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Assegno circolare prescritto: diritti e tutele

Un creditore, beneficiario di un assegno circolare prescritto emesso da una banca a seguito di un’ordinanza di assegnazione, ha citato in giudizio la banca per ottenere il pagamento. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che con la prescrizione il beneficiario perde ogni diritto derivante dal titolo. Inoltre, poiché il creditore era già in possesso di un’ordinanza di assegnazione, che costituisce titolo esecutivo, una nuova azione di condanna è stata ritenuta inammissibile per carenza di interesse ad agire.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Assegno Circolare Prescritto: Cosa Succede ai Tuoi Soldi?

L’assegno circolare è spesso percepito come uno strumento di pagamento sicuro, quasi equivalente al contante. Tuttavia, anche questo strumento ha delle scadenze che, se non rispettate, possono portare a conseguenze spiacevoli. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su cosa accade in caso di assegno circolare prescritto, definendo i limiti dei diritti del beneficiario e le responsabilità della banca emittente.

I Fatti del Caso: Un Assegno Ritrovato Troppo Tardi

La vicenda ha origine da una procedura di esecuzione forzata. Un creditore, per recuperare una somma dovutagli da un ente pubblico, ottiene dal giudice un’ordinanza di assegnazione. Quest’ordine impone a un istituto bancario, presso cui l’ente aveva delle somme, di pagare direttamente il creditore.

In adempimento a tale ordine, la banca emette un assegno circolare dell’importo dovuto a favore del creditore. Purtroppo, l’assegno viene smarrito e ritrovato solo molto tempo dopo. Nel frattempo, erano trascorsi i tre anni previsti dalla legge per l’incasso, e il titolo era ormai prescritto. Di conseguenza, la provvista dell’assegno era stata versata dalla banca in un apposito Fondo statale, come previsto dalla normativa.

Il creditore, ritenendo di avere ancora diritto a quella somma, ha citato in giudizio la banca chiedendo l’emissione di un nuovo assegno o il pagamento dell’importo equivalente. La sua richiesta è stata respinta sia in primo grado che in appello.

La Decisione della Cassazione sul Ricorso per l’Assegno Circolare Prescritto

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha confermato la decisione dei giudici di merito, rigettando definitivamente il ricorso del creditore. La Suprema Corte ha stabilito che il beneficiario di un assegno circolare prescritto non può più pretendere il pagamento dall’istituto bancario emittente. La motivazione si basa su due principi giuridici fondamentali.

Le Motivazioni: Due Principi Giuridici Chiave

La Corte ha articolato la sua decisione spiegando in dettaglio perché la pretesa del creditore non poteva essere accolta.

1. La Perdita dei Diritti “Cartolari”

Il primo punto, e il più importante, riguarda la natura stessa dell’assegno. Con il decorso del termine triennale di prescrizione, il beneficiario perde ogni diritto legato al titolo in sé. L’azione cosiddetta “cartolare”, ovvero l’azione basata sul possesso del documento, si estingue definitivamente. In altre parole, l’assegno cessa di essere un valido strumento per esigere il pagamento. La sorte della somma che garantiva l’assegno (la provvista) diventa una questione che riguarda esclusivamente la banca emittente e chi aveva richiesto l’emissione dell’assegno (in questo caso, l’ente pubblico debitore), ma non più il beneficiario.

2. La Carenza di “Interesse ad Agire” sul rapporto originario

Il creditore aveva tentato una seconda strada: sostenere che la banca non avesse adempiuto all’originaria ordinanza di assegnazione del giudice. La Cassazione ha smontato anche questa tesi. L’ordinanza di assegnazione è, per sua natura, un titolo esecutivo, cioè un documento che permette di avviare direttamente un’esecuzione forzata in caso di inadempimento.

Il creditore, quindi, era già in possesso di uno strumento legale potente per costringere la banca a pagare. Avviare una nuova causa ordinaria per ottenere una seconda condanna al pagamento era, secondo la Corte, superfluo e inammissibile per “carenza di interesse ad agire”. Non sussisteva, infatti, alcun bisogno di tutela ulteriore che giustificasse un nuovo processo, dato che il creditore aveva già gli strumenti per agire esecutivamente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche:

1. Tempestività nell’incasso: È fondamentale incassare un assegno circolare ben prima della scadenza triennale. Lasciar decorrere questo termine comporta la perdita irreversibile del diritto di pretendere il pagamento sulla base del titolo.
2. Corretto uso degli strumenti processuali: Quando si è già in possesso di un titolo esecutivo, come un’ordinanza di assegnazione, la via maestra per ottenere il pagamento è l’esecuzione forzata. Intraprendere una nuova causa di cognizione, senza dimostrare una specifica e ulteriore necessità, rischia di essere una perdita di tempo e denaro, destinata a essere dichiarata inammissibile.

Cosa succede se non incasso un assegno circolare entro tre anni?
Trascorsi tre anni dalla data di emissione, il diritto del beneficiario di incassare l’assegno si prescrive. Ciò significa che si perde ogni azione legale basata sul titolo (azione cartolare) per ottenere il pagamento dalla banca emittente.

Se un assegno circolare è prescritto, posso chiedere i soldi alla banca che lo ha emesso?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, una volta prescritto l’assegno, il beneficiario non ha più alcun diritto di pretendere il pagamento dalla banca emittente. Il rapporto basato sul titolo è considerato definitivamente estinto.

Se l’assegno era stato emesso in base a un’ordinanza del giudice, posso comunque agire contro la banca?
Secondo la sentenza, se l’assegno è stato emesso in adempimento di un’ordinanza di assegnazione, il creditore è già in possesso di un titolo esecutivo. Pertanto, la sua azione corretta in caso di mancato pagamento sarebbe stata l’esecuzione forzata, non un nuovo giudizio di condanna. Avviare una nuova causa è stato ritenuto inammissibile per carenza di interesse ad agire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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