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Assegno alimentare: da quando decorre? Il caso

Un ex coniuge richiedeva la revoca di una donazione per ingratitudine e, in subordine, un assegno alimentare. La Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sulla decorrenza dell’assegno alimentare: esso spetta dalla data della domanda giudiziale e non dalla data della sentenza. Questo diritto non viene meno neanche se, nel frattempo, la persona bisognosa ha ricevuto aiuto da altri familiari, poiché tale circostanza non esonera l’obbligato per legge dal suo dovere.

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Assegno alimentare: La Cassazione fissa la decorrenza dalla data della domanda

L’ordinanza in esame affronta una questione cruciale nel diritto di famiglia: la decorrenza dell’assegno alimentare. Spesso, chi si trova in stato di bisogno deve attendere i lunghi tempi della giustizia prima di vedere riconosciuto il proprio diritto. La Corte di Cassazione, con una decisione chiara, stabilisce che l’obbligazione scatta non dalla pronuncia del giudice, ma dal momento in cui il diritto viene fatto valere in tribunale, proteggendo così la parte più debole.

Il caso: donazione, separazione e richiesta di alimenti

La vicenda nasce dalla richiesta di un uomo, in difficoltà economiche dopo la separazione, di ottenere un assegno alimentare dalla sua ex moglie. Anni prima, l’uomo le aveva donato la sua quota del 50% della casa familiare. Trovandosi in uno stato di indigenza, aveva chiesto alla donna un aiuto economico, che gli era stato negato.

Di conseguenza, l’ex marito aveva avviato una causa per ottenere la revoca della donazione per ingratitudine (proprio a causa del rifiuto di prestare gli alimenti) e, in via subordinata, la corresponsione di un assegno alimentare. Mentre il Tribunale di primo grado aveva accolto la richiesta di revoca, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, ritenendo l’azione prescritta per decadenza. Tuttavia, aveva riconosciuto all’uomo il diritto agli alimenti, ma solo a partire dalla data della sentenza d’appello.

La questione della decorrenza dell’assegno alimentare

Il punto centrale del ricorso in Cassazione è diventato proprio il momento da cui far partire l’obbligo di pagamento. La Corte d’Appello aveva giustificato la sua decisione sostenendo che, nel periodo precedente, i familiari del richiedente (madre e fratelli) si erano fatti carico del suo sostentamento.

La Suprema Corte ha ritenuto questa motivazione errata. Secondo i giudici, il diritto agli alimenti sorge con la domanda giudiziale e non può essere pregiudicato dalla durata del processo. Il fatto che terzi, spinti da legami affettivi, abbiano temporaneamente aiutato la persona in difficoltà non cancella né attenua l’obbligo legale che grava sul soggetto tenuto per legge a versare gli alimenti.

Altri aspetti decisi: la decadenza e la riduzione dell’assegno

L’ordinanza chiarisce anche altri due punti importanti:

1. Decadenza dell’azione di revoca: La Cassazione ha confermato la decisione d’appello sulla decadenza. L’azione di revoca della donazione per ingratitudine deve essere esercitata entro un anno dal giorno in cui il donante ha avuto conoscenza del fatto che legittima la revoca. In questo caso, il termine decorreva dal rifiuto della moglie di prestare gli alimenti, avvenuto molto prima dell’inizio della causa.
2. Riduzione dell’importo: Il ricorrente si era lamentato della riduzione dell’importo dell’assegno (da 450 a 250 euro mensili) basata sulla sua condotta aggressiva. La Corte ha ritenuto legittima la decisione del giudice di merito, poiché l’art. 440 c.c. consente di tener conto della condotta disordinata o riprovevole dell’alimentando nella determinazione della misura degli alimenti.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione sull’articolo 445 del codice civile, il quale stabilisce che gli alimenti sono dovuti dal giorno della domanda giudiziale. Questa norma, secondo gli Ermellini, applica un principio generale: un diritto non può essere danneggiato dal tempo necessario per farlo valere in giudizio. La decorrenza dalla sentenza, invece, finirebbe per premiare l’inadempimento del soggetto obbligato, che beneficerebbe della lentezza del sistema giudiziario a scapito della persona bisognosa. L’intervento dei familiari è un dato di fatto che non estingue l’obbligazione legale del donatario, il quale rimane inadempiente per tutta la durata del processo.

Le conclusioni

Questa pronuncia rafforza la tutela di chi ha diritto agli alimenti. Stabilendo che l’assegno alimentare decorre dalla data della domanda, la Cassazione assicura che il beneficiario non subisca un pregiudizio economico a causa dei tempi processuali. Inoltre, chiarisce che la solidarietà familiare non può essere usata come scusa per sottrarsi a un preciso dovere imposto dalla legge. La decisione finale ha quindi cassato la sentenza d’appello sul punto della decorrenza, stabilendo che le somme dovute devono essere calcolate retroattivamente a partire dalla data di inizio della causa, con l’aggiunta degli interessi legali.

Da quale momento è dovuto l’assegno alimentare?
Secondo la Corte di Cassazione, in base all’art. 445 c.c., l’assegno alimentare è dovuto a far data dalla proposizione della domanda giudiziale, e non dalla data della sentenza che lo riconosce.

L’aiuto economico dei parenti influisce sul diritto all’assegno alimentare dovuto dall’ex coniuge?
No. Il fatto che i familiari della persona bisognosa abbiano provveduto al suo sostentamento durante il processo non esonera il soggetto legalmente obbligato dal suo dovere. Tale aiuto non può essere usato per posticipare la decorrenza dell’assegno.

La condotta aggressiva di chi chiede gli alimenti può portare a una riduzione dell’importo?
Sì. La Corte ha confermato che il giudice, nel determinare l’importo dell’assegno, può tenere conto della condotta ‘disordinata o riprovevole’ del richiedente, come previsto dall’art. 440 c.c., e operare una riduzione dell’importo concesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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