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Art. 696 bis c.p.c.: il CTU per la conciliazione

Il Tribunale di Milano, in una causa per danni da infiltrazioni, ha ammesso un ricorso ex art. 696 bis c.p.c., nominando un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) con finalità conciliative. Il giudice ha ritenuto ammissibile la procedura sottolineando la sua funzione di facilitare un accordo tra le parti, anche al di fuori dei rigidi presupposti di altre norme. È stata respinta la richiesta di estromissione di alcuni resistenti, poiché la questione sulla responsabilità attiene al merito della causa.

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Art. 696 bis c.p.c.: La Consulenza Tecnica come Chiave per la Conciliazione

In un recente provvedimento, il Tribunale di Milano ha riaffermato l’importanza e la flessibilità dello strumento della consulenza tecnica preventiva ai fini della composizione della lite, nota come Art. 696 bis c.p.c.. Questa ordinanza offre spunti preziosi su come affrontare controversie tecniche, come quelle relative ai danni da infiltrazioni, in modo efficace e potenzialmente più rapido rispetto a un giudizio ordinario.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce da una richiesta di risarcimento per danni causati da infiltrazioni d’acqua in un immobile. La parte danneggiata ha avviato un procedimento, chiamando in causa diversi soggetti ritenuti responsabili. Due di questi hanno chiesto di essere estromessi dal giudizio, sostenendo di non avere alcuna responsabilità (difetto di legittimazione passiva). Un altro soggetto, pur regolarmente convocato, non si è presentato in tribunale.

Il ricorrente, anziché intraprendere da subito una causa ordinaria, ha scelto la via dell’Art. 696 bis c.p.c., chiedendo al giudice di nominare un esperto (un Consulente Tecnico d’Ufficio, o CTU) per accertare le cause delle infiltrazioni, quantificare i danni e i costi di ripristino, con l’obiettivo primario di trovare un accordo tra le parti.

La Decisione del Tribunale e l’Applicazione dell’Art. 696 bis c.p.c.

Il Giudice ha preso diverse decisioni importanti:

1. Ha respinto la richiesta di estromissione: La questione su chi sia il vero responsabile è un tema che riguarda il merito della causa e andrà deciso in quella sede, non in questa fase preliminare.
2. Ha dichiarato la contumacia del terzo chiamato che non si è presentato.
3. Ha accolto la richiesta di consulenza tecnica, ritenendo ammissibile il ricorso basato sull’Art. 696 bis c.p.c..

Il cuore del provvedimento risiede nella nomina del CTU, a cui è stato affidato un preciso quesito peritale: accertare lo stato dei luoghi, la causa delle infiltrazioni, le opere necessarie per eliminarle con i relativi costi, e i danni subiti dall’immobile. Fondamentalmente, al CTU è stato anche conferito il mandato di esperire un tentativo di conciliazione tra le parti.

Le Motivazioni della Scelta

La motivazione principale per cui il Tribunale ha ammesso la consulenza risiede nella funzione conciliativa intrinseca alla procedura ex Art. 696 bis c.p.c.. Il giudice ha sottolineato che questo strumento processuale è stato pensato proprio per prevenire le liti, fornendo alle parti una valutazione tecnica oggettiva che possa servire come base solida per un accordo.

Secondo il magistrato, l’ammissibilità di tale procedura prescinde da altri requisiti, come l’urgenza, perché il suo scopo è quello di consentire una soluzione conciliativa della controversia. L’intervento di un esperto imparziale, che chiarisce gli aspetti tecnici della vicenda (cause, rimedi e costi), mette le parti in condizione di valutare con maggiore lucidità i propri interessi e la convenienza di una transazione, evitando così i tempi e i costi di una causa ordinaria.

Le Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza del Tribunale di Milano conferma che l’Art. 696 bis c.p.c. è uno strumento processuale di grande utilità pratica. Non è solo un mezzo per ‘fotografare’ una situazione in vista di un futuro processo, ma un vero e proprio meccanismo di risoluzione alternativa delle controversie (ADR).

Per cittadini e imprese coinvolti in dispute di natura tecnica (come vizi di costruzione, danni da infiltrazioni, questioni di confini), ricorrere a questo strumento può rappresentare una scelta strategica vincente. Permette di ottenere una perizia con valore legale, sotto la supervisione di un giudice, che può efficacemente sbloccare trattative complesse e condurre a una soluzione rapida ed economica, evitando l’incertezza e la durata di un contenzioso tradizionale.

È possibile chiedere l’esclusione (estromissione) dal procedimento ex art. 696 bis c.p.c. sostenendo di non essere il responsabile (difetto di legittimazione passiva)?
No, secondo l’ordinanza, la questione della titolarità del diritto dal lato passivo (cioè, chi è effettivamente responsabile) attiene al merito della causa e deve essere riservata a quella fase, non potendo essere decisa in via preliminare per escludere una parte dal procedimento di consulenza tecnica.

La consulenza tecnica a fini conciliativi (art. 696 bis c.p.c.) è ammissibile anche se non ci sono i presupposti dell’urgenza previsti da altre norme?
Sì, l’ordinanza chiarisce che la funzione conciliativa della procedura ex art. 696 bis c.p.c. ne consente l’ammissione anche al di fuori delle condizioni di cui al primo comma dell’art. 696 c.p.c. Lo scopo principale è favorire una soluzione concordata tra le parti, e l’accertamento tecnico è il mezzo per raggiungere tale fine.

Cosa succede a una parte che, regolarmente notificata, non si presenta in giudizio in questa fase?
Il giudice ne dichiara la contumacia. Ciò significa che la parte è ufficialmente assente dal procedimento. Il processo prosegue comunque e le decisioni prese saranno valide anche nei suoi confronti, ma essa non potrà partecipare attivamente alla difesa (ad esempio, nominando un proprio consulente tecnico) a meno che non decida di costituirsi in un momento successivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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