corte di Appello ha ribaltato parzialmente il verdetto, accogliendo in parte le ragioni del correntista. Il punto centrale della decisione è stato l’esito della Consulenza Tecnica d’Ufficio (C.T.U.) grafologica.

L’esperto nominato dal tribunale aveva infatti accertato due fatti determinanti:
1. Le firme di emissione sugli assegni erano effettivamente false.
2. La falsificazione era di ‘basso grado di difficoltà’, tanto da essere riconoscibile ‘ictu oculi’, ovvero a occhio nudo e con un generico esame ‘de visu’ da parte di un operatore bancario di media diligenza.

Sulla base di questo, la Corte ha richiamato il consolidato orientamento della giurisprudenza: la banca è responsabile per il pagamento di un assegno con firma apocrifa quando l’alterazione è rilevabile con la normale diligenza professionale, senza la necessità di ricorrere ad attrezzature speciali.

La Distinzione Cruciale tra i Beneficiari degli Assegni

Tuttavia, la Corte non ha condannato la banca a rimborsare l’intero importo. Ha operato una distinzione fondamentale basata sui beneficiari dei titoli:

* Assegni a favore di terzi: Per tre assegni, per un valore complessivo di 8.660 euro, emessi a favore di altre società, la Corte ha affermato la piena responsabilità della banca. Avendo pagato titoli con una firma palesemente falsa, l’istituto di credito aveva violato il proprio obbligo di diligenza contrattuale.
* Assegno a favore dello stesso correntista: Per l’assegno di importo maggiore (28.300 euro), il beneficiario indicato era lo stesso correntista. La Corte ha osservato che l’attore aveva contestato solo la falsità della firma di emissione ‘in calce’, ma non quella di girata apposta sul retro per l’incasso. Di conseguenza, i giudici hanno concluso che, essendo il correntista sia traente che beneficiario, non era configurabile un danno effettivo e ha quindi escluso il diritto al risarcimento per questa specifica operazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base del principio della diligenza professionale del banchiere (art. 1176, comma 2, c.c.). Il pagamento di un assegno con firma visibilmente contraffatta costituisce un inadempimento contrattuale. Il fatto che il cliente non abbia denunciato il furto del libretto non è sufficiente a esonerare la banca dalla propria responsabilità, se questa ha agito con negligenza nel verificare il titolo.

Il rigetto della richiesta di risarcimento per l’assegno intestato allo stesso correntista si fonda invece su una valutazione del danno. Se il denaro esce dal conto ma finisce nelle tasche dello stesso titolare, il patrimonio di quest’ultimo non subisce, in linea di principio, alcuna diminuzione. Non avendo il correntista fornito prove contrarie o contestato la firma di incasso, la Corte ha ritenuto che mancasse la prova del danno, elemento essenziale per ottenere un risarcimento.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza offre due importanti lezioni. Per i correntisti, sottolinea l’importanza di controllare regolarmente gli estratti conto e di contestare tempestivamente ogni operazione sospetta, specificando con precisione tutti gli elementi di falsità. Per gli istituti di credito, ribadisce l’obbligo di dotarsi di procedure e personale adeguatamente formato per riconoscere le falsificazioni palesi. La responsabilità della banca per un assegno con firma falsa non è automatica, ma dipende strettamente dalla riconoscibilità del falso. Un errore evidente dell’operatore bancario può costare caro all’istituto, anche a fronte di una possibile negligenza del cliente.

Una banca è sempre responsabile se paga un assegno con firma falsa?
No. Secondo la sentenza, la responsabilità della banca sorge quando la falsificazione della firma è ‘ictu oculi’, cioè talmente evidente da poter essere riconosciuta con la normale diligenza professionale di un operatore bancario medio, senza l’uso di strumenti specifici. Se la falsificazione è particolarmente abile, la banca potrebbe non essere ritenuta responsabile.

Cosa succede se il beneficiario di un assegno con firma falsa è lo stesso titolare del conto?
In questo caso specifico, la Corte ha escluso il diritto al risarcimento. Poiché il correntista era indicato come beneficiario e non ha contestato la firma di incasso sul retro dell’assegno, i giudici hanno ritenuto che non avesse subito un danno patrimoniale effettivo, in quanto la somma è, di fatto, rientrata nella sua disponibilità.

La mancata denuncia di smarrimento del libretto di assegni da parte del cliente esonera la banca da ogni responsabilità?
No, non necessariamente. Sebbene la negligenza del cliente sia un elemento che può essere valutato, essa non cancella l’obbligo di diligenza della banca. Se la firma sull’assegno è palesemente falsa, la banca rimane responsabile per il proprio errore nel non averla rilevata durante i controlli, a prescindere dal comportamento del correntista.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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