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Assegno ad personam: bonus produttività escluso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9368/2024, ha stabilito che il compenso per la produttività collettiva non rientra nel calcolo dell’assegno ad personam per i dipendenti pubblici trasferiti. Tale compenso, essendo di natura eventuale e legato al raggiungimento di obiettivi, non possiede il carattere di fissità e continuità necessario per essere considerato parte del trattamento retributivo stabile da salvaguardare.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Assegno ad personam: la Cassazione esclude il bonus produttività

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale per molti dipendenti pubblici: il compenso per la produttività collettiva non deve essere incluso nel calcolo dell’assegno ad personam. Questa decisione ribalta una precedente sentenza della Corte d’Appello e fornisce un’interpretazione consolidata sulla natura delle voci retributive da considerare fisse e continuative.

Il Caso: La Controversia sul Bonus Produttività

La vicenda ha origine dalla richiesta di un gruppo di lavoratori, transitati da un’amministrazione autonoma dello Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Al momento del trasferimento, ai dipendenti era stato riconosciuto un assegno ad personam per salvaguardare il loro trattamento economico e evitare una reformatio in peius.

Tuttavia, è sorta una controversia sulla composizione di tale assegno. I lavoratori sostenevano che anche il “compenso per la produttività collettiva”, percepito presso l’ente di provenienza, dovesse essere incluso nel calcolo, in quanto parte integrante della loro retribuzione.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda, qualificando il bonus come indennità accessoria non fissa e continuativa. La Corte d’Appello, invece, aveva accolto il ricorso dei lavoratori, condannando il Ministero alla rideterminazione dell’assegno. Contro questa decisione, il Ministero ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’assegno ad personam

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Ministero, cassando la sentenza della Corte d’Appello e, decidendo nel merito, ha rigettato le domande originarie dei lavoratori. La Corte ha stabilito in modo definitivo che il compenso per la produttività collettiva non ha le caratteristiche per essere inserito nell’assegno ad personam.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra voci retributive fisse e continuative e quelle variabili e occasionali. La Corte Suprema ha chiarito che l’assegno ad personam ha lo scopo di proteggere solo il “trattamento retributivo stabilmente raggiunto” e sul quale il lavoratore può fare legittimo affidamento.

Analizzando la contrattazione collettiva di riferimento, la Cassazione ha evidenziato come il “compenso per la produttività collettiva” sia intrinsecamente legato a fattori variabili:
1. Condizionalità: L’erogazione del compenso è subordinata al verificarsi di precise condizioni, come il miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dei servizi e il raggiungimento di specifici obiettivi.
2. Eventualità: Non è un compenso garantito, ma dipende dai risultati ottenuti, come verificato periodicamente.
3. Natura Non Fissa: Di conseguenza, non possiede quel carattere di stabilità e certezza che contraddistingue le voci fisse e continuative dello stipendio, come lo stipendio tabellare o l’indennità di amministrazione.

La Corte ha inoltre specificato che la contrattazione integrativa (decentrata) non può alterare la natura di un compenso definita dalla contrattazione collettiva nazionale, ma solo stabilirne le modalità attuative. Pertanto, anche se in concreto il bonus fosse stato erogato con una certa regolarità, la sua natura giuridica rimane quella di un compenso eventuale e non di una componente stabile della retribuzione.

Conclusioni: Implicazioni per i Dipendenti Pubblici

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale importante. Per i dipendenti pubblici, la sentenza chiarisce che non tutte le voci percepite presso l’ente di provenienza possono confluire nell’assegno ad personam in caso di mobilità. Solo le componenti retributive che hanno carattere di fissità, continuità e certezza sono tutelate. I premi e i bonus legati a performance, produttività e raggiungimento di obiettivi, per loro stessa natura variabili e incerti, sono esclusi da tale tutela. La decisione fornisce quindi un criterio chiaro per distinguere quali elementi della busta paga debbano essere salvaguardati, limitando l’inclusione alle sole componenti stabili del trattamento economico.

Il compenso per la produttività collettiva rientra nel calcolo dell’assegno ad personam?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questo compenso non ha carattere fisso e continuativo, ma è eventuale e subordinato al raggiungimento di obiettivi, pertanto non può essere incluso nell’assegno ad personam, che tutela solo le componenti stabili della retribuzione.

Quali sono le caratteristiche che una voce retributiva deve avere per essere inclusa nell’assegno ad personam?
Una voce retributiva deve essere fissa e continuativa. Deve rappresentare una componente stabile del trattamento economico su cui il lavoratore può fare legittimo affidamento, non una voce variabile o legata a condizioni specifiche come il raggiungimento di risultati.

Perché la contrattazione integrativa non può modificare la natura di un compenso ai fini del calcolo dell’assegno ad personam?
La contrattazione integrativa ha il compito di definire i criteri e le modalità attuative di un compenso, ma non può alterarne la natura giuridica stabilita dalla contrattazione collettiva di primo livello (nazionale). Se il contratto nazionale definisce un compenso come variabile, quello decentrato non può trasformarlo in una voce fissa e continuativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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