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Assegno clonato: di chi è la colpa? La sentenza

Una sentenza del Tribunale di Brescia ha stabilito un principio di responsabilità condivisa nel caso di un assegno clonato e incassato fraudolentemente. Il correntista, che aveva inviato una foto del titolo via chat, è stato ritenuto corresponsabile per un terzo del danno a causa della sua negligenza. Le banche, emittente e negoziatrice, sono state condannate in solido per i restanti due terzi per non aver adottato adeguate misure antifrode, nonostante l’utilizzo della procedura digitale CIT (Check Image Truncation). Il truffatore è stato ritenuto responsabile per l’intero importo. La decisione sottolinea l’importanza della prudenza nella gestione dei titoli di credito e gli obblighi di sicurezza a carico degli istituti bancari.

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Pubblicato il 19 dicembre 2024 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile

Assegno clonato: la responsabilità è di tutti, anche del cliente

L’invio di una foto del proprio assegno tramite WhatsApp può costare caro. In un’era dominata dalla digitalizzazione, la gestione dei titoli di credito richiede una prudenza ancora maggiore. Una recente sentenza ha chiarito come, in caso di assegno clonato, la responsabilità per il danno subito possa essere ripartita tra il truffatore, le banche e lo stesso correntista negligente. Vediamo nel dettaglio questa interessante decisione.

I Fatti del Caso

Un correntista, dopo aver emesso un assegno circolare di 12.000 euro, inviava una fotografia del titolo a un soggetto tramite un’applicazione di messaggistica istantanea. Questo soggetto, tuttavia, si rivelava essere un truffatore che, utilizzando l’immagine, creava un assegno clonato identico all’originale. Il clone veniva successivamente incassato presso una banca attraverso uno sportello ATM, utilizzando la procedura interbancaria digitale nota come CIT (Check Image Truncation).

Il correntista, accortosi dell’addebito non autorizzato, citava in giudizio il truffatore (rimasto contumace), la banca emittente e la banca negoziatrice (quella presso cui è avvenuto l’incasso), chiedendo il risarcimento del danno. Le banche, a loro volta, si difendevano sostenendo l’esclusiva responsabilità del cliente per la sua condotta imprudente o, in subordine, un suo concorso di colpa.

La responsabilità in caso di assegno clonato

Il Tribunale ha affrontato il complesso tema della ripartizione della responsabilità in caso di pagamento di un assegno clonato. La decisione ha analizzato le posizioni di tutti i soggetti coinvolti, giungendo a una condanna basata su un principio di corresponsabilità.

La Corte ha individuato tre profili di responsabilità:
1. Il Truffatore: La sua responsabilità è di natura extracontrattuale, derivante direttamente dal reato di contraffazione commesso.
2. Le Banche (emittente e negoziatrice): Entrambe sono state ritenute responsabili per violazione dell’obbligo di diligenza professionale qualificata. Non hanno dimostrato di aver adottato misure antifrode adeguate ed efficaci per prevenire l’incasso di un titolo palesemente falso, nonostante la transazione fosse avvenuta con procedura dematerializzata.
3. Il Correntista: La sua condotta, consistita nell’inviare una foto dell’assegno, è stata qualificata come negligente e concausa del danno. Questo comportamento ha, di fatto, facilitato l’attività del truffatore.

Le Motivazioni della Decisione

Il giudice ha motivato la sua decisione sulla base di diversi principi giuridici. In primo luogo, ha ribadito che sia la banca emittente sia quella negoziatrice sono tenute a un elevato standard di diligenza, quello dell'”accorto banchiere” (art. 1176, comma 2, c.c.). L’adozione della procedura CIT, se da un lato offre vantaggi in termini di efficienza, dall’altro comporta l’assunzione del rischio di falle nel sistema di sicurezza. Le banche, per andare esenti da responsabilità, devono provare di aver implementato e utilizzato correttamente tutte le misure tecnologiche disponibili (es. controllo del QR code, della microforatura) per verificare l’autenticità del titolo, anche in caso di versamento tramite ATM.

Nel caso specifico, nessuna delle due banche ha fornito tale prova. La banca negoziatrice si è limitata a sostenere di aver effettuato controlli di rito, senza specificare quali, mentre la banca emittente non ha dimostrato di aver eseguito alcuna verifica sul flusso informativo ricevuto.

Parallelamente, il Tribunale ha applicato l’art. 1227 c.c. sul concorso di colpa del creditore. La condotta del correntista è stata considerata un antecedente causale che ha contribuito in modo significativo al verificarsi del danno. Inviando l’immagine del titolo, il cliente si è volontariamente esposto a un rischio, violando un onere generale di prudenza nella custodia dei titoli di credito. Il giudice ha quantificato l’incidenza di questa negligenza in un terzo del danno totale.

Conclusioni

La sentenza si conclude con la condanna del truffatore e delle due banche, in solido tra loro, al risarcimento del danno in favore dell’attore. Tuttavia, a causa del concorso di colpa, il risarcimento a carico delle banche è stato limitato a due terzi dell’importo dell’assegno (8.000 euro), mentre il restante terzo è rimasto a carico del correntista danneggiato. Per quanto riguarda i rapporti interni tra gli istituti di credito, la responsabilità è stata divisa equamente al 50%. Questa decisione offre un importante monito: la sicurezza nelle transazioni finanziarie è un onere condiviso. Se da un lato le banche devono investire costantemente in tecnologie antifrode, dall’altro i clienti devono adottare la massima cautela, evitando leggerezze che possano trasformarli in facili bersagli per i truffatori.

Chi è responsabile se un assegno viene clonato e incassato?
Secondo la sentenza, la responsabilità è condivisa. Il truffatore risponde per l’intero importo. Le banche (emittente e negoziatrice) rispondono in solido per non aver adottato adeguate misure di sicurezza. Il correntista, se ha tenuto una condotta negligente che ha favorito la clonazione, risponde per una quota del danno (in questo caso, un terzo).Inviare la foto di un assegno tramite chat è considerata negligenza?
Sì. Il tribunale ha stabilito che inviare una fotografia di un assegno tramite un’app di messaggistica costituisce una condotta negligente. Questo comportamento viola l’onere generale di prudenza nella custodia del titolo e facilita la clonazione, configurando un concorso di colpa che riduce il diritto al risarcimento del danno.

Le banche sono sempre responsabili per il pagamento di un assegno clonato tramite procedura digitale (CIT)?
Le banche sono responsabili a meno che non dimostrino di aver adempiuto ai propri obblighi con la massima diligenza professionale. Devono provare di aver adottato e utilizzato correttamente tutte le misure antifrode e i controlli tecnologici disponibili per verificare l’autenticità di un titolo presentato per l’incasso, anche se attraverso procedure dematerializzate come la CIT. Il semplice fatto che l’operazione sia avvenuta tramite ATM non esclude la loro responsabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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