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Aspettativa medico estero: no se lede la libera circolazione

Un dirigente medico si è visto negare un periodo di aspettativa per un incarico in Francia a causa di esigenze organizzative della struttura sanitaria di appartenenza. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del diniego, stabilendo che la tutela della salute pubblica rappresenta un interesse generale prevalente che può giustificare una restrizione alla libera circolazione dei lavoratori. Di conseguenza, anche la successiva decadenza dall’impiego del medico, per non aver ripreso servizio, è stata ritenuta legittima. Il caso chiarisce che il diritto all’aspettativa medico estero non è assoluto.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Aspettativa Medico Estero: Quando le Esigenze dell’Ospedale Prevalgono sulla Libera Circolazione

Il desiderio di un’esperienza professionale all’estero è comune a molti professionisti, inclusi i medici del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Ma cosa succede quando questo desiderio si scontra con le necessità operative dell’ospedale di appartenenza? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato proprio il tema dell’aspettativa medico estero, chiarendo il delicato equilibrio tra il diritto alla mobilità del singolo e l’interesse pubblico alla tutela della salute. Il caso riguarda un dirigente medico a cui è stata negata l’aspettativa per un incarico in Francia, una decisione che ha portato fino al massimo grado di giudizio.

I Fatti del Caso: Una Carriera Internazionale Messa in Pausa

Un dirigente medico, dipendente di un’Azienda Sanitaria del Nord Italia, presentava domanda per un periodo di aspettativa non retribuita della durata di un anno. L’obiettivo era accettare un incarico a termine come aiuto ospedaliero presso un nosocomio a Strasburgo, in Francia.

L’Azienda Sanitaria, tuttavia, respingeva la richiesta. La motivazione addotta era netta: “preminenti esigenze organizzative”. Nello specifico, la struttura lamentava una significativa carenza di medici “chirurgicamente indipendenti”, un aumento esponenziale degli interventi chirurgici complessi e un organico ridotto a soli tre chirurghi esperti. Concedere l’aspettativa avrebbe significato mettere a rischio la continuità e la qualità delle cure.

Nonostante il diniego, il medico non riprendeva servizio, portando l’Azienda a dichiararne la decadenza dall’impiego. Il professionista impugnava sia il diniego dell’aspettativa sia la conseguente perdita del posto di lavoro, ma i suoi ricorsi venivano respinti sia in primo grado sia in appello.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Aspettativa Medico Estero

Investita della questione, la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14457 del 2024, ha rigettato il ricorso del medico, confermando la legittimità delle decisioni dei giudici di merito. La Corte ha stabilito che sia il diniego dell’aspettativa sia la successiva dichiarazione di decadenza dall’impiego erano fondati.

Il fulcro della controversia verteva sulla compatibilità della normativa nazionale con il principio europeo della libera circolazione dei lavoratori. Il ricorrente sosteneva che negargli la possibilità di lavorare in un altro Stato membro costituisse una violazione di tale diritto fondamentale. La Suprema Corte, tuttavia, ha offerto un’interpretazione diversa, bilanciando i diritti in gioco.

Le Motivazioni della Sentenza: Bilanciamento tra Diritti Individuali e Interesse Pubblico

La Corte ha articolato il proprio ragionamento su alcuni punti cardine:

1. Distinzione Normativa: I giudici hanno chiarito che la normativa sull’aspettativa per incarichi all’interno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è diversa da quella per incarichi all’estero, anche se in ambito UE. La prima (art. 15-septies, D.Lgs. 502/1992) mira a favorire la mobilità interna per migliorare l’osmosi di competenze e l’uniformità delle prestazioni a livello nazionale. La seconda (art. 23-bis, D.Lgs. 165/2001), invece, consente all’amministrazione di negare il permesso in presenza di “preminenti esigenze organizzative”.

2. La Tutela della Salute come Interesse Prevalente: Il cuore della motivazione risiede nel riconoscimento della tutela della salute come “motivo imperativo di interesse generale”, come sancito dai Trattati sull’Unione Europea (art. 52 e 168 TFUE). Questo interesse può giustificare restrizioni alla libertà di circolazione e di stabilimento, a condizione che tali restrizioni siano proporzionate e non discriminatorie.

3. Proporzionalità del Diniego: Nel caso specifico, il diniego non è stato ritenuto un divieto assoluto o pregiudiziale verso le esperienze all’estero, ma una decisione concreta, basata su una situazione di emergenza organica documentata. La necessità di garantire le prestazioni sanitarie ai cittadini è stata considerata un obiettivo legittimo che prevaleva sul diritto individuale del medico.

4. Inutilità del Rinvio Pregiudiziale: Proprio perché la normativa nazionale è stata ritenuta conforme ai principi europei, che ammettono eccezioni alla libera circolazione per la salvaguardia della sanità pubblica, la Corte ha escluso la necessità di un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Medici del SSN

Questa sentenza offre un importante chiarimento per tutti i professionisti sanitari del settore pubblico che ambiscono a un’esperienza lavorativa in un altro Paese europeo. Il messaggio è chiaro: il diritto all’aspettativa medico estero non è incondizionato. Le amministrazioni sanitarie hanno il potere, e il dovere, di valutare ogni richiesta alla luce delle proprie esigenze operative.

Un diniego è legittimo se fondato su ragioni organizzative serie, concrete e dimostrabili, legate alla necessità di non interrompere un servizio pubblico essenziale come quello sanitario. La libertà di circolazione, pur essendo un pilastro dell’Unione Europea, trova un limite invalicabile nell’interesse collettivo alla salute.

Un medico dipendente del Servizio Sanitario Nazionale ha un diritto incondizionato all’aspettativa per lavorare in un altro Paese dell’UE?
No, non è un diritto incondizionato. L’amministrazione può negare l’aspettativa in presenza di “preminenti esigenze organizzative”, come una grave carenza di personale, che metterebbero a rischio la continuità e la qualità dell’assistenza sanitaria.

Negare l’aspettativa per lavorare all’estero viola il principio di libera circolazione dei lavoratori dell’Unione Europea?
Secondo la Corte di Cassazione, no. La restrizione alla libera circolazione può essere giustificata da un motivo imperativo di interesse generale, quale la tutela della salute pubblica. Il diniego deve essere basato su esigenze concrete, proporzionate e non discriminatorie.

È legittimo il licenziamento del medico che, dopo il diniego dell’aspettativa, non si presenta al lavoro?
Sì, è legittimo. Il rifiuto del lavoratore di riprendere servizio dopo che la sua richiesta è stata legittimamente respinta costituisce un’assenza ingiustificata e contraria a buona fede, che può portare alla decadenza dall’impiego.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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